Gregucci "salva" il Lecce: "Con Baroni i giallorossi sono in buone mani"

Angelo Gregucci
Angelo Gregucci
di Dino MICCOLI
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Mercoledì 22 Marzo 2023, 05:00
Il sogno e il lavoro. La lealtà, la forza e il coraggio. Se fossero stelle formerebbero tutte insieme la “costellazione” inseparabile di Adamo Gregucci, il mister tarantino - nato a San Giorgio Ionico, 58 anni fa - a cui è stato consegnato il “Premio 7 Colli” alla vigilia del derby Roma-Lazio. Il difensore laziale che mosse i primi passi dal paese a pochi chilometri da Taranto, marcatore di Maradona e Van Basten, tanto per citarne alcuni, non è stato mai dimenticato nella capitale dove attualmente vive.
Nella veste di allenatore ha vissuto anche una parentesi nel Lecce, all’epoca di proprietà della famiglia Semeraro. Mister Gregucci, da lontano, continua a seguire le vicende del club giallorosso. «La squadra di Baroni è in linea con i suoi programmi - sottolinea -. Adesso il periodo non è dei migliori ma ci sta. Tra l’altro le prestazioni non sono mai mancate e Baroni ha costruito qualcosa di importante». Anche se ad accendere per l’ennesima volta passione e competenza di primo pelo «è quel Pantaleo Corvino fine conoscitore di calcio e di talenti - dice con forza mister Gregucci che tesse le lodi del responsabile dell’area tecnica del Lecce -. Pantaleo è sempre lo stesso. Lui è abile a pesca campioni che sono appetiti da squadre di alto rango. Prendete il portiere Falcone ad esempio che proprio in questi giorni è alla corte di Mancini. Senza dimenticare il capitano della squadra giallorossa, il centrocampista Morten Hjulmand, che sembra essere finito nel mirino di grandi club italiani ed europei. Ma nel Lecce attuale di calciatori interessanti ce ne sono altri ancora, signori, davvero tanto di cappello al club salentino e avanti tutta». Nel Lecce di mister Baroni c’è un giocatore che, tuttavia, si staglia per la “filosofia” di mister Gregucci. «Ecco - continua ancora l’ex laziale e vice allenatore della Nazionale italiana - Baschirotto è paradigmatico rispetto a quello che stiamo dicendo: Federico un giocatore che viene dalla gavetta e che si è messo in gioco utilizzando quella caparbietà e quella forza che portano ovunque. Siamo ancora dentro quei valori essenziali». Perchè il calcio è «materia difficile - aggiunge - ma essenzialmente quello che vale per la vita, vale per il calcio e viceversa. Il talento è importante, ma l’uomo è imprescindibile». Testimonianza ulteriore: la parentesi con l’Alessandria qualche anno fa? «Arrivammo in semifinale, dunque tra le prime quattro di Coppa Italia. Venne anche Al Jazeera a fare un reportage su di noi. Ai ragazzi dissi: questo è l’esempio più lampante che si può arrivare, basta lavorare sodo tutti i giorni e crederci sempre”. Tra Roma e la Puglia, la sua terra, la sua San Giorgio Ionico, Adamo Gregucci risponde anche sul suo futuro. «Ho declinato qualche offerta per stare più vicino a mio padre ma con una possibilità ricca di significato, coniugando famiglia e il mio calcio, potrei tornare sulla panchina». In viaggio su una navicella che susciti emozione, tracciando traiettorie attraverso punti di luce che parlino del calcio vero, autentico. «I risultati arrivano - completa Gregucci - la mia vita mi ha insegnato questo. Se devo dedicare l’ultimo pensiero al Lecce, non ho dubbi. È in linea con i suoi programmi e soprattutto è in buone mani».