Pelé O Rey, una tripletta per far festa. A Lecce il match da leggenda nel ‘67

Pelé O Rey, una tripletta per far festa. A Lecce il match da leggenda nel ‘67
di Antonio IMPERIALE
4 Minuti di Lettura
Venerdì 30 Dicembre 2022, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:24

Il “poeta” se n’è andato. Il poeta del pallone. Le partite in versi, i gol come acuti, che levavano al cielo le mani delle moltitudini che s’incantavano davanti ad una partita di calcio, anche quelli che il pallone lo vorrebbero sempre sgonfio, quelli che lo ritengono futile, magari inutile, a dispetto dei Saba e, perché no?, anche di Pasolini. Diamo la notizia, la sera, quando su tutte le linee della comunicazione si avvita la morte preannunciata ma che tutti volevano ostinarsi a rinviare ad un domani che si sperava arrivasse il più tardi possibile.

Invece no, si interrompono le analisi sulla prima conferenza stampa della Meloni per dire che questa volta non ce l’ha fatta, che Pelè ha consegnato per sempre la sua leggenda alla storia.


È l’ora di cena. Cerchiamo il “Barone”, il salentino che è arrivato più in alto sulle scene del mondo, con un campionato all’occhiello in terra di Spagna, e Franco Causio, che un mondiale lo ha vinto, resta un po’ senza parole e poi ti dice: “Quando uno vince tre mondiali, fa inevitabilmente epoca, si porta con sé la storia più grande, irraggiungibile. È stato il migliore del mondo? Certamente per il suo periodo, quando il calcio prendeva l’animo per la sua schiettezza, sì, hai ragione, per la sua poesia. Poi di campioni ne son venuti tanti altri. Io mi porto il ricordo di quell’unica volta che ho avuto la fortuna di incontrarlo nel Kansas in un’amichevole con la nostra Nazionale, aveva già 39 anni, era sempre inarrivabile. Giocarci contro ti regalava la gioia di aver vissuto un momento indimenticabile. Io che vado su e giù dal Brasile, ho avuto modo di respirare il senso di quel significato immenso che ha avuto e che avrà per sempre, adesso che non c’è più, in maniera ancora più forte, per la sua gente, che se lo porterà per sempre nel cuore. Fra i grandi campioni sudamericani non si è mai spostato dal suo Brasile. Maradona, gli altri hanno giocato in Europa, li abbiamo vissuti nel nostro campionato, hanno fatto parte della nostra storia.

Lui, no. So che a Lecce se lo ricordano al Via del Mare, in quella indimenticabile giornata degli anni sessanta, se ricordo bene, era il 1967».


Ricorda benissimo, Franco Causio, uno che il soprannome “Brazil” se lo porta addosso per il suo estro brasiliano, che ha messo in scena nel corso della carriera. Era il Lecce di Marcello Indraccolo, quello, che colse l’occasione del giro d’Italia del grande Santos. Era arrivata l’estate da appena tre giorni. Il Via del Mare aspettava una cerimonia inaugurale in grande stile. Che arrivò. Il Lecce era quello di Seghedoni. Bottoni (81’ Candido), Pavoni, Vezzani (84’ Cartisano), Pavoni (80’ Carrozzo), Melideo (71’ Viva), Sacchella (66’ Donadei), Mammì (55’ Busilacchi), Bersellini(84’ Lentini), Mellina. Come ricorda Peppe Aquaro, il Santos si allenò sul campo privato del presidente Indraccolo. Pelè segnò tre gol, il Santos vinse 5-1 con tripletta del grandissimo brasiliano, al quale aveva provato ad appiccicarsi Salvatore Donadeo.


Quel Lecce militava in serie C, per Indraccolo quella col Santos era - come racconta ancora Aquaro - il modo di tenere ancora una volta a battesimo lo stadio, dopo l’inaugurazione formale dell’anno precedente contro lo Spartak di Mosca.
La foto di Pelè come grande esempio per la squadra, è stata affissa dal presidente Saverio Sticchi Damiani, nello spogliatoio del Via del Mare, come esempio per i calciatori dopo la sconfitta del Lecce di Corini contro la Spal in casa, insuccesso che fece tanto male a tutti. Il presidente ricorda: «Scrissi ai ragazzi perché riflettessero sino in fondo: il successo non è quante volte vinci, ma come giochi la settimana successiva dopo aver perso. Era una frase del grandissimo Pelè, che ha insegnato sul campo e fuori la grandezza del calcio».
Il Lecce ha affidato ad un post sui social un pensiero per il campione-poeta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA