Roma, 19 anni dallo scudetto. Rosella Sensi ricorda papà Franco: «Non sarà mai dimenticato»

Roma, 19 anni dallo scudetto. Rosella Sensi ricorda papà Franco: «Non sarà mai dimenticato»
di Francesco Balzani
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 10:00
Le 17,03 del 17 giugno. Specificare l’anno per i tifosi della Roma è quasi inutile ma era quel caldo giorno di fine primavera del 2001. La stagione del terzo scudetto, quello scucito ai cugini della Lazio e quindi anche più dolce. Diciannove anni fa, sembra una vita. Lo ha ricordato ieri sera Rosella Sensi, figlia del presidente Franco che con Viola nella Tribuna Paradiso si starà domandando cosa sta accadendo alla Roma di oggi. Così svuotata dalle emozioni dei loro tempi.
 


Domani 17 giugno alle 17 circa mio padre Franco Sensi aveva raggiunto quell’obiettivo e sogno che tutti noi tifosi aspettavamo. Lo voglio ricordare perché ha sempre amato la sua Roma e i suoi tifosi e perché non dovrà mai essere dimenticato!”, è stato il ricordo di Rosella che sui social ha avuto migliaia di messaggi di affetto. Come non ne ha mai avuto da presidentessa. Le parole di Rosella arrivano in un momento delicato, poche ore dopo che l’attuale presidente James Pallotta ha chiarito i motivi per cui la trattativa tra lui e Friedkin sia saltata e in un clima infuocato con la tifoseria che lo contesta con striscioni, cori, tweet.

Ma torniamo a quel 17 giugno, una giornata caldissima iniziata col pellegrinaggio degli 80 mila dell’Olimpico (o forse più) sin dalle prime ore del mattino per assistere alla sfida col Parma che purtroppo resta l’ultimo ricordo di una Roma scudettata. Un catino di bandiere, amore, lacrime in cui si sono immersi Antonioli, Cafu, Zago Samuel, Candela, Emerson, Tommasi, Totti, Batistuta e Montella.  Ma anche quella panchina che oggi basterebbe per contendere lo scudetto alla Juve formata da gente come Aldair, Nakata, Delvecchio o Cristiano Zanetti. Il 3-1 nasce col bolide del Capitano su assist di Candela, poi arriva il raddoppio di Montella e il tris di Batigol. Non sembrava vero. Così come non sembrava vera quell’invasione di campo che rischiava di rovinare tutto. Il gol della bandiera di Di Vaio lo ricordano in pochi.
 


Alle 17,03 la città esplodeva: dai rioni di Trastevere e Monti alle periferie, dal centro storico stracolmo di tifosi ai fuochi d’artificio del Gianicolo. Un fiume, un oceano di gente che si sarebbe riversata poi a Circo Massimo qualche giorno dopo. Era una notte prima degli esami, come ieri. Non c’era distanziamento sociale, c’era voglia di abbracciarsi.  Di quella squadra leggendaria non è rimasto praticamente nulla a Trigoria: il capitano Francesco Totti si è dimesso un anno fa da dirigente (proprio di 17 giugno), l’allenatore Fabio Capello è diventato commentatore televisivo, tutti gli altri giocatori hanno appeso gli scarpini al chiodo. Sono rimasti i tifosi che oggi ricorderanno quella data con un misto di emozione, rabbia e nostalgia. Nessuno quel 17 giugno si sarebbe aspettato di non vedere più una giornata così per quasi 20 anni. La Roma dei Sensi sfiorò lo scudetto altre quattro volte, l’ultima nel 2009. Ma forse nemmeno i tifosi del 1983 (che poi sono gli stessi) si aspettavano di passare altri 23 anni di digiuno. L’augurio è non battere anche questo altro record negativo. Con Pallotta, con Friedkin o con chiunque altro.
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