Sebino Nela, l'ex giocatore della Roma, di nuovo sotto i ferri per un tumore: «Combatto da otto anni»

Sebino Nela di nuovo sotto i ferri per un tumore: «Combatto da otto anni»
Sebino Nela di nuovo sotto i ferri per un tumore: «Combatto da otto anni»
di Francesco Balzani
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Giovedì 17 Settembre 2020, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 18:14
C’è ancora da combattere per Sebino Nela detto Hulk. «Tra dieci giorni affronterò la mia quarta operazione, dobbiamo fare un po’ di pulizia, abbiamo trovato qualcosa che non va bene, c’è da ripulire un po’», ha detto in un’intervista a Radio Due l’ex terzino della Roma del secondo scudetto ma pure di Napoli e Genoa. Una battaglia contro il cancro che dura da 8 anni e che Nela non ha mai avuto paura di nascondere: «Non auguro a nessuno di fare tre anni di chemio, ci sono momenti in cui pensi di non poterne venire fuori, la cosa più importante è però la prevenzione, non bisogna avere paura di andare dal medico». Nela, che fino allo scorso anno era dirigente della Roma femminile per poi non vedersi rinnovato il contratto (la scelta fece infuriare le figlie) ha rivelato anche di aver pensato al suicidio («ci ho pensato nei momenti più duri della malattia, ma non ho mai avuto il coraggio»), ma oggi combatte con la stessa forza, anzi anche di più, che mostrava in campo quando faceva su è giù per la fascia e i tifosi lo incitavano con “picchia Sebino” mentre Antonello Venditti gli dedicava “Correndo Correndo”.  Per il ritorno al calcio ci sarà tempo, ora sogna di accompagnare nella vita le figlie Ludovica e Virginia: “L’unica cosa che chiedo è portarle all’altare”.

A Radio Due, infine, oltre a parlare delle sue condizioni, Nela ha anche voluto mandare un messaggio a Nicolò Zaniolo che, come lui quaranta anni fa, combatte contro gli infortuni: «Bisogna distinguere tra la sua e la mia epoca. Oggi un infortunio al ginocchio è tutta un’altra cosa rispetto agli Anni 80. Quasi sempre oggi dopo sei mesi torni a giocare partite ufficiali. Io sono stato fermo un anno, il ginocchio me l’hanno aperto da una parte all’altra, mi misero cinquanta punti. Alla mia epoca c’era davvero la paura di non poter tornare a giocare. Però cavolo, a quell’età, farsi due ginocchia, è pesante. Serve carattere. Sei mesi passano prima di un anno, io fui l’ultimo giocatore a portare il gesso, ma come detto una volta era diverso. I ragazzi oggi hanno tutto per stare bene e recuperare velocemente. Zaniolo non deve avere paura».
 

 


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