Sticchi Damiani: "Il Lecce è vivo e si salverà puntando su un calcio sostenibile"

Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce
Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce
di Lino DE LORENZIS
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:37

Sono bastate tre sconfitte di fila, incassate nell’ordine contro Sassuolo, Inter e Torino, per destare un po’ di preoccupazione nell’ambiente che circonda il Lecce di mister Baroni. Il momento indubbiamente è difficile ma in casa giallorossa comunque si respira un’aria di cauto ottimismo. «Tre sconfitte consecutive creano dispiacere a tutti, ma rappresentano una normalità in serie A - dice con forza il presidente, Saverio Sticchi Damiani, che non ha mai smesso di trasmettere serenità alla squadra e a tutto l’ambiente giallorosso -. Sono cose che capitano alle big figuriamoci se non possono accadere ad una neopromossa. Io mi tengo stretto il percorso compiuto da questo gruppo meraviglioso e dal nostro mister, a 12 giornate dalla fine abbiamo un vantaggio di 8 punti dalla zona salvezza. Nessuno di noi si cullerà su questo margine, questo è certo, ma è vero anche che nel girone di ritorno la terz’ultima non ha recuperato nemmeno un punto su di noi. Dobbiamo essere lucidi e cercare di fare analisi serene anche se le difficoltà dovessero continuare».


Presidente Sticchi Damiani, può fare un bilancio sulla stagione del Lecce tenendo presente anche i numeri?
«L’obiettivo della salvezza per noi è molto più complicato perchè abbiamo scelto la strada dell’essere virtuosi prima nei numeri e poi in campo. È una mia precisa scelta, ovviamente condivisa con i miei soci, quella di aver un bilancio in equilibrio ed al contempo puntare al totale azzeramento dei debiti riferibili al periodo Covid. Preciso inoltre che l’entità degli stessi è già oggi una delle più basse, se non la più bassa, della serie A. Ecco perchè l’obiettivo dell’azzeramento totale è davvero vicino e saremmo gli unici in Italia. Con le banche con cui lavoriamo abbiamo linee di credito non utilizzate, con il fisco siamo in regola con tutte le scadenze correnti e rateizzate. Essere così virtuosi nei numeri comporta “un prezzo” alto da pagare per l’area tecnica, a cui ho attribuito meno risorse da investire sul mercato, e per l’allenatore che è costretto a far crescere in fretta tanti giovani che non hanno mai conosciuto la serie A».
Si poteva fare altrimenti?
«No, questa è l’unica strada percorribile sia perchè l’equilibrio a cui noi puntiamo spontaneamente tra poco verrà imposto da regole rigide e necessarie dopo gli ultimi scandali e sia per avere il giusto appeal con i grandi investitori internazionali. Qualcuno si è mai chiesto perchè i grandi fondi comprano società pluri-indebitate del nord e non si avvicinano al Lecce?».
Perchè, secondo lei?
«Perchè è diffusa l’idea che nel profondo Sud sia impossibile fare calcio ad alti livelli, sia impossibile costruire uno stadio nuovo: purtroppo, ancora esiste il pregiudizio del meridione delinquente e corrotto. L’unica strada che abbiamo per attrarre i grandi investitori è essere i più trasparenti, i più solidi, i più virtuosi, anche a costo di acquistare un calciatore in meno. Ecco perchè la nostra salvezza è così difficile».


Quindi, vuole cedere ai fondi?
«Non ho detto questo. Io credo che grandi capitali internazionali senza capacità di gestione siano meno competitivi del nostro “laboratorio di idee”. Il Lecce sta facendo meglio rispetto a proprietà straniere molto attrezzate economicamente. Mi piacerebbe vedere all’opera un grosso partner finanziario che sostenga il nostro progetto e che dia ancora più forza al mio lavoro ed a quello dei miei soci, a Corvino ed a Mencucci, perchè il nostro management è davvero top. Sarebbe la soluzione perfetta, ma se non dovesse verificarsi siamo pronti ad andare avanti da soli con le nostre idee».
Presidente, qualcuno vorrebbe che il club investisse di più...
«Chi chiede questo dimentica che nel giugno scorso ho acquisito dal socio di maggioranza De Picciotto la totalità delle sue quote ad un prezzo pari a quanto da lui investito nel Lecce nei suoi 4 anni di partecipazione azionaria. Più di questo non posso fare. Quando in un club un socio di maggioranza va via si genera un vero e proprio terremoto. In questo caso, è avvenuto tutto in modo tranquillo, la squadra non ne ha risentito in alcun modo, i tifosi sono rimasti sereni. Io e Renè abbiamo agito da persone perbene che si rispettano. Mi fa piacere vederlo più oggi allo stadio rispetto ai tempi in cui era socio. Così come tutti gli altri soci sono persone eccellenti, dopo tanti anni di sacrifici sarebbe normale rientrare anche in minima parte degli investimenti fatti. E invece no, sono tutti pronti a reinvestire sullo stadio, sulle strutture ed in generale sulla crescita del club».
Torniamo alla squadra. Cosa ha detto ai ragazzi dopo la partita persa con il Torino?
«Mi sono limitato a dare loro una pacca sulla spalla perchè erano profondamente dispiaciuti e non si davano pace. Io difenderò sempre Corvino, Trinchera, Baroni ed i ragazzi perchè “per colpa” della mia visione di un calcio sostenibile, e senza artifici di bilancio, si trovano spesso a non poter competere ad armi pari con gli avversari, ma abbiamo altre qualità che sino ad ora ci hanno consentito di sopperire a questo gap. Il rapporto profondo che ci lega ed il grande attaccamento alla nostra maglia ci porterà a fare sacrifici inimmaginabili pur di raggiungere la salvezza, di questo sono sicuro».
Qualcuno ritiene che il calo di rendimento sia coinciso con i tanti complimenti ed alcune “feste” di troppo. Cosa risponde?
«Che stupidaggine.

Alle prime difficoltà arriva sempre la lettura demagogica del professore di turno in cerca di facili consensi. Se un calciatore fa bene è normale che arrivino i titoli dei giornali o le interviste, fa parte di questo mondo. Le feste dei tifosi o la nascita di nuovi club sono iniziative belle, rappresentano l’essenza del calcio e vanno festeggiate. Ci pensiamo noi dirigenti ovviamente ad essere presenti per ringraziare e gratificare i tifosi che con enormi sforzi si associano e si aggregano anche a migliaia di chilometri di distanza. Nessun giocatore ovviamente partecipa a questi eventi. Ridicolo pensare a qualche collegamento tra queste iniziative e le ultime battute d’arresto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA