De Sisti: "La Fiorentina è in difficoltà e il Lecce può netterla in difficoltà. Quanto mi piace Strefezza"

Gabriel Strefezza
Gabriel Strefezza
di Antonio IMPERIALE
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 05:00

Dice che quando ha visto il gol prepotente di Smalling che mandava subito in vantaggio la Roma, ha pensato subito a lui. «Ci voleva uno come il “mio” Marco, mi son detto. Il mio Marco però stava in panchina a guidare il suo Lecce, che avrebbe dimostrato poi di essere squadra anche in dieci uomini dopo un’espulsione che fa ancora discutere».
Il “suo” Marco è Marco Baroni, lui è Picchio De Sisti, la storia. «Ho contato albe e tramonti del sistema calcio per lunghi anni - ama ricordare -. Il pallone non è più quello che mio padre, prima tramviere e poi usciere della Stefer mi comprava. Oggi il pallone è crudo, cinico, magari ipocrita». Una vita, tre sole maglie: la Roma, la Fiorentina, da calciatore e da allenatore, la Nazionale. A dirigere calcio dal campo o dalla panchina, sempre da grande maestro. «Nella Primavera della Fiorentina, cresceva un ragazzo dal cuore tenero - racconta De Sisti -. Si faceva voler bene da tutti. Calcisticamente portato alla marcatura, contando sull’anticipo, quando era sicuro provava a mettere a frutto la sua potenza anche sotto la rete avversaria, era mobile nonostante la bella stazza. Voleva diventare qualcuno, e sapeva guardare avanti. Aveva solo 18 anni, quando decisi di lanciarlo in prima squadra». Era l’alba degli anni Ottanta, campionato 1981-82. «E Marco Baroni - dice Picchio - non mi ha mai ingannato, non ha smentito mai quella intuizione felice. È stato un “grande” da difensore, sarà un vincente da allenatore. E a Lecce mi pare che abbia trovato il posto giusto, per la gente, per la società, per un manager come Corvino che non conosco personalmente, ma per il quale parlano i fatti, il percorso di una lunga carriera. Ecco, lunedì sera, verrà a Lecce la Fiorentina con un grande vuoto che sta pagando, quello di Vlahovic uno dei maggiori affari con i quali Corvino ha fatto gli interessi delle società». Vlahovic verrà comuqneu al Via del Mare l’ultimo sabato di questo mese di ottobre con la Juventus, ma Baroni ed i suoi vogliono esorcizzare subito il tabù interno, ancora nessuna vittoria nello stadio di casa che pure sa regalare calore come pochi altri, una tifoseria da serie A. «Conosco bene la tifoseria leccese. L’ho conosciuta da calciatore, da allenatore, da opinionista». E lo senti che ride. «Ci eravamo attardati dopo la partita, dopo la telecronaca con Telemontecarlo. Vicino all’albergo un ragazzo mi chiese: tu sei Chiarugi? Io sorrisi. E l’altro: no, tu sei l’allenatore nel pallone. Aveva visto il film con Banfi, aveva ragione. Potenza del cinema».
Al Lecce per ripartire non resta che provare a mettere in croce la Fiorentina che arriva con sul groppone i quattro gol subiti lunedì dalla Lazio e che vive in una zona della classifica assai diversa da quella sperata e pronosticata alla vigilia. La Fiorentina, per “Picchio” De Sisti, campione d’Europa con la Nazionale nel 1968 e vice campione del mondo nel 1970, è stato l’intermezzo quasi decennale della carriera di calciatore, fra i due periodi giocati nella Capitale. «La Roma in difficoltà economiche mi cedette ai toscani. Non volevo andar via, nella Capitale, nella città che mi ha dato i natali, mi volevano tutti bene. A Firenze ci rimasi nove anni, vincemmo lo scudetto. E poi Liedholm mi rivolle a Roma, un’altra parentesi di cinque anni». 
E fu di nuovo Fiorentina, da allenatore. C’erano i Pontello. «Il profumo di un altro scudetto evaporato all’ultima giornata. Poi purtroppo l’ascesso cerebrale di quel 1984 mi costrinse a lasciare». Non gli fa piacere vedere la Fiorentina a soli 9 punti, a due passi dalla zona rossa. «Quando andò via Vlahovic - riprende - si disse che non sarebbe poi cambiato granchè. Non è vero. Lo dicono i risultati. Vlahovic a Firenze si sta facendo rimpiangere proprio in questa fase di questa stagione. La “Viola” quest’anno sta scontando un ottobre amaro con le ultime due sconfitte consecutive. C’è evidentemente qualcosa che non va. I giocatori ci sono. Gonzales è molto forte, poi mi piacciono i centrocampisti, mi piacciono i Milinkovic, i Bonaventura, Barak, che a Lecce hanno conosciuto bene. Alcuni comportamenti della squadra a volte non sono funzionali, ha segnato davvero poco, solo la Sampdoria ha fatto di meno. E se continui a sbagliare gol non puoi imprecare sempre la sfortuna. La sconfitta interna con la Lazio è stata una botta terribile che immagino la farà scendere in campo a Lecce con la rabbia in corpo, decisa a voltare pagina». Ma non sarà per niente facile: «E sì, il Lecce a sua volta ha voglia di dimenticare il rimpianto per la sconfitta immeritata di Roma. Ha fatto bene contro il Napoli capolista, ha fatto quasi sempre bene in trasferta, con personalità e una precisa identità. Deve cogliere il primo successo interno, prima della trasferta di Bologna. Bisognerà arrivare alla lunga pausa in una posizione di sicurezza. Strefezza è un gioiello, già quattro gol.

Il Lecce dovrà trarre lezione dall’ultima gara interna con la Cremonese, e deve saper incidere sul difficile momento psicologico dei viola. Sarà comunque un lunedì sera di grande attrazione».

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