Vialli per sempre. Il ricordo di Conte, Baldieri e gli amici di Puglia: «Come si faceva a non volerti bene?»

Vialli per sempre. Il ricordo di Conte, Baldieri e gli amici di Puglia: «Come si faceva a non volerti bene?»
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 7 Gennaio 2023, 12:50

«Come si faceva a non voler bene a Gianluca Vialli?». Ha vinto tutto, lo scudetto con la Sampdoria (all'ultima giornata contro il Lecce), la Champions League con la Juventus, gli Europei con la Nazionale da collaboratore di Mancini. Ha vinto quei trofei che vanno ricordati, lui si farà ricordare anche per la dignità, il coraggio, l'enorme capacità con cui ha affrontato la malattia. Calciatore, attaccante, simbolo del calcio degli anni 90, arrivò in finale a Wembley con la Sampdoria, pochi mesi prima che la Danimarca vincesse gli Europei in un anno straordinariamente folle. Poi la finale vinta con la Juventus, prima ancora la vittoria dello scudetto in blucerchiato («Uno scudetto nel cuore», si dice a Genova oggi). Partner di Mancini, con cui aveva scritto un libro. Poi opinionista di Sky, ottimo giocatore di golf, per beneficenza, con Massimo Mauro. Il giorno dopo il coro degli amici, degli avversari, di chi lo ha conosciuto, è lo stesso per tutti: «Come si faceva a non voler bene a Vialli?». «Non c'è nessuno che ne parlava male attacca con la voce rotta dalla commozione Paolo Baldieri, ex calciatore della Roma e del Lecce, oggi proprietario di un bar nel salotto buono di Piazza Mazzini -. Quando si muore, si diventa tutti bravi, ma per Gianluca non era così. Lui era bravo già prima, andava d'accordo con chiunque, era una persona per bene».

Il ricordo di Baldieri e Conte

Paolo Baldieri con lui aveva vinto il Mondiale con la Nazionale militare, un gol a testa. Dal 1984 al 1986 i due hanno fatto coppia nella Nazionale under 21. «Ho solo ricordi bellissimi prosegue -. Ci eravamo sentiti da poco e l'avevo invitato qui in Salento, lo aspettavo per aprile, saremmo andati a pesca con la barca. E invece è andata così». Il saluto a Vialli è commosso da parte di tutti. Antonio Conte ha evitato la conferenza stampa pre-partita a Londra e poi ha scritto su Instagram un post di ricordo: «Ti ho detto che sei sempre stato una fonte d'ispirazione per me come mio capitano e per come ti sei dimostrato forte, fiero e coraggioso, lottando come un leone contro questa malattia. Sempre nel mio cuore amico mio, ciao Gianluca». La Puglia di Vialli è un micromondo da ricordare. Contro il Lecce nel 1991 (era il 19 maggio) segnò una delle reti più importanti della sua carriera, della sua vita: 3-0 e scudetto in tasca. A Bari, invece, segnò con la maglia della Nazionale, l'ultima volta che gli azzurri hanno giocato al Della Vittoria: era il 1988, due anni dopo sarebbe stato pronto il San Nicola. Doppietta di Vialli contro l'Unione Sovietica. Storia di un mondo che non c'è più. Gli amici di una vita, quelli che lo hanno marcato, quelli che lo hanno conosciuto meglio dopo, ora piangono. Con Lorenzo Amoruso, una vita da difensore, la sintonia era nata durante un reality per Sky nel 2015.

Il calciatore barese lo ricorda così, nel giorno più triste: «Non sarò triste perché avresti voluto così con il tuo bel sorriso contagioso che creava armonia ed io voglio ricordarti e portarti dentro di me con la simpatia che ti ha sempre contraddistinto. Fai buon viaggio». «Volevamo vederti vincitore anche in questa partita, la più dura e difficile che tu abbia mai affrontato e l'hai fatto con caparbietà e tutte le forze che avevi per rendere difficile la vita al tuo avversario. Sei uscito di scena a testa alta, lasciandoci in eredità la tua voglia di vita e la tua umanità. Ho avuto l'onore e l'onere di affrontarti tante volte sul campo», scrive Luigi Garzya, che qualche anno dopo Vialli è passato da Cremona. Campione nella vita, nello sport, nella solidarietà.

Laporta e il golf

Quando ha smesso di giocare non è mai uscito dal mondo del calcio ma si è tuffato anche in quello del golf. «Ci siamo incontrati a Londra due anni fa racconta Francesco Laporta, campione di golf di Castellana Grotte -, era venuto a seguirmi pochi giorni dopo la vittoria dell'Italia agli Europei. Mi ha cercato per farmi i complimenti e mi sono emozionato tanto. Poi mi ha invitato al Pro-Am organizzato dalla sua fondazione. Era un'emozione parlare con lui, è andata via una persona importante per tutto lo sport italiano».

La perdita di Vialli lascia un testamento spirituale per il mondo del calcio e più ad ampio raggio per chiunque lo abbia conosciuto, ammirato, vissuto. Ha scritto della sua malattia, raccontava della difficoltà di dirlo alla propria famiglia quando ha scoperto il brutto male. «E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano», aveva detto al Corriere cinque anni fa. E invece passerà alla storia anche come il Gianluca che ha lottato con tutta la forza contro la malattia, che ha tolto il maglione e si è vestito di dignità e tanto coraggio. Come si può non voler bene a Vialli?
 

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