De Picciotto: «Il Lecce? Spero di regalare al Salento la serie A»

De Picciotto: «Il Lecce? Spero di regalare al Salento la serie A»
di Lino DE LORENZIS
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Mercoledì 8 Maggio 2019, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 12:41
Dottor De Picciotto, come sta vivendo questi giorni che precedono la sfida contro lo Spezia che può regalare al Lecce la promozione in serie A?
«Io cerco sempre di essere coinvolto ma senza una passione eccessiva. Dall'inizio ho sempre detto che il calcio non è una scienza esatta: avevo investito dei soldi nel progetto-Lecce dicendo ai miei soci che ero convinto che comunque li avrei persi, perché normalmente nel calcio i soldi si perdono. Poi invece è andata meglio del previsto anche perché, tutti insieme, abbiamo preso due, tre decisioni giuste. All'inizio di questa stagione, ad esempio, ci siamo trovati tutti d'accordo sulla necessità di investire un po' di più per rinforzare la squadra nell'anno in cui la serie B si presentava ai nastri di partenza con 19 squadre. Di conseguenza, abbiamo deciso di alzare l'asticella e di puntare su un'ambizione più grande. E direi che fin qui i risultati ci stanno dando ragione».
Come diceva lei, il calcio non è una scienza esatta per cui c'è sempre il rischio di non centrare l'obiettivo finale.
«Il rischio c'è sempre, in tutte le cose della vita. Lo abbiamo accettato tutti, forse i miei soci, che sono più giovani, più entusiasti, non avevano valutato tutti i rischi. Ora possiamo dire che insieme, come sempre, ce l'abbiamo fatta».
Lei è sempre ottimista?
«Sì, sono ottimista. Chiaramente, da imprenditore, valuto i rischi prima di fare qualsiasi cosa, non è che mi imbarco in un'avventura solo per passione».
Lei è entrato nella proprietà del Lecce nel mese di gennaio del 2018 quando la squadra era ancora impelagata nel campionato di serie C. Avrebbe mai immaginato che ad un anno e mezzo di distanza Mancosu e compagni sarebbero stati ad un passo dalla promozione in serie A?
«No, guardi, è una bellissima sorpresa anche per me. Quando ho cominciato a seguire la squadra in verità ero un po' deluso, speravo in qualcosa di meglio per noi soci e soprattutto per il territorio salentino. Poi alla fine la squadra è riuscita comunque a conquistare la promozione in serie B ed ho gioito per questo, ero davvero molto contento. A quel punto, ho detto a Saverio Sticchi Damiani e a tutti gli altri soci, che hanno condiviso, che non potevamo correre il rischio di retrocedere nuovamente in serie C. Sarebbe stata una vergogna soprattutto nei confronti della città e della tifoseria. Quindi, bisognava attrezzarsi per affrontare al meglio la serie B, che è un campionato ben differente rispetto alla categoria inferiore. Devo dire che sono stati bravi loro ad organizzare la stagione e a trovare gli elementi giusti per essere protagonisti anche nel campionato cadetto, io ho dato una mano con i miei consigli e con le mie risorse finanziarie».
Dall'esterno si ha l'impressione che la vera squadra del Lecce, quella in grado di fare la differenza sia quella dei soci, sempre uniti e compatti attorno alla figura del presidente Sticchi Damiani. È così?
«Non posso che confermare, andiamo molto d'accordo tra noi. Devo dire anche che siamo molto diversi: loro rappresentano la città, sono tutte persone onorabili che hanno un mestiere, una professione, un'attività. E poi sono tutti più giovani di me, quindi ogni tanto esprimo la mia opionione in virtù anche della mia più vasta esperienza internazionale e dei miei mezzi finanziari più consistenti. Diciamo che siamo complementari tra noi».
Come vivrà la giornata di sabato?
«Sarà un po' particolare perché la partita contro lo Spezia coincide con il compleanno di Saverio Sticchi Damiani e con quello del mio nipotino Alek, che sabato compirà 9 anni. I miei nipotini e mia figlia verranno appositamente da Ginevra per la partita con lo Spezia e per loro sarà la prima esperienza allo stadio Via del Mare davanti a trentamila spettatori. E immagino quanta emozione avranno nell'assistere ad un match così importante in uno stadio che sarà colorato di giallo e di rosso».
Sarà una bella emozione anche per nonno Renè...
«Difficile dire il contrario, sarà davvero molto bello ed emozionante per me assistere alla partita accanto ai miei nipotini».
Come ha detto prima, sugli spalti ci saranno all'incirca trentamila tifosi leccesi: aver riportato tanta gente allo stadio è un altro successo per la proprietà del Lecce?
«In effetti è qualcosa di importante. Non sono leccese ma sin da quando ho messo piede per la prima volta in città, più di un anno fa, sono stato accolto molto bene da tutti. La stessa Amministrazione comunale, con in testa il sindaco e la giunta, sono stati ben disposti nei miei confronti al punto da accettare il progetto che abbiamo presentato per la rinascita del palazzo dell'ex Banco di Napoli».
A proposito, per quando è prevista la fine dei lavori?
«Tra ottobre e novembre di quest'anno. I lavori procedono bene e questo mi rende felice perché è sempre stato un mio desiderio dare un contributo alla città di Lecce, sempre e comunque in modo garbato. Non ho alcuna ambizione politica né di altro genere, spero di regalare la serie A al Salento».
La presenza del Lecce nell'Olimpo del calcio italiano servirebbe a colmare una grossa lacuna considerato che negli ultimi anni c'è stato solo il Napoli a rappresentare il Sud, non crede?
«Direi che la serie A italiana è la fotografia del Paese. Al Sud c'è molto potenziale ma non viene sfruttato».
Lei tempo addietro disse che al Sud è difficile fare impresa soprattutto a causa dei tanti cavilli burocratici. È cambiato qualcosa nel frattempo?
«Al di là della burocrazia, spesso è un problema di mentalità che non cambia. E mi riferisco agli Enti comunali, ai professionisti e a quanti non hanno l'abitudine di realizzare rapidamente progetti di un certo livello e allora si creano una serie di ostacoli, anche psicologici, molto importanti. La gente che è stata al potere per molto tempo senza fare granché non vede di buon occhio uno che arriva, soprattutto dall'estero o comunque da fuori, per portare un progetto di successo. Questo perché per chi c'è stato prima può rappresentare un insuccesso. E non è un bene perché vengono meno gli interessi della collettività. Purtroppo, tra la gente ormai prevale la rassegnazione».
Dopo l'acquisizione del palazzo dell'ex Banco di Napoli sta valutando la possibilità di fare altri investimenti a Lecce?
«Sto guardando varie cose ma per ora diciamo che non è scoccata la scintilla. Ho invitato anche i miei soci a prendere in considerazione l'ipotesi di investire sulla città, non sarebbe affatto male».
Lo stadio Via del Mare?
«So che Saverio Sticchi Damiani sta valutando bene la situazione. Da pochi giorni c'è un bando per la gestione trentennale dell'impianto, bisogna valutare attentamente i costi, il canone e tutto il resto. La città non si può permettere uno stadio nuovo poiché il bacino è limitato mentre con un investimento di 7-8 milioni di euro si riuscirebbe a mettere a posto lo stadio Via del Mare e renderlo più ospitale per tutti i nostri tifosi. Ma ora concentriamoci sullo Spezia: c'è una partita da vincere per approdare in serie A».
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