Il Bari, il trenino da Guerrero-Tovalieri a Maita e un sogno che si riaccende: torna la storica esultanza

Il Bari, il trenino da Guerrero-Tovalieri a Maita e un sogno che si riaccende: torna la storica esultanza
di Vincenzo DAMIANI
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Martedì 12 Aprile 2022, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 17:46

Diciamolo, era un altro calcio quello degli anni Novanta. Le curve erano ancora piene, non c’era lo “spezzatino” della serie A ma al massimo la braciola nel panino da portare allo stadio. Eppure, i simboli resistono al cambiamento dei tempi e le esultanze dopo un gol rientrano in questa fattispecie. Resteranno negli annali la linguaccia di Del Piero, il violino di Gilardino, l’aeroplanino di Montella, la mano all’orecchio di Toni e, ovviamente, il trenino biancorosso del Bari importato in Italia dal colombiano Miguel Angel Guerrero. Il primo “convoglio” partì a San Siro nel 1994 dopo un gol contro l’Inter, l’attaccante sudamericano, portato in Puglia dal duo Matarrese-Regalia, si improvvisò locomotiva e il resto della squadra dei miracoli lo seguì. 

Corsi e ricorsi: il gol di Maita

Domenica il trenino è tornato a correre, questa volta al San Nicola contro l’Avellino e a guidarlo l’uomo simbolo del Bari della rinascita, Maita. Sono passati quasi trent’anni, 28 per la precisione, ma il trenino resiste e fa ancora impazzire i tifosi biancorossi perché li riporta indietro sino a quella giornata magica, a quel 2-1 nella Scala del calcio italiano. Era il 16 ottobre del 1994, Gautieri (sì, proprio lui: domenica casualità ha voluto che sedesse sulla panchina dell’Avellino) fugge sulla fascia destra e crossa trovando in area il “Cobra” Tovalieri: l’attaccante romano anticipa di testa “zio” Bergomi e sigla il vantaggio pugliese.

Guerrero rincorre il suo compagno di squadra e gli indica con la mano di inginocchiarsi: così nascerà il trenino in salsa barese. In realtà, qualche settimana prima, il 25 settembre, il Bari si impose 2-0 a Padova e in occasione della prima rete venne abbozzato il particolare festeggiamento, ma nella memoria collettiva il primo vero trenino resterà quello di San Siro. 

 

Come è nato il trenino

D’altronde, fu quello a conquistare persino la ribalta nazionale. Guerrero arrivò in Puglia con un discreto biglietto da visita, 64 presenze e 29 reti con la maglia dell’Atletico Junior, squadra colombiana con la quale giocò per tre stagioni e fu lui a inventare la celebre esultanza: appena messo piede nello spogliatoio dell’Astronave di Renzo Piano, ai suoi compagni raccontò che a Barranquilla era solito inginocchiarsi sul prato e formare un trenino per festeggiare i gol. Tutti si innamoreranno di quel gesto apparentemente strambo. Gli anni passano, il calcio cambia ma il trenino del Bari è ormai immortale. L’esultanza così caratteristica è finita impressa anche su una pellicola, è stata infatti ripresa nel film “Selvaggi” con Stornaiolo e Solfrizzi. Nel corso degli anni è stata sporadicamente riproposta da diversi interpreti che hanno vestito la maglia del Bari, da Ventola a Barreto, passando per Protti e, come dimenticarlo, Sciaudone e tutti i ragazzi della “meravigliosa stagione fallimentare”. Il Bari 1994-95, però, resterà impresso nella memoria della tifoseria, una squadra che tutti davano per spacciata già ad agosto e che, invece, sfiorerà l’impresa di qualificarsi in Europa. Vincerà all’Olimpico di Roma contro la Lazio 2-1, bloccherà al San Nicola la Roma sul 2-2 ed espugnerà anche la Milano rossonera battendo il Milan di Capello 1-0. Alla fine sarà solo 12esimo posto, per via di una flessione nella parte finale del campionato. Rallentamento che non ha mai conosciuto il Trenino di Angel Miguel Guerrero “Paz”. Domenica è tornato a correre grazie alla prodezza di Maita e, adesso, la piazza biancorossa si augura che possa non conoscere più fermate. Almeno sino alla serie A e al prossimo gol a San Siro.

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