Il match analyst/Lecce, le transizioni difensive restano un problema irrisolto

La disposizione dei giallorossi su un corner a favore
La disposizione dei giallorossi su un corner a favore
di Michele TOSSANI
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Martedì 24 Agosto 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:20

Chi l’avrebbe mai detto che all’esordio in campionato il Lecce avrebbe perso con la Cremonese e per giunta incassando tre gol? Il kappaò dello “Zini” deve far riflettere in casa giallorossa soprattutto per il mondo in cui è maturato al termine di una gara che ha evidenziato come la formazione salentina sia ancora un cantiere aperto. Dal punto di vista tattico, per il suo esordio sulla panchina leccese Marco Baroni disegna un 4-3-3 come sistema base con Gendrey, Tuia, Lucioni e Gallo davanti a Gabriel; Blin play basso affiancato da Hjulmand e Majer a centrocampo e con Coda prima punta supportato dagli esterni Strefezza e Olivieri. Fin dalle prime battute (tiro di Bonaiuto finito alto per i grigiorossi) si intravedono delle problematiche che saranno una costante per tutto l’arco dell’incontro, vale a dire le difficoltà del Lecce a gestire le fasi di non possesso e, in particolare, le transizioni avversarie. In linea generale la compagine giallorossa fatica però anche col pallone fra i piedi. La costruzione viene sporcata dalla pressione alta della squadra di casa, col Lecce che spesso è costretto a rifugiarsi nella palla lunga per i riferimenti più avanzati, non riuscendo a garantirsi un’uscita pulita da dietro. Quando la squadra di Baroni riesce a manovrare, l’idea è quella di muovere palla sfruttando le corsie esterne attraverso le combinazioni che si dovrebbero venire a creare con le catene laterali formate da terzino, mezzala e ala di parte. In realtà, anche in queste situazioni la manovra pugliese fa fatica a guadagnare campo in avanti e la linea arretrata lombarda riesce a gestire bene le verticalizzazioni leccesi. Problema ancora più evidente restano però, come detto in apertura, le transizioni difensive. Il Lecce attacca con molti uomini ma, una volta persa palla, la riaggressione immediata è debole e anche le marcature preventive non sono portate con efficacia. Di conseguenza, la Cremonese di Pecchia riesce a ribaltare rapidamente e bene il campo, proponendosi con pericolosi contropiedi in una prima frazione caratterizzata proprio dalle numerose transizioni effettuate dalle due squadre. Il secondo tempo comincia sulla falsariga del primo, col Lecce che tiene il possesso (alla fine quello dei giallorossi sarà del 59%) e la compagine di casa ad agire soprattutto di rimessa.

Una situazione che si accentua dopo il gol del vantaggio della Cremonese. È da sottolineare come tutte le marcature grigiorosse siano avvenute sfruttando situazioni di transizione.

Anche la rete di Valzania infatti nasce sì a seguito di una punizione causata da un fallo di Hjulmand ma dopo che questo calcio piazzato era stato generato da una transizione breve orchestrata dalla Cremonese su palla persa da Strefezza in zona di costruzione leccese e a seguito di una contropressione grigiorossa. Le altre due segnature (di Bonaiuto e Valeri) nascono addirittura da contropiedi lunghi effettuati dagli uomini di Pecchia partendo da palle riconquistate su calci d’angolo battuti dai salentini. Nel caso della rete di Valeri i giallorossi si trovano anche in una situazione di 3c2 a proprio vantaggio ma non riescono lo stesso a gestire il contropiede, facendosi infilare per la terza volta. I cambi effettuati dal tecnico leccese (Paganini per Blin, Listkowski per Majer, Bjorkengren per Strefezza e, successivamente, Calabresi e Helgason al posto di Gendrey e Olivieri) e il passaggio ad una sorta di 4-2-3-1 non hanno sortito gli effetti desiderati. Alla fine la squadra di Baroni non è riuscita a rendersi pericolosa, se si esclude la grande occasione di Coda ed il gol annullato per fuorigioco nel primo tempo. I dati confermano quanto visto con la produzione offensiva leccese che si è limitata a 0.89 expected goals (xG) e ad un 26 di Indice di Pericolosità Sics, contro gli 1.74 xG e 33 IPO della Cremo. A mancare sono stati diversi giocatori, a partire da Blin che non ha prodotto nemmeno un passaggio chiave, vale a dire uno di quei passaggi che permette alla propria squadra di superare una linea difensiva avversaria. Anche da Coda ci si attendeva qualcosa di più, soprattutto in occasione della grande opportunità avuta ad inizio gara ma, a conti fatti, il centravanti giallorosso è stato servito male (come detto, spesso con palloni lunghi) ed è stato poco supportato da esterni e mezzali (Hjulmand e Majer). Queste ultime due poi sono essenzialmente giocatori di palleggio e non invasori che possano garantire grande aiuto nell’andare a riempire efficacemente l’area avversaria. La rosa è giovane ed è solo la prima partita. Si è cambiato tecnico e modello di gioco. Ma a preoccupare è il ripetersi di difficoltà già viste nelle stagioni passate con altri gruppi e altri tecnici. Su queste dovrà intervenire quanto prima Baroni.

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