Fausto Gresini morto, chi era l'ex campione: dai trionfi in pista a quelli da team manager nel Motomondiale

Fausto Gresini morto, chi era l'ex campione: dai trionfi in pista a quelli da team manager nel Motomondiale
di Daniele Petroselli
3 Minuti di Lettura
Martedì 23 Febbraio 2021, 11:30

Ha lottato come un leone, ma ha dovuto arrendersi a un male ancora più forte come il Covid. Fausto Gresini è morto a 60 anni all’ospedale Maggiore di Bologna dopo una lunga battaglia contro questo virus, i cui sintomi si erano fatti sentire poco prima di Natale. Dopo un primo periodo in isolamento nella sua abitazione, era stato necessario il ricovero (il 27 dicembre) prima all'ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola e poi all'ospedale Maggiore di Bologna, a causa di un peggioramento delle sue condizioni. Le cure, i segnali positivi e poi le ricadute hanno scandito queste settimane, con notizie che periodicamente arrivavano sia dal suo team, impegnato nel Motomondiale, che dal figlio Lorenzo. Il 10 febbraio le prime notizie che facevano sperare nella fine del calvario, 8 giorni però dopo il nuovo peggioramento: "insufficienza respiratoria e complicanze che hanno reso il quadro clinico critico", si leggeva nell'ultimo comunicato dell'ospedale. Poi il triste epilogo.

 

CAMPIONE IN PISTA E FUORI


Un talento vero Gresini in moto, espresso solo nella 125, la classe minore, dove ha esordito nel 1982. Tre anni dopo, su Garelli, il primo trionfo Mondiale ottenuto grazie a tre vittorie (Austria, Belgio e San Marino) e cinque pole position.

L’anno seguente i trionfi in Spagna, Europa, Svezia e Germania non gli bastarono contro l'altro nastro nascente, Luca Cadalora, che gli soffiò il titolo per soli 12 punti. Nel 1987 però il riscatto, con il secondo mondiale portato a casa dopo una stagione da dominatore (10 delle 11 vinte). Nel 1990 fu decisivo nel titolo del giovanissimo Loris Capirossi, mentre nel 1991 e nel 1992 gli ultimi due successi, conditi da due secondi posti in classifica generale.

Ma l'amore per le due ruote non poteva finire così. Appeso il casco al chiodo, è ripartito in una nuova avventura da team manager, creando un suo team nel 1997. Talenti scoperti? Tanti. Dal giapponese Daijiro Kato, che nel 2001 vinse con Gresini il titolo della 250, a Toni Elias, campione Moto2 (sempre con lui) nel 2010, così come Jorge Martin, che ha portato al triongo nel 2018 in Moto3. Non poteva mancare anche in MotoE, il campionato per moto elettriche, dove ha conquistato con Matteo Ferrari nel 2019 il titolo iridato. E poi l'esperienza in MotoGP: dal 2002 al 2020, prima con Honda e poi con Aprilia. In totale due secondi posti iridati con Sete Gibernau e Marco Melandri e anche tanto dolore, con le tragiche morti di Daijiro Kato nel 2003 a Suzuka e di Marco Simoncelli a Sepang nel 2011. Due lutti che lo avevano segnato profondamente, che lo avevano fatto vacillare ma che aveva superato grazie al forte amore per questo sport. E per questo il motomondiale non potrà dimenticarlo. Un campione in pista, una persona capace come manager, un signore vero nella vita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA