Mondiale 82, Causio: «Non ci credeva nessuno, fu un trionfo. E che emozione la partita a scopa con Pertini»

Mondiale 82, Causio: «Non ci credeva nessuno, fu un trionfo. E che emozione la partita a scopa con Pertini»
di Antonio IMPERIALE
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Lunedì 11 Luglio 2022, 15:41 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 21:49

«Vai, vecio, vai». Quel minuto lungo una vita. Altobelli, che già al 7' aveva sostituito l'infortunato Graziani, aveva siglato da poco, all'81', il gol del provvisorio 3-0 azzurro sulla Germania che avrebbe accorciato le distanze all'83' con Breitner. Il presidente Pertini già esultava in tribuna, l'Italia era già in festa. A un minuto dalla fine, 89,' entrava in campo il più grande salentino della storia calcistica, Franco Causio da Lecce, la maglia azzurra come la sua pelle, tre mondiali giocati, 63 presenze in undici anni, sei volte in gol, Barone per il suo stile, Brazil per il suo raffinato estro brasiliano. E quando Nando Martellini urlò Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo, correva laggiù, sul campo con l'incontenibile gioia del trionfo.

Provi a raccontare quell'emozione, Causio.

«Un'emozione che fa parte di te stesso, che si rinnova sempre.

Avevo sperato di entrarci, quando si era fatto male Graziani. Vai, vecio, vai, Bearzot, quando mancava ormai solo l'ultimo minuto, fece uscire Altobelli e mi mandò in campo. Era il sogno che si avverava. Io a correre e saltare con gli altri, col cuore in gola. Volevo piangere. Fatemelo dire ancora, adesso che non c'è più: grazie, Bearzot. Fu una vittoria direi cruciale per l'Italia, non solo dal punto di vista calcistico, sportivo».

Erano anni difficili.
«Si respiravano le atmosfere infinite e complesse del caso Moro, della bomba di Bologna, con relativa strage, delle violenze che pagava Milano, le incertezze governative, le gravi difficoltà economiche».

E quella Nazionale non godeva di grande fiducia.
«Assolutamente no. Giornali e televisione ci massacravano. Bearzot in particolare, fatto a pezzi nella fase premondiale».

Perché l'attacco frontale a Bearzot?
«Bearzot era una persona seria, riservata. Aveva fiducia in se stesso. Una persona perbene, che non si piegava ai compromessi».

Le cose sembravano essersi complicate dopo la gara con lo Sporting di Braga che aveva fatto temere il peggio. E il presidente Matarrese, aveva proposto di sostituirlo con Catuzzi del Bari, come lei racconta nel suo libro Vincere è l'unica cosa che conta.
«Ma Bea tenne duro e poi arrivò il presidente Pertini a prenderne le difese, facendo indietreggiare tutti».

A provocare il silenzio stampa fu una battutaccia di un giornalista su Rossi e Cabrini.
«È vero. Bearzot non l'accettò. Non era facile, soli ad un mondiale, con la stampa che non credeva in noi. Bearzot affidò il compito di parlare solo a Zoff».

La risposta sul campo, alla grande, arrivò con la partita con l'Argentina di Maradona.
«Sul grandissimo Diego, fu immenso Gentile, al quale andò poi il riconoscimento del campionissimo. In gol Tardelli e Cabrini, due dei sei juventini presenti, con Zoff, Scirea, e Rossi. Consideravano juventino anche me che ormai giocavo con l'Udinese».

Una grande Italia, contro le più grandi.
«Battemmo le quattro formazioni più forti del mondo. L'Argentina di Maradona, il Brasile di Socrates, Zico e Falcao con la tripletta di Rossi, la cui convocazione aveva provocato le polemiche di chi voleva portare Pruzzo, e i miracoli di Zoff, la Polonia di Boniek e la Germania di Rumenigge».

Dopo il trionfo, il viaggio sull'aereo del presidente Pertini, con Zoff e Bearzot, la famosa partita a scopa.
«Un altro ricordo indelebile come la partita in campo. La vita si arricchiva di senso».

Anche per la gioia di papà con il nome Oronzo, tutto leccese, che portava le bombole di Liquigas con l'ape, a volte con l'aiuto del figlio che sarebbe diventato campione del mondo, di mamma Anna.
«E anche con il ricordo di quella maglia giallorossa che ho vestito come la mia prima pelle. Amo Lecce, mi immagino in piazza Sant'Oronzo, con il rimpianto per la chiusura del Bar Cin Cin, il mio bar, un pezzo importante di storia leccese».

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