L'ex Angelozzi: "Lecce, ai play off devi usare la testa"

Guido Angelozzi
Guido Angelozzi
di Antonio IMPERIALE
4 Minuti di Lettura
Domenica 16 Maggio 2021, 10:00

«Il Lecce lo aspettavamo lassù, in serie A, dove sembrava già esserci arrivato con l’autorevolezza della grande squadra. Quattro punti di vantaggio erano tanti, sembravano incolmabili con quegli uomini. E invece è accaduto quello che non ci aspettavamo, ma che nel calcio accade. Ci può stare. Ci accadde già, con il Lecce, nella stagione 2007-2008. Io ero il direttore sportivo, Beppe Papadopulo l’allenatore». Guido Angelozzi parte dai ricordi, da un passato che gli richiama analogie con il presente.

I ricordi della promozione in A

«Un passato ricco di grandi passioni - dice -. Avevamo anche noi una squadra mitraglia, come oggi il Lecce di Corini. Con noi sparavano allegri fuochi d’artificio, Abbruscato e Tiribocchi, 31 gol in due, e poi Corvia ed in mezzo, ad alimentare il gioco, i Vives, Valdes, Zanchetta, Munari. Oggi c’è Coda che il suo campionato personale lo ha già vinto, per la prima volta primo nella classifica dei bomber; accanto ha un compagno di grandi qualità tecniche come Pettinari, e poi il baby d’oro Rodriguez, e Stepinski, davvero una grande batteria. E tanta gente di valore a reggere le redini del gioco, vecchi e nuovi nel grande mix corviniano». Gli stati d’animo di allora, quelli di oggi. Una confessione, magari anche un auspicio. «Sì, restammo inizialmente storditi quando, per via della sconfitta casalinga con il Bari, finimmo al terzo posto. Ma non perdemmo la testa. È quello che deve fare il Lecce in questi play off di maggio».

Il ds della promozioni 

Parla con cognizione di causa, Guido Angelozzi che con i play off in carriera ha già fatto poker. L’ultima vittoria con lo Spezia, portato in serie A nello scorso campionato. «Nella finale con il Frosinone vincemmo per 1-0, e perdemmo con lo stesso risultato. Andammo in A per via della posizione in classifica. Eravamo arrivati terzi. Il Lecce si è pure giocato una grande opportunità cedendo al Monza la terza posizione. Questa può essere un’insidia se la finale della stagione dovesse essere proprio contro i brianzoli che metterebbero in campo il posto in classifica. Al Lecce non resterebbe che vincere. E Mancosu e compagni, nonostante i risultati del campionato e le posizioni finali in classifica, hanno tutti i mezzi per battere un Monza che è una squadra molto ben assortita, ma che ha dimostrato a sua volta le sue incertezze.

Invero se l’altra finalista dovesse essere il Cittadella, una sorta di “gatto nero” per i giallorossi, ci sarebbe da toccare ferro, visto i precedenti. Verosimilmente scatterebbe una grande voglia di rivincita salentina contro le sconfitte che hanno lasciato sempre il segno».

Pericolo Venezia


Ma alla finale intanto bisogna arrivarci. Primo atto sulla laguna veneta contro la squadra di Zanetti che ha eliminato un grande Chievo. «Il Venezia - dice Angelozzi - è una squadra giovane, ben allenata e fortemente motivata da un ottimo allenatore. È una formazione convinta di quello che vuole, che sa come raggiungerlo con quella sua tonicità con la quale riesce a mettere in difficoltà l’avversario. Ha giocato dando fondo alle risorse una gara sui centoventi minuti a tre giorni di distanza dall’incontro col Cittadella. Torna in campo dopo soli quattro giorni per la semifinale. Il Lecce, che ha pagato a caro prezzo la sosta Covid, potrebbe saperne trarre vantaggio, da un eventuale condizionamento di una squadra che però, sulle ali dell’entusiasmo, proverà ancora a dare il massimo, con la sua mentalità battagliera, con i suoi uomini chiave, come quel Maleh, che ha già preso la Fiorentina, il bomber Forte, di nome e di fatto. Qui diventa molto importante la tenuta psicologica della squadra di Corini. Il Lecce è in grado di dare risposte positive sul piano del gioco, con il suo organico di prim’ordine, con tanti giocatori importanti. Per parlare dei nuovi, dei giovani, penso anche a Hjulmand, a Henderson, a Gallo. Il Lecce ha in squadra un esempio morale per tutti, Marco Mancosu, al quale faccio gli auguri che si merita da grande uomo. Semifinale e finale vanno affrontati con la filosofia di una gara che dura 180’. Ed il Lecce, nella migliore condizione psicologica, può far valere la superiorità tecnica. Con lo Spezia contro il Chievo noi ribaltammo il risultato nella seconda gara, accedendo alla finale. Conosco bene Corvino, un grande che sa come si vincono i campionati perché ne ha vinti tanti. Non è solo grande sul mercato, ma sa gestire come pochi le situazioni così delicate. Conosco il presidente Saverio Sticchi Damiani da quando ero a Lecce. Aveva lo studio professionale nello stesso palazzo in cui abitavo io, lo vedevo tutti i giorni. Una grande immagine a livello nazionale. Con lui Lecce sa di avere un futuro». Parola di Guido Angelozzi, l’uomo dei play off. Li aveva vinti anche con il Perugia, inutili per via della fine delle gestione Gaucci, e in C con la Sambenedettese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA