«Matricole big? Mi fido del Lecce». Delio Rossi fa le carte alla prossima serie A

«Matricole big? Mi fido del Lecce». Delio Rossi fa le carte alla prossima serie A
di Antonio IMPERIALE
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Lunedì 13 Giugno 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:24

Ha letto della grande festa di Vernole per il suo amico Corvino. Ed è come un viaggio nel tempo, per Delio Rossi. «Ci sono stato più volte - dice -. Sono stato a casa di Leo, conosco la famiglia, il paese. Ricordi che fanno bene all’animo. Leo ama la sua terra in maniera viscerale, si sente un po’ l’ambasciatore di Lecce e del Salento. E adesso che ha riportato la squadra in serie A, so che vive il sogno di farla restare a lungo, di farle acquisire cittadinanza stabile. Una questione d’amore, una questione d’orgoglio». E immagina i giochi del campionato che bussa alle porte. «Intanto un campionato strano, per via dell’inizio prima di ferragosto e della lunga pausa autunnale. Non c’è una storiografia. Ne saranno condizionate le preparazioni. Credo che si possa partire, per una squadra come il Lecce con una preparazione più leggera, per fare subito più punti. E poi farne un’altra, sulla base della preparazione per la parte più lunga, conoscendo bene ormai le condizioni dei giocatori. Sarà come giocare due campionati diversi. Le cinque sostituzioni introdotte dal Covid restano preziose, ma specie in questo caso oltre che la quantità devono garantire la qualità». 

La lotta salvezza

I valori? «Sarà comunque un torneo bifronte. Le grandi lassù e almeno in otto a lottare per salvarsi. Verosimilmente il Lecce con le altre due neo promosse dovrà vincere quest’altro campionato. L’anno più difficile è sempre il primo, sul quale sembra pesare una certa predestinazione. E qui non si può fallire. Perché magari poi tutto può diventare diverso. Vale l’esempio dello Spezia, che al secondo anno ha vissuto una stagione più agevole, riempita di esperienze significative. Clamorosa la salvezza della Salernitana. Se il Milan ha compiuto un miracolo per lo scudetto, quello della Salernitana è stato un miracolo doppio. Sabatini è stato eccezionale, non è facile cambiare una squadra intera a metà campionato. Bravissimo Nicola. Cagliari e Genoa, specialmente i sardi, non si pensava retrocedessero. Una sorpresa. La Sampdoria è rimasta sull’orlo sino alla fine». Fra le neo promosse, dopo il Lecce da primo e la Cremonese da seconda, è arrivato dai play off il Monza di Galliani e Berlusconi, che non si sono negati da subito dichiarazioni ambiziose. «Dovrà fare i conti anche il Monza con le difficoltà del consolidamento in A. Non dimentichiamo che la si dava per superfavorita in B ma ce l’ha fatta solo in extremis sull’ultimo giro dei supplementari, ai play off». Alle spalle delle grandi, ci sarà ancora la collaudata provincia felice, secondo Delio Rossi. «L’Atalanta ha la sua identità e basi collaudate, è una società eccezionale, la migliore forse, quella che sa prendere sempre gli uomini giusti e sa gestirli nel presente ed in prospettiva, ci sarà ancora un bel Sassuolo, un livello più in basso il Verona, l’Empoli che sono consapevoli però dei propri limiti».

Il suo Lecce vincente e quello attuale

Uno sguardo al passato, per parlare del Lecce che verrà e della importanza di mettere le radici in A, in questa particolare stagione del ritorno in paradiso. Delio Rossi ripensa a quel suo anno «dopo la promozione» vissuta con Corvino, a quella stagione chiusa al decimo posto, seconda solo al nono posto di Mazzone. Con Corvino, Rossi ha vinto due campionati, quello del 2002-2003 a Lecce e quello del 2015 a Bologna. «In Emilia - ricorda il tecnico - Pantaleo mi chiamò nel finale. Fu lui a convincermi insieme con Fenucci. Vista la difficoltà della promozione diretta, mi chiamarono a maggio in un ambiente che viveva le ansie di non farcela. “Devi compiere un miracolo”, mi dissero. Ci andammo in A con i play off. Ma quello per me fu un periodo breve. E la storia vissuta a Lecce che mi ha lasciato dentro un segno indelebile. E’ quella storia che ho sentito tutta mia e che mi pare si possa ridisegnare anche in questa nuova stagione, ancora con Corvino, e con una straordinaria società guidata da un presidente che fa onore al calcio». E racconta: «Corvino aveva portato prima Chevanton e Giacomazzi, e sulla scena arrivavano i ragazzi di quella Primavera con la quale Robertino Rizzo vinse il campionato. Ecco i giovanissimi Bojinov, Konan, Vucinic, Ledesma. Vincemmo il campionato ai play off, e nella stagione successiva arrivarono Sicignano, Bolano, Franceschini, Dalmat e fu un finale da dieci, come il decimo posto conquistato». Il Lecce di oggi come quel Lecce di ieri? «Questo Lecce ha vinto alla grande il campionato da capolista. E Corvino ha lasciato il segno con i suoi Coda, Strefezza, Hjulmand, Di Mariano, Gallo,Calabresi, Gendrey , Blin, gli altri, e i ragazzi del Nord, che solo lui conosce così bene, i ragazzi che stanno giocando nelle rispettive nazionali. Giocatori che hanno fatto grande cose in B futuribili per la serie A. E’ più facile ripetere in B un grande campionato di C che non ripetersi fra la cadetteria e la serie A. Vale per tutti, ma soprattutto per i bomber. Occorrono giocatori che possono servire allo scopo.  E sul mercato spiega: «Il mercato manda segnali alla società che deve fare i conti con i bilanci. In qualche caso, vedi Strefezza, o magari lo stesso Coda, o il biondo danese, si può cogliere l’occasione subito, o magari sacrificarsi quest’anno per cogliere maggiori vantaggi l’anno prossimo. Ma nessuno può entrare nel merito. La garanzia, per me si chiama Corvino che amerà chiudere la carriera nella sua Lecce consegnandosi alla storia». A Salerno, dove colse successi che gli fecero attribuire la cittadinanza onoraria, lo chiamavano il “profeta”, Delio Rossi. Che la profezia si avveri.

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