Wembley, lo stadio "made in Italy" fotografato dal satellite azzurro Cosmo-Skymed. La storia del tempio

Wembley, lo stadio "made in Italy" fotografato dal satellite azzurro Cosmo-Skymed. La storia del tempio
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 10 Luglio 2021, 14:45 - Ultimo aggiornamento: 18:19

Lassù qualcuno ama l'Italia? Di certo, da quota 619 chilometri, duecento in più degli astronauti della stazione spaziale internazionale, fa il tifo il primo satellite radar italiano Cosmo-SkyMed di seconda generazione che ha fotografato lo stadio di Wembley a Londra che domani sera alle 21 ospiterà la sfida degli azzurri all'Inghilterra nella finale dei campionati europei di calcio.

Cosmo-Skymed fa parte di una costellazione di 5 satelliti di osservazione della Terra dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e del ministero della Difesa, un strumento all'avanguardia della tecnologia e dell’innovazione italiana realizzato da Leonardo e le sue joint venture Thales Alenia Space e Telespazio. Il primo satellite della nuova costellazione è stato lanciato alla fine del 2020 e si è unito ai quattro satelliti di prima generazione lanciati tra il 2007 e il 2010. Grazie alle ottiche messe a punto anche a Campo Bisenzio, il satellite è in grado di "vedere" la targa di un'auto. Di più: la costellazione è in grado di rilevare i movimenti anche di pochi centimetri del terreno o di parti degli edifici, permettendo di studiare gli effetti dei terremoti o del trascorrere del tempo sulle strutture costruite dall'uomo. 

L’immagine di Wembley - acquisita ed elaborata da e-Geos, società dell’Agenzia Spaziale Italiana (20%) e di Telespazio (80%) - mostra lo stadio, inaugurato nel 2007 sulle ceneri della precedente struttura e l’area circostante, il Wembley park, frutto di un importante recupero urbanistico e oggi uno dei quartieri più alla moda della capitale britannica. L’intera area è delimitata da due linee ferroviarie, ben distinguibili nell’immagine radar.

Wembley made in Italy

La transizione dal vecchio Wembley, con le tribune di legno e putrelle d'acciaio che dal 1924 sussultavano sotto i piedi a ogni gol, al nuovo stadio inaugurato nel 2007, ha visto in campo anche l'Italia con la multinazionale veneta Permasteelisa che ha realizzato la struttura esterna in acciaio-vetro, che è poi quella che caratterizza lo stadio disegnato da   Populous e Foster&Partners per accogliere 90mila fedeli (in Europa solo il Camp Nou di Barcellona lo supera con 99mila posti).

Il vecchio Wembley, ovvero, l'Empire Stadium voluto da re Giorgio V, venne tirato giù nel 2000 e tre anni dopo iniziarano sul serio i lavori di costruzione affidata all'australiana Multiplex che si è avvalsa di numerose collaborazioni comprese quella del colosso di Vittorio Veneto che conquistò una commessa di 13 milioni di sterline (lo stadio ne costò 798) in particolare per la facciata e per l'arco alto 135 metri che ha anche funzioni strutturali.

Fra gli architetti della Permasteelisa che hanno firmato i progetti c'è anche un giocatore italiano che in carriera con la nazionale ha giocato spesso a Londra, ma mai a Wembley: è il capitano dell'Italia del rugby Alessandro Moscardi, trevigiano, che ha guidato gli azzurri nel tempio di Twickenham per i match del Sei Nazioni.  Dalle mete ai pannelli di vetro-acciaio in cui è specializzata l'azienda veneta realizzatrice di numerosi grattacieli.

Paolo Ricci Bitti

 
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