Baroni: "Il Lecce punta a consolidarsi in serie A. Ora ci attende un mese terribile"

Mister Baroni con il vice Del Rosso
Mister Baroni con il vice Del Rosso
di Lino DE LORENZIS
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Lunedì 2 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:02

Mister Baroni, che anno è stato per lei il 2022?
«Un anno importante perché abbiamo scritto una pagina di storia del Lecce calcio. Qualcosa di bello, complicato e non scontato. Poi abbiamo proseguito sulla strada tracciata e pur avendo cambiato tanto nel corso dell’estate, dando vita ad una politica che punta molto sui giovani calciatori, siamo riusciti ad impattare bene su una categoria complicata come la serie A. Diciamo che sono contento per quello che abbiamo fatto tutti, staff, club, area tecnica, squadra e i nostri straordinari tifosi».


Qual è stato il momento più bello?
«Di momenti belli, dal mio ritorno nel Salento, ce ne sono stati davvero tanti. È passato un po’ di tempo ma il primo momento bello è stato l’incontro con Pantaleo Corvino: ho avuto subito la percezione di avere di fronte una persona affamata come lo ero io. Per me tornare a Lecce era qualcosa di straordinario anche perché avrei avuto la possibilità di fare un percorso da allenatore dopo quello precedente da calciatore. Poi chiaramente il 6 maggio, il giorno della promozione in serie A, resterà per sempre tra i ricordi più belli della mia vita. Quando riesci a coronare un sogno, per giunta davanti al tuo pubblico, è qualcosa di indescrivibile».


Il 2022 le ha riservato anche momenti tristi...
«Sì, purtroppo ho avuto la perdita di mio padre Enio.

Lui per me è stato sempre un punto di riferimento, un modello da seguire. Come ho sempre detto il vero campione della famiglia è stato lui, in tutti i sensi. Cinque mesi fa aveva avuto un ictus, quindi un po’ eravamo preparati anche se, dinanzi alla perdita di una persona cara, non si è mai preparati». 


Nel corso della passata stagione c’è stato un momento in cui ha pensato che il Lecce avrebbe potuto vincere il campionato? O ha preferito restare sempre prudente?
«Non si tratta di essere prudenti. È come quando si sta scalando la montagna: secondo me bisogna guardare la vetta all’inizio della scalata, poi bisogna andare su a testa bassa perché ad alzarla testa può diventare pericoloso. È il mio modo di lavorare: per me è necessario stare sempre concentrati su quello che è il presente perché il presente mi porta al raggiungimento dell’obiettivo finale. Tutto ciò che può essere motivo di distrazione è meglio tenerlo lontano. Io sapevo di avere a disposizione un gruppo con qualità importanti per centrare l’obiettivo e quindi non ho mai perso energie nel guardare l’arrivo. Ho alzato la testa solo quando l’arbitro di Lecce-Pordenone ha fischiato tre volte».


Può indicare il suo podio con i tre calciatori che si sono distinti più degli altri?
«Mi vuole mettere proprio in difficoltà... Al mio staff dico sempre che non bisogna mai trascurare nessuno e che dobbiamo essere attenti a tutti perché ogni ragazzo, anche quelli che giocano meno, può diventare fondamentale e determinante per il completamento dell’opera. Il nostro segreto è stato proprio l’insieme. Quando parlo di insieme mi riferisco non solo ai calciatori ma anche alla “seconda” squadra, quella composta da tutte le persone che ci mettono nelle condizioni di lavorare sempre al massimo. Loro per me hanno un ruolo importantissimo».


Il tecnico del Napoli, Luciano Spalletti, ha sempre detto di essere favorevole alla lunga sosta della serie A. Qual è il suo pensiero?
«Prima della sosta abbiamo fatto tre gare straordinarie, tre partite che ci hanno portato tanta autostima e pure tanta convinzione. Devo ammettere che, alla ripresa degli allenamenti, ho ritrovato nei ragazzi tutto questo. Ciò non toglie che dobbiamo stare attenti a un aspetto di fondamentale importanza».


