Brindisi senza sold out nel giorno più bello: chiudete tutto

Brindisi senza sold out nel giorno più bello: chiudete tutto
di Andrea TUNDO
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Sabato 24 Maggio 2014, 13:57 - Ultimo aggiornamento: 21:17
Il grande pubblico brindisino era dunque un bluff. Un grande, triste bluff. Venticinque anni a raccontarci che ‘come noi ce ne sono pochi in giro’ per ritrovarsi con 500 posti vuoti nel giorno pi atteso, allo zenit.



Brindisi non aveva mai giocato una partita di playoff scudetto in casa. Ma è bastato arrivarci sotto 2-0 e con una squadra in evidente difficoltà perché al PalaPentassuglia non ci fosse il sold out. Dove sono i duemila tifosi che ogni domenica, negli ultimi quattro anni, sono rimasti fuori dal palazzo perché quello scatolone è piccolo, vecchio, brutto e cattivo? Dov’è la passione di una città? Dove è finita ‘Brindisi, la città dei canestri’, ‘Brindisi, la squadra di una regione’? Cosa abbiamo raccontato in tutti questi anni se nel momento più alto e allo stesso tempo più difficile, il PalaPentassuglia non si riempie pur non essendoci una diretta tv? Vale forse la pena allargare il discorso per provare a interpretare quel vuoto che fa più rumore di chi un biglietto lo ha acquistato.



È sicuramente vero che da più di cinque anni nell’imbuto del Pentassuglia si sono spesso calate persone per le quali il coach è ‘mister’ e il portafoglio è rimasto immacolato ché la partita è uno spettacolo e, se posso, ci vado gratis. Il basket è diventato uno show, un po’ fighetto e tanto alla moda, dove le mani si battono quando il sipario è venuto giù se la squadra ha vinto, oppure se si è perso (meglio, si sta perdendo) è meglio fuggire con due minuti ancora da giocare che altrimenti il traffico fuori poi si congestiona. Quel pubblico, che è stato una buona fetta del ‘Pentassuglia’ in questi anni, forse proprio quei cinquecento che in gara-3 non c’erano, ha trovato diritto di cittadinanza ma non aveva ragione d’esserci ieri sera. Perché in fondo sapevamo tutti come sarebbe andata a finire dopo gara-2. Fuori subito, come poi è stato, o al massimo una vittoria illusoria per poi lasciare campo a Sassari in gara-4 e, bene che fosse andata, nella bella in Sardegna. E fin qui, più o meno, nessuna novità.



Ma dove sono le migliaia di esiliati, quei 2-3000 tifosi che aspettavano di trovare un tagliando per sfoderare quell’urlo che hanno in gola da stagioni e stagioni? La risposta base è che non ci sono. E allora ha ragione chi si è sempre opposto a spendere soldi per un nuovo palazzetto da cinquemila posti che, fuori di propaganda e spicciola economia, servirebbe prima di tutto al basket. La seconda possibilità è che ci siano o meglio ci siano stati ma la loro passione si è spenta, tra prelazioni di anno in anno e l’impossibilità di entrare al PalaElio nelle ultime cinque stagioni mentre la moda trascinava in tribuna chi poteva permettersi di sborsare sull’unghia (o quasi) centinaia di euro per un abbonamento solo per essere parte del fenomeno basket. Questa, personalmente, è l’ipotesi che accredito di meno: perché se ami, appena vedi uno spiraglio, soprattutto in una giornata importante come quella di venerdì, ti ci tuffi a capofitto. E allora c’è una terza via, la più preoccupante, dove la pallacanestro è uno specchio della realtà.



Brindisi è una città che ha smesso di sperare, incapace di sognare, con poca voglia di lottare. In fondo, lo sapevano tutti - mica solo i ‘modaioli’ - che con il doppio vantaggio di Sassari le possibilità di passare il turno erano razionalmente prossime allo zero. Perché metterci la faccia per una battaglia che non farà vincere la guerra? Lo sport, più di qualsiasi altro campo della vita, ha scritto epiche pagine di rimonte, di sogni impossibili, di risultati ribaltati. E tra tutti gli sport, il basket è quello dove più di ogni altro il risultato è perennemente in bilico, appeso a una parabola un centimetro più alta o un ferro un po’ più morbido.



Se quei 500 posti sono rimasti vuoti perché oltre ai soliti noti non c’è poi questa grande fila d’attesa, chiudete il capitolo nuovo palazzetto. Se quei 500 posti sono rimasti vuoti perché Brindisi non sa sognare, è incapace di crederci fino in fondo, perfino nello sport, più semplicemente chiudete tutto.
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