L'omaggio di Tapparini al Lecce e al calcio: l'Abbraccio che resta

L'omaggio di Tapparini al Lecce e al calcio: l'Abbraccio che resta
di Francesco BUJA
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Venerdì 6 Dicembre 2019, 18:59 - Ultimo aggiornamento: 19:25

Cinque giocatori in maglia giallorossa che si abbracciano in una festa di tinte accesissime, impronta inconfondibile di Tapparini figlio, Vittorio, e del compianto padre, Ugo. Arte e calcio insieme in un metro per centocinquanta centimetri, quasi le stesse proporzioni di un campo di calcio. Il quadro è intitolato “l’Abbraccio che resta”, con la A maiuscola. La tela non descrive soltanto la gioia per la vittoria che l’11 maggio scorso sancì l’ascesa del Lecce in serie A dopo gli anni del purgatorio in Lega Pro/Serie C e la marcia trionfale in B. Esprime anche l’abbraccio, appunto, alla e della comunità salentina. Una fratellanza che diventa accoglienza con la presenza al centro della scena di un giocatore di colore. A mezzogiorno, oggi, la cerimonia di consegna dell'opera di Vittorio Tapparini all'Unione sportiva lecce. Una tela ad olio.
 

 

«È stata per noi un’occasione per ricevere ancora una volta una forma di apprezzamento, di sostegno, da parte del territorio –  dice il presidente del Lecce calcio, Saverio Sticchi Damiani - . Questa società riceve ogni giorno manifestazioni di attaccamento, in questo caso da parte di un artista notissimo, che ha deciso, per dimostrare la sua voglia di dare un contributo alla propria squadra, di fare questo omaggio al club. E lui interpreta proprio lo spirito di tanti tifosi leccesi, che nella proprie possibilità cercano di manifestare l’attaccamento al club».

L’opera di Vittorio Tapparini, pittore e scultore leccese i cui lavori sono stati esposti in giro per l’Italia e talvolta hanno varcato i confini nazionali, esprime la gioiosa bellezza del gioco di squadra, genuinità di uno sport ormai soverchiato da affari, inutili contorni e tecnologia. Una rappresentazione, il calcio di oggi, che ha quasi perso la sacralità. Spesso occasione di odio e di discriminazione. «Dallo stadio si deve ripartire per recuperare un po’ il senso della comunità», sottolineato il pittore. Il suo è l’invito a «stringersi di più nell’orgoglio di appartenere a una realtà calcistica orgogliosa e tenace, tra le più belle del Sud Italia. L’arte ha questo ruolo di cambiare la società. Cosa verrà dopo non si sa».

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