Cioè?
«In questo lungo periodo abbiamo ricevuto tanti complimenti, tanto affetto da parte della nostra gente. Basta andare in giro per la città per rendersene conto. Ecco, noi dobbiamo essere bravi a gestire tutto questo entusiasmo che si è creato attorno alla squadra anche perché non dobbiamo assolutamente cadere nell’equivoco di pensare che abbiamo già assolto al nostro compito. Anzi, non abbiamo fatto ancora niente e proprio adesso inizia un altro campionato, ancora più difficile. Poi c’è anche c’è una sessione di mercato che, a mio parere, rappresenta un elemento di disturbo. Il motivo? Dobbiamo pensare che ci possono essere anche dei ragazzi che non si sentono così stabili e che magari possono essere un po’ distratti. Vede, mi spaventa tutto questo. Dobbiamo ripartire al massimo considerato che alla ripresa avremo subito una partita complicata che aprirà la strada verso un mese terribile. Serviranno voglia, determinazione, attenzione e compattezza, armi che ci hanno permesso di fare dei buoni risultati nella prima parte della stagione».


Quali sono secondo lei incognite maggiori del ritorno in campo dopo più di 50 giorni di pausa?
«Se guardo alla partita in sè, e quindi faccio riferimento alla Lazio, mi rendo conto che prima della sosta i nostri prossimi avversari avevano più di qualche calciatore indisponibile mentre adesso sono quasi tutti recuperati. Di conseguenza, ora la Lazio sta meglio rispetto a metà novembre. Però io non sono abituato a recriminare o a cercare alibi, in campo proveremo a farci valere».


Cosa si aspetta dal mercato di gennaio?
«L’ho già detto, non voglio perdere energie per qualcosa che esula dal lavoro sul campo. Io e il mio staff ci adoperiamo quotidianamente per aiutare a migliorare quei ragazzi che già fanno parte del gruppo. Se riuscissimo ad elevare ulteriormente il livello dei calciatori che giocano di più e principalmente quello dei ragazzi che giocano di meno sarebbe una grande cosa. Vivrò il periodo del mercato con serenità consapevole del fatto che se ci saranno delle opportunità da cogliere il Lecce non se le lascerà sfuggire. Con Corvino e Trinchera siamo in ottime mani».


Alla ripresa del campionato il Lecce disporrà di alcuni elementi che, grazie alla sosta, hanno potuto fare quella preparazione atletica che avevano invece fatto altrove prima del loro trasferimento in giallorosso...
«Sotto questo aspetto noi ci troviamo un piedino avanti. Per questo dico che preferisco spendere le mie energie per aiutare a migliorare i ragazzi che fanno già parte del gruppo».


Chi vincerà lo scudetto?
«Nell’anno in cui abbiamo vissuto il primo mondiale senza Maradona e che, guardacaso, è stato vinto proprio dall’Argentina, mi viene da dire che potrebbe essere l’anno del Napoli. C’è tutto: squadra, allenatore e ambiente per cui mi sembrano pronti per vincere».


Cosa auspica invece per il suo Lecce?
«Vorrei che la squadra crescesse. Sarebbe importante riprendere il filo da dove lo abbiamo lasciato a metà novembre. Per me e per tutto il Lecce sarebbe qualcosa di fantastico riuscire a consolidare la categoria».


E che augurio fa alla gente del Salento?
«Dopo tutto quello che è accaduto negli ultimi due, tre anni vorrei tanto che ogni salentino ritrovasse serenità e soprattutto salute. Per il resto, non ho bisogno di chiedere niente perché questa terra ha già il Lecce nel cuore. Quando cammino per strada mi fermano in tanti per trasmettermi affetto e coraggio. Questo, mi creda, mi rende orgoglioso».


Significa che avete seminato bene...
«Ai miei giocatori dico sempre che voglio che la mia squadra faccia emozionare e che coinvolga totalmente la gente che viene a vederci giocare e che ci sta sempre vicino. Vedere una squadra che si batte e che in campo dà sempre tutto è ciò che chiedono i tifosi e in questo senso i calciatori del Lecce non sono secondi a nessuno. Buon anno a tutti e continuate a sostenerci con il vostro calore»

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