«Era il numero uno, anche in bontà e umiltà. Sempre il primo in aiuto dei compagni di squadra»: il dolore di Pedro Pablo Pasculli

«Era il numero uno, anche in bontà e umiltà. Sempre il primo in aiuto dei compagni di squadra»: il dolore di Pedro Pablo Pasculli
di Lino DE LORENZIS
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Giovedì 26 Novembre 2020, 09:58 - Ultimo aggiornamento: 10:31

«Per favore, possiamo sentirci più tardi? Ancora non credo a ciò che ho appena sentito in tv. Prima voglio sentire qualcuno in Argentina, spero si tratti di un clamoroso errore». Così Pedro Pablo Pasculli al telefono dopo pochi minuti dall’annuncio della morte di Diego Armando Maradona. Un fratello, un amico con il quale ha condiviso momenti indimenticabili nell’Argentinos Juniors e nell’Albiceleste, la nazionale argentina.

Pasculli, purtroppo la notizia è vera: Maradona non c’è più. Qual è il suo stato d’animo?

«Sto male, sto veramente male. Eravamo tutti convinti che Diego avrebbe vinto anche questa partita e invece il cuore non ha retto. Diego ci ha fatto un brutto scherzo, è andato via all’improvviso gettando nello sconforto milioni di persone che l’hanno sempre amato. Nel gruppo whatsapp dei campioni del mondo del 1986 siamo tutti sgomenti, non riusciamo ad accettare questa triste notizia».

Il mondiale dell’86 in Messico probabilmente è il ricordo più bello della sua amicizia con Maradona. Cosa ricorda di quel trionfo?

«Ricordo tutto alla perfezione come se fosse accaduto ieri. Ricordo ad esempio che il commissario tecnico Bilardo ci portò in ritiro per un paio mesi perché era convinto che quel sacrificio ci avrebbe permesso di arrivare al top al mondiale. Io non ero titolare però giocai la gara secca degli Ottavi di finale contro l’Uruguay ed ebbi la fortuna di segnare la rete della vittoria. Speravo di aver conquistato la fiducia di Bilardo e invece nei Quarti contro l’Inghilterra mi mandò di nuovo in panchina. Ci rimasi malissimo, ricordo che all’annuncio della formazione titolare Diego mi chiamò in disparte per rincuorarmi. “Pedro, stai tranquillo - disse -. Questo mondiale lo vinceremo tutti insieme con il sacrificio di tutto il gruppo”.

Ecco: Maradona era questo, un leader in campo e soprattutto fuori dal campo. Ma a Diego mi legano altri episodi indimenticabili della mia carriera».

Quali?

«Arrivai giovanissimo dal Colon Santà Fè all’Argentinos Juniors, avevo 20 anni. Lo spogliatoio era molto piccolo e il magazziniere ci passava il materiale sportivo attraverso una piccola finestra. Io ero molto emozionato e mi misi in un angolo in attesa di avere gli indumenti per il mio primo allenamento con l’Argentinos quando, all’improvvisò, arrivò Diego. Mi venne incontro e disse: piacere, io sono Diego Armando Maradona. Feci fatica a pronunciare il mio nome, Pedro Pablo Pasculli. Mi diede una pacca sulla spalla e tra noi iniziò una splendida amicizia che è andata avanti fino ai mesi scorsi quando ci sentivamo attraverso whatsapp. Lui è sempre rimasto lo stesso del primo giorno all’Argentinos: umile e sempre disponibile».

Pasculli, è vero che tutti i compagni amavano alla follia Diego Maradona?

«Verissimo. In tanti anni di carriera non ho mai incontrato un calciatore buono e disponibile come Diego. Lui era il numero 1 e come tale avrebbe avuto il diritto di rimproverare chiunque. E invece non l’ho mai sentito urlare contro un compagno di squadra. Anzi, se qualcuno si rendeva protagonista di un passaggio sbagliato o di un tiro fuori misura, Diego era il primo ad avvicinarsi per rincuorarlo ed invitarlo a non mollare. Anche per questo Diego è stato il numero 1».

Forse, solo con se stesso non si è comportato da numero 1: è d’accordo?

«Purtroppo è la verità. Diego pensava sempre agli altri e probabilmente poco a se stesso. Non si è voluto bene, ha trascurato per molti anni la sua salute e alla fine ci ha lasciati all’improvviso. È un giorno triste per tutti. Che riposi in pace».

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