Stanno arrivando le grandi salite. Ci racconteranno quanto è davvero tosta la Roma di José Mourinho, se il rischio paga, se il suo gioco d’attacco matto e disperatissimo reggerà il confronto con le sommità del campionato: dopo la sosta subito Juventus e Napoli, poi la trasferta di Cagliari e il Milan, e ne sapremo di più. Per ora balza all’occhio il dato che la Roma, nonostante il suo allenatore sia sempre stato un maestro di accortezze tattiche, è la squadra dall’assetto più offensivo del campionato, e detesta il pareggio: finora ha solo vinto, quasi sempre, o solo perso, due volte. Nessuno gioca con quattro attaccanti, al massimo ne hanno tre la Lazio, il Napoli o il Milan: la Roma invece ha Zaniolo e Mkhitaryan, due fantasisti, sulle fasce, e Pellegrini e Abraham al centro. Tra l’altro, ogni volta che i quattro hanno giocato insieme, la Roma ha vinto.
Quando Mourinho non ha potuto disporre di uno di loro, non è arretrato di un millimetro: a Salerno Carles Peres per Zaniolo, a Verona Shomurodov per Mkhitaryan, nel derby a sinistra è andato El Shaarawy con in mezzo l’armeno. Come un investitore spregiudicato sul mercato finanziario, José ha scelto di scommettere sul rischio. Con le debite proporzioni, gli capitò anche nei due mesi decisivi della stagione del Triplete, quando da metà marzo osò Pandev-Sneijder-Eto’o dietro Milito, e fece la storia. Qui, con palla agli avversari la Roma si chiude in un 4-4-2 che a volte è 4-2-4, con Cristante e Veretout, due che per caratteristiche sarebbero portati ad attaccare, a proteggere la difesa, e le ali, quando riescono, parecchi metri più avanti, a pressare. Considerato che i terzini Karsdorp e Viña non sono difensori di rottura ma di assalto, e che i centrali non offrono enormi garanzie di tenuta, la Roma gioca prendendosi parecchi rischi, perché va sempre all’attacco e cerca l’espressione tecnica, più che la difesa degli spazi: del resto dal mercato non sono arrivati né il centrocampista di equilibrio né i difensori, quindi tanto vale buttarsi in avanti.
LE STATISTICHE
Lo raccontano anche le cifre.