L’impronta di Capuano sulla svolta del Taranto

L’impronta di Capuano sulla svolta del Taranto
di Mimmo CARRIERI
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Martedì 13 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:45

«Credo che nessuno avrebbe pronosticato la nostra classifica attuale ad inizio stagione». Tutto sommato ha ragione il tecnico del Taranto, Eziolino Capuano. Quel mercato di basso profilo dell’estate, quell’avvio-choc della stagione, i ‘mille’ infortuni degli ultimi mesi, la contestazione accesa poi trasformata in diserzione, qualche episodio arbitrale clamorosamente a sfavore: una serie incredibile di lacune e contingenza avversa che non facevano presagire nulla di buono o comunque niente di simile ai 23 punti attuali (7 vittorie, 6 in casa ed una fuori, e due pareggi) ed il settimo posto. Ma proprio queste sono le condizioni di campo e di ambiente nelle quali Capuano si esalta, da sempre.

L’allenatore-totem, come lui si definisce, è diventato un alchimista: centellina le condizioni degli acciaccati, inventa ingredienti sconosciuti adattando calciatori in ruoli mai fatti, scova risorse caratteriali negli inferi della precarietà. Il tecnico ha accentrato ogni discussione, rintuzzato ogni critica, enfatizzato qualsiasi situazione, messo mediaticamente in disparte la società e lottato per dare un senso ad un campionato nato male ed ora approdato ad un briciolo di serenità.

Il cambio di passo

Il Taranto non è meglio né peggio di quello uscito dal mercato estivo (tranne il portiere), è solo andato oltre i propri limiti, aiutato da chi ci sa fare in questi casi (l’allenatore appunto). Ma proprio per questo i rossoblù non possono permettersi di abbassare la tensione, di credersi migliori di quanto non siano in realtà. Perché se la squadra si normalizzasse, tornerebbero ad affiorare tutti i difetti e le mancanze che sono parte del patrimonio tecnico e di esperienza di questo gruppo. «Non scherziamo», ha detto Capuano domenica quando in tv qualcuno gli ha paventato i play-off con i giusti innesti sul mercato, «il nostro obiettivo rimane la salvezza e quando l’avremo conquistata, potremo dire di aver vinto il nostro campionato. Stiamo facendo bene, ma non siamo il Manchester City. Dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo», così ha sintetizzato il tecnico senza fare alcun riferimento alla campagna acquisti. Perché, si può prevedere, il mercato ionico sarà movimentato ma difficilmente investimenti ed innesti saranno così ‘pesanti’ da generare chissà quali miglioramenti.

La salvezza come unico obiettivo

Piuttosto è lecito attendersi una razionalizzazione dell’organico, la copertura di qualche ruolo scoperto e la monetizzazione dall’uscita di qualche pedina richiesta, come si vocifera di Antonini, Diaby e Guida, per esempio. In tutto questo, poi, c’è il monito dello scorso anno. Quel Taranto chiuse il girone di andata con 27 punti (poi divennero 24 quando fallì il Catania) e concluse il 2021 a quota 30 dopo la prima giornata di ritorno (vittoria a Torre del Greco). In quell’istante quella rosa si convinse di essere pronta a conquistare i play-off, acquisì una presunzione tale da determinare un vero crollo da gennaio in poi, fino a sfiorare i play-out con tutti i rischi connessi. A Messina, Tommasini e soci proveranno a rimpinguare il bottino, giocando per la prima volta alle 12,30 per poi finire il 2022 in casa con il Monopoli, ancora con uno stuolo di assenti (sicuri Panattoni, Raicevic, Infantino e Diaby, in forse Vona e Granata) e senza il supporto del pubblico amico.

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