Lecce, tra diritti tv e mancati incassi in ballo 16 milioni di euro. Corsa contro il tempo per riprendere il campionato

Saverio Sticchi Damiani e Renè De Picciotto
Saverio Sticchi Damiani e Renè De Picciotto
di di Lino DE LORENZIS
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Venerdì 20 Marzo 2020, 10:07
LECCE Il problema è molto serio. Le sorti di molti club di serie A sono legate alla fine dell’emergenza coronavirus. Tutti i presidenti si stanno prodigando affinché il campionato possa riprendere al più presto e con la speranza poi di riuscire a portarlo a termine entro la data fatidica del 30 giugno. A tal proposito, vale la pena ricordare che ogni stagione sportiva ha inizio il giorno 1 del mese di luglio e termina il 30 di giugno, da qui la necessità di completare il calendario entro la fine della stagione corrente, 2019-2020, anche perché ci sono tanti contratti in scadenza proprio alla data del 30 giugno. Andare oltre sarebbe un problema di difficile soluzione.
Quali sarebbero le conseguenze dello stop definitivo del campionato di serie A 2019-2020? Per rendere l’idea è sufficiente dire che le società della massima serie perderebbero di colpo una cifra che si aggira intorno ai 740 milioni di euro. Nel caso del Lecce, club di provincia, neopromosso in A e con una squadra allestita per centrare l’obiettivo della salvezza, il rischio è di subire un danno economico quantificabile in circa 16 milioni di euro. Il calcolo ovviamente è approssimativo ma comunque molto vicino alla realtà e comprende la quota dei diritti televisivi, pari a circa 12 milioni di euro, e un terzo dei proventi stagionali di biglietteria, sponsorizzazioni e merchandising. È inutile dire che sarebbe una botta difficile da assorbire anche per un club virtuoso come quello giallorosso, i cui bilanci sempre in ordine sono il fiore all’occhiello del gruppo dirigenziale guidato da Saverio Sticchi Damiani.
Come detto, tutte le società di serie A, all’unanimità, vorrebbero che il campionato si concludesse regolarmente ma, secondo quello che è il pensiero del presidente del club di via Colonnello Costadura e di altri presidenti della massima serie, in questo momento è necessario anche porsi altri quesiti. Ad esempio, cosa accadrebbe se - a causa dell’emergenza coronavirus - non si riuscisse a ripartire? Oppure, nel caso in cui si decidesse di completare la stagione con play off e play out: quando si giocherebbe? E quali sarebbero i criteri da adottare per stabilire le squadre in lizza?
Questi temi saranno al centro del dibattito dell’Assemblea, prevista per ieri mattina e, in extremis, rinviata a oggi con inizio alle ore 12. Ovviamente, in videoconferenza. Nell’occasione, i presidenti tratteranno anche un altro argomento scottante, e che tra l’altro ha già fatto litigare Lotito e Agnelli. Oggi infatti verrà decisa la data in cui tutte le squadre di serie A riprenderanno gli allenamenti sul campo. La Lazio in verità premeva per cominciare già lunedì 23 marzo, senza tener conto che i tesserati di alcuni club, come ad esempio Juventus, Verona, Fiorentina, Sampdoria e altre, sono in quarantena. Da qui, l’idea di ripartire tutti insieme sabato 4 aprile con l’obiettivo di riprendere il campionato domenica 3 maggio. Da vedere poi se a porte aperte oppure a porte chiuse.
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