Olimpiadi di Tokyo, rischio sanzioni per l'Italia: atleti azzurri senza bandiera e inno. Cosa è successo

Olimpiadi, Italia a rischio squalifica: atleti azzurri senza bandiera e inno. Cosa è successo
Olimpiadi, Italia a rischio squalifica: atleti azzurri senza bandiera e inno. Cosa è successo
di Daniele Petroselli
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Lunedì 25 Gennaio 2021, 23:14 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 08:05

Italia a Tokyo 2021 senza bandiera e inno? Uno scenario sempre più probabile. Mercoledì 27 gennaio è il giorno da segnare sul calendario: il Comitato olimpico internazionale, durante l’incontro del suo esecutivo in Giappone, si esprimerà ufficialmente sul caso dell’Italia. E i rumors non sono assolutamente confortanti.

Come trapelato nelle scorse ore, il Cio è pronto a sospendere il Coni. E questo vorrebbe dire atleti azzurri costretti a gareggiare sotto la bandiera olimpica come quelli di Russia e Bielorussia, Paesi già sospesi dal Cio ma per vicende ben più gravi. 

Una storia che parte da lontano, dalla riforma dello sport approvata quasi due anni fa dal primo governo Conte nonostante i pareri contrari del Comitato Olimpico Italiano, ente sul quale il Governo ha messo pesantemente mano e che, secondo il Cio, ha perso quell'autonomia richiesta espressamente dal regolamento olimpico in virtù dell'ingresso in scena dell'organo governativo Sport e Salute. In particolare la riforma prevede che le risorse (provenienti dal gettito fiscale) che il Governo versa al Coni siano stabilite e divise tra Coni e Sport & Salute a livello ministeriale. Ed è questo il cuore del problema.


Già un anno e mezzo fa, dopo l’approvazione della riforma, da Losanna il Cio aveva lanciato un messaggio chiaro: «Il Coni non dovrebbe essere riorganizzato mediante decisioni unilaterali da parte del governo. La sua governance interna e le sue attività devono essere stabilite e decise nell’ambito del proprio statuto, e la legge non dovrebbe avere per obiettivo un micromanaging della sua organizzazione interna e delle sue attività. Le entità che compongono il CONI dovrebbero rimanere vincolate agli statuti del comitato, della Carta Olimpica e agli statuti delle organizzazioni sportive internazionali alle quali sono affiliate», scrisse il presidente Thomas Bach nella prima delle due lettere inviate al Governo.

L'allora sottosegretario del governo Giancarlo Giorgetti aveva minimizzato le preoccupazioni del Cio, sostenendo che l’emanazione dei decreti legislativi e attuativi avrebbe risolto la questione in breve tempo. Ma così non è stato. E a nulla sono valsi gli interventi del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per risolvere la questione.

Un accordo in maggioranza per risolvere il caso non è ancora arrivato. E a nulla sono valsi gli incontri tra Conte e Bach. Le promesse, come confermato dal presidente del Cio, non si sono poi tradotte in azioni concrete.


Una vicenda che rischia seriamente di rovinare l'immagine dell'Italia a livello sportivo, come ha più volte dichiarato lo stesso presidente del Coni Giovanni Malagò, ma che potrebbe incidere anche sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026. Una sospensione comporterebbe anche uno stop ai finanziamenti con un impatto diretto sull’organizzazione dei Giochi.

E ora l'opzione è solo una: convocare entro 24 ore un consiglio dei ministri e approvare in extremis un decreto salva-Coni, in realtà già pronto. Altrimenti niente bandiera azzurra a Tokyo, niente inno per i vincitori. Ma non solo. In Giappone andrebbero solo gli atleti italiani qualificati e a titolo individuale e non le squadre. Quindi niente nazionali di pallavolo, softball, Settebello, Setterosa e scherma. Insomma una figuraccia storica da evitare, ma il tempo scorre, inesorabilmente.

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