Lecce, un 2021 bello solo a metà. Resta la macchia della promozione in A sfumata sul rettilineo finale

Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce
Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce
di Francesco BUJA
4 Minuti di Lettura
Venerdì 31 Dicembre 2021, 05:00

L’anno 2021 del Lecce sembra emerso da un pentagramma del compositore francese Maurice Ravel. Un “Bolero”. Come la celebre opera comincia con l’incalzante tamburo accompagnato dal pizzicato di viole e violoncelli, che introducono il flauto, e culmina molto dopo in un’apoteosi di strumenti gradualmente aggiunti, così la squadra giallorossa ha assunto progressivamente la fisionomia di una macchina ancora più credibile per il ritorno in serie A.
Nel gennaio dell’anno solare che si sta concludendo, infatti, a disposizione dell’allenatore Eugenio Corini si aggiunsero Maggio, velocemente ingaggiato per sopperire all’assenza dell’infortunato Adjapong, e Pisacane, Hjulmand, Nikolov e Yalcin. Il Lecce allora gravitava in alta classifica, ma non ai primi posti. Durante quel mese vinse a Reggio Calabria, pareggiò col corazzato Monza, che marciava verso la vetta, oltre che con l’ostico Pordenone e con la capolista Empoli. Contro i toscani rimontò lo 0-2. A febbraio, dopo la caduta interna contro l’Ascoli, i giallorossi iniziarono la serie di risultati utili. Il danese Hjulmand divenne subito perno della mediana salentina, Rodriguez cominciò la concorrenza ai gol di Mancosu e dell’implacabile Coda. Sfumò al 93’ minuto la vittoria sul Brescia e al 91’ quella in casa del Pescara. Ma il Lecce cresceva, come l’orchestrazione del “Bolero”. E infatti, al mese successivo, a marzo, aumentarono i punti in classifica. Dopo il pareggio interno con la Virtus Entella, ecco le vittorie su Reggiana, Chievo, Venezia, e il tre a zero servito a domicilio al Frosinone. Coda in gol a ogni partita: contro il Frosinone firmò la quarta doppietta consecutiva. I giallorossi erano secondi, con 52 punti, a sette lunghezze dall’Empoli. Seguiti, a un punto, dalla Salernitana. E il 2 aprile, in campo affrontarono proprio i campani. Al “Via del Mare” finì sul due a zero in favore dei giallorossi. Pettinari si era aggiunto allo spartito di Corini quale strumento per il gol. A Pisa la vittoria per uno a zero, poi la Spal interruppe la serie di undici risultati utili consecutivi del Lecce e quella di sei vittorie di fila. Ma la squadra salentina aveva già messo un piede nella massima divisione.
Chissà se sul rendimento dei giallorossi abbia influito la sospensione del campionato per due settimane, dal 18 aprile. Il 1° maggio, infatti, il Lecce compì un tonfo casalingo, contro il Cittadella. Ma era ancora secondo in classifica. Ai giallorossi invece la successiva sconfitta, sul campo dei brianzoli, contribuì al sorpasso da parte della Salernitana. L’Empoli era ormai certo della promozione. La squadra di Corini non somigliava più alla partitura indiavolata di Ravel. I fiati non travolgevano, il tamburo non trascinarono i giallorossi contro la Reggina: finì due a due in Salento. Lecce addirittura quarto, superato anche dal Monza. L’altro posto per la promozione diretta era ormai un affare tra campani e lombardi. Ai primi giorni di maggio la notizia scioccante: il centrocampista Mancosu rivela di essere stato lontano dal calcio a causa di un tumore. E di averlo sconfitto. La tifoseria si stringe attorno a lui. Il capitano torna in campo. Ma ormai il Lecce era condannato ai play off. La Salernitana volava in serie A. Coda si diplomava capocannoniere della cadetteria, forte di 22 gol. Agli spareggi il Lecce si fermava alle semifinali, cedendo il passo al Venezia. Incredibile il rigore, decisivo, sbagliato da Mancosu. 
Sempre a giugno il Lecce illustra alla stampa i suoi propositi: conti in ordine e patrimonializzazione dei giocatori. E presenta il nuovo allenatore mister: Marco Baroni. Il club gestisce i “mal di pancia” di chi vuole giocare in serie A. E orchestra un altro “Bolero”. In estate aggiunge alla compagine Bjarnason, Calabresi, Gendrey, Tuia, Barreca, Blin, Di Mariano, Gargiulo, Helgason, Olivieri e Strefezza. Partono pedine importanti, fra cui Mancosu. Ad agosto i giallorossi, sui quali serpeggia scetticismo per i tanti giocatori nuovi, battono in Coppa Italia il Parma al “Tardini”. Doppietta di Coda. E sette giorni dopo, il campionato. Inizia male: tre a zero a Cremona. Poi, a settembre, di nuovo il “Bolero”: prima pianissimo, pareggiando due volte; poi la prima vittoria, ottenuta al 96’ minuto, contro l’Alessandria. In crescendo: battuto anche il Cittadella, mai accaduto. A ottobre il tre a zero sul Monza: clarinetti e oboi prendono la scena, accompagnati da corni, trombe e archi. A novembre esplode la sinfonia, stordito il Parma. Tripletta di Coda. Il Lecce sale al secondo posto in classifica. Dopo due pareggi, la musica giallorossa travolge la Spal. Doppietta di Strefezza, ormai un bomber. A dicembre giunge la sconfitta col Pisa, che interrompe la serie giallorossa di quindici risultati utili di fila.

Il 2021 è per il Lecce l’anno dei “crescendo”. Come nella partitura di Ravel.

© RIPRODUZIONE RISERVATA