«Non vogliamo la funeral house nella nostra via». Ma il Tar boccia il ricorso: può restare aperta

«Non vogliamo la funeral house nella nostra via». Ma il Tar boccia il ricorso: può restare aperta
di Francesco OCCHIBIANCO
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Giovedì 3 Marzo 2022, 05:00

È stata pubblicata la sentenza numero 363 del Tar di Lecce, con firma del presidente Ettore Manca: la “Casa funeraria” di viale di Vittorio (in pieno centro cittadino), ha ricevuto il “placet” del Tribunale. Il ricorso delle parti interessate (alcuni residenti della via, che chiedevano l’annullamento dell’autorizzazione) è stato dichiarato «irricevibile, per tardività limitatamente ai titoli edilizi gravati e inammissibile, relativamente agli altri atti impugnati». La struttura, insomma, è perfettamente in regola e può continuare a svolgere la sua attività. 

La storia

Nel maggio del 2021 il Tribunale amministrativo di Lecce aveva decretato la chiusura ad interim (fino al 23 febbraio 2022, data fissata per il giudizio di merito) della “Casa funeraria”. Per difendere il titolare Claudio Tilli è subito sceso in campo, dalla città della “Secchia rapita”, Modena, il leader delle “Case funerarie” italiane Gianni Gibellini, presidente di Efi (Eccellenza funeraria italiana) che ha affidato il “caso” all’avvocato Francesco Bragagni di Bologna, coadiuvato dai colleghi Mauro Paladini, Alessandro e Marco Candido. Il legale ha impugnato la decisione del presidente del Tar di Lecce Antonio Pasca, appellandosi al Consiglio di Stato per il rigetto dell’ordinanza cautelare che era stata emessa il 28 maggio 2021. Al Tribunale si erano rivolti, rappresentati e difesi dall’avvocato Antonio Bolognese, alcuni cittadini di viale Di Vittorio che, appellandosi ad una questione di “vicinitas”, consideravano la “Casa” «non compatibile con la zona prevalentemente residenziale B1». In sede giurisdizionale il Consiglio di Stato si è espresso favorevolmente all’istanza del ricorrente, invalidando l’ordinanza del giudice amministrativo. Considerato il “fumus boni iuris” dell’appello, era stato chiarito che l’attività svolta dalla “Casa” di Tilli non era riconducibile ai servizi cimiteriali e che, riguardo al “periculum in mora”, sussisteva l’esigenza di riprendere la gestione della struttura di commiato. 
«Fin dall’inizio», commenta Gianni Gibellini, «l’ordinanza del Tar di Lecce ci era sembrata ingiusta, incomprensibile e paradossale. Impediva di fatto ad un imprenditore, che ha affrontato spese ingenti, che ha acceso un mutuo ed ha investito oltre un milione e mezzo di euro, di poter lavorare. Era stata addirittura accordata una tutela monocratica “inaudita altera pars”, come se le “Case funerarie” potessero arrecare un qualunque “pregiudizio” alla popolazione. Ciò che ci lasciava stupiti e profondamente amareggiati era il fatto che si potesse bloccare un’attività per così tanto tempo, costringendo l’impresa a mettere in cassa integrazione i propri dipendenti. La “Casa” di Grottaglie ha tutte le autorizzazioni necessarie, quella del Comune e quella dell’Asl, ed ha pienamente rispettato tutte le norme igienico-sanitarie. È un complesso all’avanguardia, con tutti i comfort che consentono le migliori condizioni di permanenza per i familiari e per il mantenimento della salma. Una “Casa” che offre dignità e riservatezza a chi si trova nel dolore e desidera salutare, in maniera appropriata e decorosa, la persona più cara, prima delle esequie. I grottagliesi hanno manifestato la loro solidarietà a Claudio Tilli, facendo quadrato attorno alla sua attività, che è un fiore all’occhiello del territorio». 
Il presidente Gibellini, famoso per aver organizzato i funerali del tenore Luciano Pavarotti e del soprano Mirella Freni, aveva portato l’episodio di Grottaglie all’attenzione nazionale, scrivendo il 21 giugno dell’anno scorso al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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