Il Taranto ha il mal di gol: all’asciutto da sei partite

Il Taranto ha il mal di gol: all’asciutto da sei partite
di Mimmo CARRIERI
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Venerdì 3 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17:35

Il Taranto non segna più. «Un dato incontrovertibile su cui dobbiamo senza dubbio migliorare», ha ammesso anche il tecnico Capuano. Ma il tema va approfondito, perché è diventato un problema serio che da molte settimane, ormai, impedisce ai rossoblù di vincere. I numeri sono eloquenti. L’ultima partita nella quale gli ionici hanno segnato risale allo scorso 17 dicembre, più o meno un mese e mezzo fa o meglio sei partite orsono. In quell’occasione i ragazzi di Capuano s’imposero per 2 a 1 a Messina, gara conclusiva dell’andata. Dopo Gelbison e Andria (18), il Taranto è il peggior attacco del girone C con 19 gol segnati in 25 partite, media 0,76. E se si pensa che adesso la zona play-out insegue ad appena 3 punti di distanza, la questione appare critica. I pareggi senza reti infilati nelle ultime sei partite con Monopoli, Turris, Andria e Gelbison, sommati alle sconfitte (senza segnare) con Catanzaro e Foggia completano l’inquietante quadro delle cifre del reparto offensivo. I binari di analisi sono due: il gioco e gli interpreti.

PRODUZIONE SCARSA

«Abbiamo creato, ai ragazzi non posso rimproverare nulla, il portiere del Foggia ha fatto due grandi parate». Così Capuano ha difeso squadra e lavoro dopo la batosta dello “Zaccheria” nel solco del suo schema comunicativo. Tuttavia guardando tra le pieghe del gioco e dell’atteggiamento della sua squadra è facile scorgere qualche mancanza che incide direttamente sulla sterilità offensiva. In nome (legittimamente) di una ricerca spasmodica dell’equilibrio, il Taranto gioca molto ‘basso’ quasi a ridosso della propria area di rigore, con l’obiettivo di recuperare palla e ripartire. Ma la rosa non ha contropiedisti e quando la manovra si sviluppa sugli esterni con i due “quinti”, Ferrara e Mastromonaco, i centrocampisti per caratteristiche e livello tecnico accompagnano assai poco. Dunque quasi sempre si arriva al cross o all’imbucata con la difesa avversaria schierata ed in superiorità numerica: così si fa fatica a segnare, o anche solo a creare occasioni. Dichiarazioni a parte, a Foggia il Taranto ha tirato solo un paio di volte e di occasioni vere nemmeno l’ombra. E’ andata meglio in passato quelle poche volte in cui la squadra pressa più alta e nel recupero-palla si trova più vicina all’area avversa. Insomma la compattezza e la coralità degli ionici si esprime al meglio nei primi 50 metri di campo, assai meno dalla trequarti offensiva in su. Il timore di Capuano è quello – lo ha detto più volte – dell’effetto coperta corta e quindi di rischiare in difesa (che nei numeri e nel rendimento tiene bene), ma dei correttivi andranno apportati. Non tanto nel modulo, quanto nella modifica delle posizioni.

I SINGOLI

Il mercato ha rivoluzionato il reparto avanzato, dove è rimasto Tommasini, che peraltro è l’unico per caratteristiche a muoversi dentro l’area ed a generare scampoli di pericolosità, ma è acerbo. Tutti gli altri interpreti, più o meno esperti, sono prime o seconde punte poco confidenti con il gol, come le carriere indicano. Semprini svaria, Bifulco è un esterno adattato a seconda punta, Rossetti un colosso con fiuto appannato, e l’ultimo arrivato, Nocciolini, il più tecnico ed esperto di tutti ma anche lui ormai più elemento di manovra che di cinismo sotto porta. L’auspicio è che ciascuno porti in dote qualche gol, la cui somma possa aiutare ad invertire la tendenza.

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