Alberto Di Chiara, il doppio ex, gioca Roma-Lecce: «La squadra di Mourinho è favorita ma Hjulmand & Co. possono dar fastidio»

Alberto Di Chiara in una foto d'archivio con la maglia del Lecce
Alberto Di Chiara in una foto d'archivio con la maglia del Lecce
di Antonio IMPERIALE
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Giovedì 6 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 01:09

Il giallorosso, il colore dei suoi sogni. I sogni di Alberto Di Chiara, già attaccante e poi terzino in carriera, adesso opinionista e commentatore anche per Sportitalia. Il giallorosso della Roma, la città dove è nato, i primi passi al “Bettini Quadraro”, il debutto in A all’età di 16 anni; il giallorosso del Lecce, gli anni d’oro con il viareggino Eugenio Fascetti, il Lecce in A per la prima volta, stagione di grazia 1984-85. E l’anno dopo, lo scherzo beffardo nel suo Olimpico, il Lecce già retrocesso che regala lo scudetto alla Juventus, battendo la Roma, con un suo gol che lanciò i salentini verso un incredibile 3-2 grazie anche alla doppietta di Barbas. Una sfida passata alla storia.


«Quella era la Roma di Eriksson, di Boniek, Conti, Nela, Pruzzo, Ancelotti ancora giovane, grandi campioni - dice Alberto Di Chiara -. Era il Lecce del toscanaccio vincente, ma anche di campioni come Causio, Pasculli e lo stesso Barbas musiche sudamericane, di un debuttante doc come Conte, e poi io e mio fratello Stefano, e ancora Miceli, Rizzo, Petrachi, Levanto, Garzya, Luperto, Miggiano, tanta gente leccese. Tempi assai lontani, assai diversi. Queste sono due squadre che vengono da lontano, come accade per il calcio italiano, stranieri ovunque, tantissimi nel Lecce di Baroni, da ogni angolo del mondo, tantissimi nella Roma di Friedkin e di Mourinho, di Dybala. Mourinho non è uno che può stare a lungo senza vincere, dopo il successo europeo della scorsa stagione, sa che ciò che conta è lo scudetto per puntare alla Champions. E sa che non può permettersi distrazioni in un campionato nel quale, se Inter e Juventus si perdono ancora nelle incertezze, c’è un Napoli straripante, c’è il Milan e ci sono due realtà di provincia come Atalanta, ormai una puntuale conferma, e l’Udinese che va oltre la sorpresa».


Il Roma-Lecce di domenica, allora. «Il rapporto dei valori ovviamente è tutto dalla parte romanista, ma questo Lecce uso esterno ha dato grandi prove di identità e personalità. Ha vinto a Salerno contro una diretta concorrente, ma ha tenuto in scacco con autorevolezza il Napoli all’ombra del Vesuvio. È una partita che può essere un riferimento, che serve ad alimentare l’autostima che sarà decisamente importante, direi cruciale in un periodo che sulla carta si va disegnando particolarmente impegnativo, dallo scontro con la Roma a quello con la Fiorentina, con la trasferta di Bologna e poi con la visita della Juventus al Via del Mare, per proseguire con Udinese e Atalanta prima della trasferta sul campo della Sampdoria che magari spera in Stankovic per ripartire. Poi a gennaio ripartirà un altro campionato, con le squadre che magari avranno disegnato i propri organici al mercato invernale, con le diverse risposte alla gestione della lunghissima sosta».
Crede nel Lecce, Alberto Di Chiara. «Ho visto a lungo una squadra con un grande spirito combattivo, una squadra con giovani di interessanti prospettive, anche se avrei preferito magari qualche talento italiano in più. Ma questo non è un discorso che riguarda solo il Lecce, è una sorta di peccato del nostro calcio che magari finisce col pesare anche sulla Nazionale. L’eccessivo ricorso agli stranieri comporta a volte il ricorso anche a vecchi elefanti». Il punto di forza del Lecce, Di Chiara, sa dove trovarlo. «Nella compattezza degli spogliatoi, soprattutto. Merito di una società attenta e della vicinanza di un uomo come Corvino, soprattutto la bravura di Baroni che sul piano della mentalità non mi sembra peraltro un alchimista, ma uno che ama giocare un calcio essenziale, concreto, e che ama calare la squadra nelle diverse situazioni». E immagina un Lecce molto attento contro la Roma. «Da quanto leggo, Baroni potrebbe buttare nelle mischia anche Umtiti, un altro campione, uno che se dovesse esplodere nella sua grandezza, potrebbe fare la differenza». Vede un Lecce veloce sulle corsie, Di Chiara. «Strefezza cercherà di esaltarsi nell’Olimpico, è un giocatore prezioso per la squadra, destinato ad un grande salto. Oltre alla velocità, però ci vuole la scelta dei tempi giusti, per puntare la porta. Il Milan ha la sua forza, in questo senso, in due esterni come Hernandez e Leao. Nel Lecce c’è Di Francesco, figlio di un allenatore che aveva grandi potenzialità ma che si è perso in un vortice di risultati negativi.

Il Di Francesco giovane con vantaggio della sua esperienza positiva in serie A, può fare un grande campionato». La lotta per la salvezza. «Ciò che è accaduto l’anno scorso la dice lunga sulla imprevedibilità. Godiamoci questo Roma-Lecce che mi porto nel cuore»

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