Il Lecce paga la fluidità del gioco del Venezia. La chiave per il ritorno: più qualità nel possesso palla

Il Lecce paga la fluidità del gioco del Venezia. La chiave per il ritorno: più qualità nel possesso palla
di Michele TOSSANI
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Mercoledì 19 Maggio 2021, 05:00

Il Lecce esce sconfitto dalla trasferta al Penzo contro il Venezia nella partita d’andata delle semifinali playoff al termine di una gara difficile. Dal punto di vista tattico infatti la battaglia in campo è stata nettamente vinta dagli uomini di Paolo Zanetti. Il 38enne tecnico di Valdagno ha mandato in campo una squadra fluida, con Mazzocchi terzino a tutta fascia sulla destra e con Aramu che andava a giocare fra le linee, a supporto del centravanti Forte. Sulla sinistra erano poi Molinaro (82 palloni toccati) e Dennis Johnsen (85% di passaggi precisi) a garantire ampiezza. Il norvegese, soprattutto, si è rivelato una vera spina nel fianco della fase difensiva leccese con i giallorossi che, in generale, hanno sofferto la spinta sulle corsie esterne garantita da quella sorta di 4-3-3 asimmetrico con il quale Zanetti ha schierato i suoi in fase di possesso. 

 

Le difficoltà a centrocampo


Nel mezzo poi la squadra ospite non è riuscita ad arginare il centrocampo veneto, in particolare Anthony Taugourdeau (70 palloni con l’88% di passaggi riusciti) e uno Youssef Maleh che si è distinto più per qualità che per quantità delle giocate (40 palloni toccati). A tutto questo va aggiunta anche la sofferenza continua palesata dal Lecce nelle situazioni di palla inattiva, che hanno finito per aumentare la pericolosità offensiva del Venezia. Il primo tempo è stato quindi un monologo arancioneroverde (10 angoli a uno) col rombo di centrocampo giallorosso in costante difficoltà nello scivolare esternamente per aiutare Maggio e Gallo
A tenere in partita i giallorossi sono state la parate di Gabriel. Ma la compagine salentina ha registrato problemi anche nella fase offensiva: della squadra che ha registrato il miglior attacco della stagione regolare (a pari merito dell’Empoli con 68 reti realizzate) non si è vista traccia nella trasferta in terra veneta. La manovra è stata lenta e sono mancati tanto i passaggi a superare le linee difensive avversarie nella trequarti offensiva quanto le combinazioni a più giocatori che avevano invece caratterizzato quest’anno la fase di possesso della squadra di Corini. Con le linee di passaggio verso Mancosu chiuse, il Lecce non è riuscito a trovare soluzioni alternative per costruire azioni d’attacco pericolose. Majer e Bjorkengren sono risultati poco efficaci nel supportare la manovra offensiva e i salentini hanno così fatto fatica a proporre palle giocabili a Coda e Stępiński. La mancanza di qualità offensiva ospite si è resa ancor più evidente nella ripresa. Il Lecce ha dominato in termini di possesso del pallone (ben il 64% nei secondi quarantacinque minuti di gioco) ma senza creare pericoli seri dalle parti della porta difesa dal finlandese Niki Mäenpää. La manovra è così ristagnata in uno sterile giro palla, nel vano tentativo di trovare spazi in una zona di rifinitura (quella compresa fra le linee di difesa e centrocampo rivale) ben presidiata da un Venezia che in fase difensiva si disponeva con un 4-4-1-1 molto stretto, con Aramu attento a schermare Morten Hjulmand (una copertura efficace, col danese che è stato molto limitato dalla guardia montata su di lui dal no.10 veneto) e con Johnsen e Fiordilino pronti a coprire gli spazi di mezzo ai lati di Maleh e Taugourdeau.

La difficile gestione delle due fasi di gioco (offensiva e difensiva) da parte del centrocampo leccese è testimoniata anche dal doppio cambio effettuato da Corini nella ripresa con le uscite delle due mezzali Bjorkengren e Majer e l’ingresso di Henderson e Nikolov. Lo scozzese (il cui ingresso poteva forse essere anticipato nello slot dell’intervallo) ha migliorato la fluidità della manovra ospite con il suo movimento, pur come detto in presenza di un Venezia che è riuscito a proporre buone fasi di difesa posizionale bassa. 

 

Le possibili contromosse


A questo punto al Lecce resta solo la vittoria per poter accedere alla finale promozione. Sulla carta un risultato possibile, a condizione di presentarsi al ritorno del Via del Mare con una fase di possesso più qualitativa e prestando massima attenzione alle ripartenze dei lagunari. Per quanto concerne il primo punto, sarà essenziale per i giallorossi proporre un palleggio più veloce e fluido, con una migliore pulizia tecnica soprattutto in fase di rifinitura. Con un Venezia che verrà presumibilmente a difendersi nella propria metà campo, per ripartire poi una volta conquistata palla, il Lecce dovrà limitare al minimo le perdite di possesso, soprattutto in fase di costruzione e di consolidamento del possesso. Al momento di attaccare nell’ultimo terzo di campo la squadra di Corini dovrà inoltre cercare di allargare le maglie lagunari (costruendosi delle alternative valide alla ricerca insistita dell’imbucata centrale) in modo da costringere gli uomini di Zanetti a doversi preoccupare di difendere sia l’ampiezza che la profondità. Per questo sarà importante il lavoro di spinta degli esterni bassi ma anche quello ad allargarsi delle mezzali e delle punte. In questo senso, il recupero di un giocatore come Pettinari (abile a muoversi anche in zone esterne) potrebbe aiutare molto. Riguardo invece le ripartenze, i giallorossi dovranno preoccuparsi di essere attenti e aggressivi nelle marcature preventive, difendendo in avanti per non lasciare i vari Forte, Aramu e Johnsen liberi di attaccare in campo aperto.

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