Attacco e rosa omogenea. Lecce, identità ritrovata

Attacco e rosa omogenea. Lecce, identità ritrovata
di Michele TOSSANI
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Venerdì 11 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 02:41

La vittoria contro l’Atalanta non è servita solo a sfatare il tabù Via del Mare (il Lecce non aveva ancora mai vinto in casa n questo campionato) ma, unita al punto conquistato nella precedente trasferta di Udine, permette ai salentini di fare un bel balzo in avanti in classifica e di mettersi alle spalle quattro concorrenti dirette per la salvezza. Al di là dei risultati, a dare fiducia per il prosieguo del campionato è soprattutto l’atteggiamento messo in mostra dalla squadra di Baroni. Rispetto alla formazione scesa in campo ad Udine il tecnico fiorentino cambia solo due giocatori, schierando Pongracic in difesa e Di Francesco in avanti al posto di Banda. Questa scelta ha dato continuità ad una squadra che comunque può alternare diversi giocatori, disponendo di una rosa qualitativamente omogenea. Cosa che non si può dire di altre squadre.

La stessa Atalanta ad esempio (ma anche il Milan che a Cremona ha lasciato fuori Leao salvo inserirlo nell’ultimo mezz’ora) ha pagato dazio al Via del Mare anche a causa dell’eccessivo turnover messo in opera da Gasperini. Un turnover esasperato, con lo scopo di preservare i migliori giocatori (anche se manca solo una partita alla sosta mondiale). Il Lecce invece, in questo campionato, ha una ossatura consolidata (che gioca con costanza) formata da Falcone e Baschirotto (1260 minuti giocati per entrambi, sempre titolari) e dai vari Gendrey (1164), Hjulmand (1085), Gonzalez (1028), Strefezza. Accanto a loro ruotano gli altri elementi di una rosa che non risente dei cambiamenti effettuati da Baroni nell’undici di partenza o a gara in corso. Così con l’Atalanta il Lecce fa la sua giusta partita e la vince. 

Ossatura consolidata

Le recenti prestazioni offerte contro friulani e bergamaschi hanno inoltre confermato come il Lecce debba rimanere fedele a quella identità offensiva che (pur con un’altra rosa) ha consentito alla squadra di vincere lo scorso campionato di serie B e di ben figurare nella prima parte di questa stagione. Contro i lombardi il Lecce è partito subito forte, giocando con un baricentro alto (53.65m nel primo tempo) e andando a pressare in avanti l’Atalanta. L’efficacia di questo approccio difensivo la si evince dal dato relativo ai palloni recuperati nella trequarti offensiva dai pugliesi nei primi quarantacinque minuti di partita (ben 9). Purtroppo non sempre queste transizioni brevi venivano gestite correttamente, per errori tecnici o di scelta dei calciatori giallorossi. In fase offensiva il Lecce faceva male lavorando sulle catene esterne, a sinistra con le incursioni di un Gallo ancora una volta ottimo in entrambe le fasi (64 palloni giocati, dei quali 24 in avanti con successo e 10 recuperi) e a destra con il lavoro di catena che vedeva coinvolti Strefezza (44), Gendrey (50) e Blin (43). Il francese ha confermato di essere al momento imprescindibile nella mediana leccese. Insieme a Hjulmand forma infatti una cerniera difensiva essenziale per i salentini. Il danese poi è il vero equilibratore della squadra. Con una proposta di calcio più attiva, l’ex Admira Wacker sembra maggiormente a proprio agio sia con la palla fra i piedi (15 passaggi in avanti riusciti) sia senza, come dimostrano i 21 recuperi effettuati ed i movimenti a scendere nella retroguardia giallorossa ogni volta che uno dei centrali usciva in pressione alta, rompendo la linea. 

Squadra tornata propositiva

Contro un dispositivo del genere, l’Atalanta era pericolosa solo quando riusciva a superare la prima pressione della squadra di Baroni e a verticalizzare verso Zapata. Non a caso la rete atalantina, che riapre la partita dopo il doppio vantaggio del Lecce scaturisce da una pressione non perfetta proprio di Baschirotto su Malinovskyi alla quale fa seguito l’imbucata per Zapata. In generale comunque il Lecce ha sofferto poco il possesso nerazzurro (61%), anche quando quest’ultimo costringeva la formazione di casa ad abbassarsi troppo. In queste occasioni, pur schiacciato, l’undici giallorosso dimostrava grande spirito di abnegazione, con tutti gli effettivi che contribuivano alla difesa degli ultimi sedici metri di campo. Anche l’all-in di Gasperini, che ad un certo punto ha schierato contemporaneamente in campo Boga, Hojlund, Zapata, Lookman e Koopmeiners, è stato gestito bene dalla compagine pugliese, nonostante le difficoltà finali nel ripartire e grazie anche ai cambi di Baroni, che inseriva Umtiti ad aiutare Pongracic e Baschirotto, per una soluzione che si spera di rivedere anche in futuro.

 

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