Lucioni: "Lottiamo tutti insieme per sconfiggere il virus"

Fabio Lucioni
Fabio Lucioni
di Tonio DE GIORGI
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Domenica 29 Marzo 2020, 17:27
Per chi fa il calciatore questa è la partita che più difensivista non si può. Nulla a che fare con il calcio. Qui c’è in gioco la salute e la vita di tutti e bisogna difenderla con i denti, arroccati in casa. 
«È un sacrificio per tutti, da bravi cittadini dobbiamo attenerci alle disposizioni del governo, lo dobbiamo pure a chi sta combattendo in prima linea per noi: medici, infermieri, forze dell’ordine», afferma il difensore del Lecce Fabio Lucioni durante la diretta sul canale Instagram della società giallorossa.
In poco meno di un mese le abitudini sono cambiate, la routine quotidiana è stata stravolta, e chissà per quanto tempo si convivrà con nuovi modi di vivere il quotidiano. Torneranno, forse a maggio, le partite di calcio con tutti i rituali che ne conseguono. «Pensare che domani (oggi, ndr) devo pranzare a casa e già un sacrificio, osserva, «mi manca il ritiro pre partita, la colazione con i compagni di squadra, la quotidianità, l’attesa di scendere in campo alle tre del pomeriggio. Questo periodo, però, ci permette di stare un po’ di più con la famiglia, con i nostri figli, con mia moglie: la figura femminile è importante, anche per il nostro equilibrio. Mio figlio, il primogenito, ormai mi riempie di disegni: campi di calcio, giocatori con la maglia numero 5. Lo sport gli piace, guarda con interesse anche al tennis e al golf, ma sarà fondamentale studiare. Io, purtroppo, non ero uno studente modello e, conseguito il diploma di geometra, mi sono dedicato al calcio. Per diventare calciatore devi avere perseveranza, voglia e fare sacrifici. È una strada piena di difficoltà, non è mai semplice. Ci sono tante variabili che possono cambiare le sorti della propria carriera. Io ero un centrocampista, ma a 15 anni, Nicola Traini, allenatore degli Allievi della Ternana, mi arretrò in difesa: se vuoi diventare calciatore è quello il tuo ruolo, mi disse. Aveva ragione».
Come i suoi compagni di squadra e colleghi, pure Lucioni si allena in modalità smart. «Mi sto allenando, ci atteniamo al programma che il “prof” ci ha dato da seguire in casa», dichiara, «cerchiamo di mantenerci un po’ in forma, la società ci ha messo a disposizione qualche attrezzo. Quando si tornerà alla normalità l’aspetto mentale conterà tantissimo».
Non vede l’ora Lucioni di continuare a inseguire la salvezza con la maglia giallorossa in un campionato conquistato meritatamente e con sacrificio. «La partita preferita con la maglia del Lecce è quella con lo Spezia, in casa», aggiunge: «l’abbraccio con i compagni, il primo fu con Falco. Sono arrivato a Lecce con l’obiettivo di tornare in A dove merita di stare questa piazza. Ci stiamo divertendo. Nella mia carriera ho sempre giocato al sud. La mia unica esperienza al nord è stata con lo Spezia, una piazza che ricorda molto quelle del sud che si distinguono per vicinanza, nei momenti difficili, e calore. Lecce è così, è una piazza bellissima: mai fatto mancare il proprio calore». Prima della sosta forzata, l’Atalanta rifilò sette gol al Lecce mettendo a nudo i limiti della difesa più battuta di serie A. «Ma la fase difensiva dipende da tutta la squadra», ribadisce. «Una neopromossa è più vulnerabile. L’attaccante più forte che ho incrociato è Dzeko, è il più completo, ma può fare di più in fase realizzativa. Cristiano Ronaldo, che non ho ancora affrontato, non ha bisogno di presentazioni: insegue sempre il top della forma e ha fame di successi. Meglio di Messi? L’argentino si distingue per estro e rapidità, sono due grandissimi campioni».
In questo momento è difficile guardare molto avanti, ma Lucioni nutre già qualche desiderio. «Dopo questo isolamento voglio fare un bell’allenamento e una bella passeggiata con la mia famiglia», conclude. «E anche una bella cenetta fuori. Intanto combattiamo tutti insieme, uniti ne usciremo, restiamo a casa e poi ci diamo appuntamento al Via del Mare per tifare Lecce».
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