Pronto il Protocollo sanitario, la Figc aspetta il via libera del Governo per far ripartire la serie A

Nel fotomontaggio di Ivan Tortorella, Lecce-Atalanta con le mascherine
Nel fotomontaggio di Ivan Tortorella, Lecce-Atalanta con le mascherine
di Lino DE LORENZIS
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Giovedì 16 Aprile 2020, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 11:42
LECCE Il documento definitivo è in dirittura d’arrivo ma sono state tracciate le linee guida del protocollo sanitario di garanzia grazie alle quali, a breve, con ogni probabilità sarà consentita la ripresa dell’attività calcistica in sicurezza dei campionati professionistici. Come previsto, si è svolta ieri in videoconferenza la seconda riunione della Commissione medico scientifica della Figc presieduta dal prof. Paolo Zeppilli.
Come comunicato dalla Federcalcio “Il protocollo, ispirato ai principi di semplicità, fattibilità e attendibilità, prevede una serie di prescrizioni e raccomandazioni per l’individuazione e la conservazione di un ‘gruppo squadra’ formato, oltre che dai calciatori, anche dallo staff tecnico, dai medici, dai fisioterapisti, dai magazzinieri e dal personale più a stretto contatto con i calciatori, che risulti completamente negativo”. Cerchiamo di capire in cosa consiste il protocollo. Va detto anzitutto che la Figc raccomanda il ritiro chiuso almeno per il primo periodo di allenamento (modello preparazione estiva), propedeutico alla piena ripresa dell’attività e con la sorveglianza del medico sociale oppure del medico di campo. Per ogni club, il ritiro dovrà essere preceduto da uno screening (si consiglia 72-96 ore prima di iniziare) a cui si dovrà sottoporre tutto il ‘gruppo squadra’, quindi all’incirca 50 persone. Cosa comporta lo screening? Oltre all’esecuzione del test molecolare rapido e del test sierologico (la tipologia sarà indicata dalle autorità competenti), anche un’anamnesi accurata, una visita clinica (valutazione degli eventuali sintomi e misurazione della temperatura corporea) ed infine esami strumentali e del sangue. Da ciò si evince che il protocollo non sarà alla portata - economica - di tutte le società. In tal senso, la Figc, al fine di facilitare l’espletamento di tutte le procedure di screening e favorire una migliore organizzazione logistica, ha previsto la possibilità di consigliare una ripartenza a tre velocità: priorità alla Serie A, per poi proseguire con Serie B e Serie C. Nessuna traccia dei campionati dilettantistici tantomeno di quelli femminili (serie A e B organizzati dalla Divisione, e serie C organizzato dalla Lnd).
Il protocollo dice anche altro. Ad esempio che il luogo per l’allenamento deve essere ovviamente sanificato (intendendo per luogo sia il Centro Sportivo sia le palestre, gli spogliatoi e gli alberghi qualora i club non abbiano una propria sede per il ritiro). Ci saranno indicazioni anche per ciò che riguarda le varie attività di allenamento e l’organizzazione per l’impiego delle diverse strutture, compresa la sala medica e fisioterapica.
Nel corso della riunione, il Presidente federale Gabriele Gravina ha ribadito a tutti i componenti l’obiettivo della Figc: «Per far ripartire il calcio in sicurezza è fondamentale in questa fase mettere a punto le migliori procedure possibili per riprendere l’attività quando ripartirà tutto il Paese. Lavoriamo senza fretta, ma senza sosta per farci trovare pronti quando le istituzioni ci daranno il via». 
Ora tocca al prof. Zeppilli fare una sintesi degli eventuali ulteriori contributi dei componenti per poi finalizzare il documento, che il Presidente Gravina trasmetterà quanto prima per la valutazione ai Ministri per lo Sport Vincenzo Spadafora e della Salute Roberto Speranza. Vale la pena ricordare che sarà il Governo, in ultima analisi, a decidere se il calcio potrà riprendere l’attività a breve. Fermo restando il parere negativo espresso a più riprese da autorevoli rappresentanti del mondo scientifico. Buon ultimo il dott. Giovanni Rezza, il direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico che sta affiancando il Governo di Conte nella crisi sanitaria causata dal Coronavirus.
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