Lecce, le palle inattive restano un problema irrisolto per Baroni

Gabriel Strefezza inseguito da Bennacer
Gabriel Strefezza inseguito da Bennacer
di Michele TOSSANI
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Martedì 25 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 16:41

La sconfitta di San Siro contro il Milan semifinalista di Champions è una battuta d’arresto che poteva essere messa in preventivo dai tifosi del Lecce. A preoccupare non è nemmeno la prestazione offerta dai giallorossi, accettabile data la disparità di forza in campo.
Quello che lascia un senso di malessere generale è piuttosto il fatto che, grazie ai recenti exploit del Verona, si sia riaperta una corsa salvezza che forse in troppi, ad un certo punto di questo campionato, avevano data per chiusa. Ci sarà invece da soffrire fino in fondo.
Contro il Milan come detto gli uomini di Baroni hanno approcciato bene la partita. Il tecnico giallorosso l’aveva preparata bene, rinunciando alla caratteristica pressione alta (PPDA di ben 15.5, baricentro medio sul possesso milanista di soli 45.01m) per affrontare un avversario che notoriamente va in difficoltà quando deve gestire lunghe fasi di possesso.


L’undici di Pioli è infatti squadra che costruisce da dietro per cercare la profondità quanto prima possibile. Con un atteggiamento più accorto del solito il Lecce è invece riuscito a negare ai padroni di casa questa profondità. In verità qualche timido accenno di pressione c’è stato nella prima parte di gara, ma la disposizione del Milan con un centrocampista che si aggiungeva ai due difensori centrali ed un altro più avanzato consentiva ai rossoneri di trovare spesso l’uomo libero alle spalle della prima linea difensiva leccese.
L’uscita palla e lo sviluppo col quale attaccava il Milan (tendenzialmente 3-1-6) trovava poi sbocco essenzialmente sulle corsie esterne prima di tornare al centro, sia a destra (dove Kalulu ha avuto a disposizione 72 palloni giocabili) sia, soprattutto, a sinistra, il lato forte milanista dove operava Theo Hernandez (80 palle toccate). Anche la fase difensiva del Lecce era ben strutturata: con Di Francesco e Banda che si sacrificavano da sesti, sia Gendrey che Gallo avevano la possibilità di uscire a contrasto degli avversari nei mezzi spazi, rendendo infruttuoso il possesso palla del Milan. 
L’azione del rigore tolto dal Var per intervento difensivo di Baschirotto, paradossalmente, svegliava un Lecce che fino a quel momento aveva fatto una partita esclusivamente di contenimento.

Quando entrava in possesso (31%) la compagine giallorossa si proponeva con molti uomini sopra la linea della palla. In una di queste occasioni, su cross di Gendrey, si verificava l’occasione clamorosamente sprecata di testa da Banda. A pochi metri dalla porta, con Maignan fuori causa, l’attaccante zambiano colpiva un clamoroso palo.


Purtroppo per il Lecce un altro episodio, l’ennesimo su calcio piazzato, sbloccava il risultato a favore di un Milan che eseguiva perfettamente uno schema su calcio d’angolo col risultato di creare una superiorità numerica tre contro due sul palo lungo di Falcone. Una zona dove i saltatori milanesi sfruttavano con Leao la superiorità fisica nei confronti dei meno strutturati difendenti giallorossi posti a presidio di quella zona.
Per il Lecce quello di Leao è il dodicesimo gol subito da palla inattiva escludendo i rigori. Si tratta del secondo peggior dato della Serie A, a pari merito col Torino e dietro solo alla Cremonese. Nella ripresa la partita proseguiva sugli stessi binari della prima frazione, con il Lecce che cercava di non affondare aspettando le occasioni propizie per provare a pareggiare.
La seconda marcatura personale di Leao su una transizione gestita male dai salentini chiudeva però il confronto a un quarto d’ora dal termine.
Per il Lecce resta almeno la soddisfazione di aver disputato una buona partita, con un dato di expected goals superiore a quello del più blasonato avversario (0.93 contro 0.89).

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