Milan campione d'Italia, Pupi Avati commosso: «Ho goduto per le lacrime di Calhanoglu»

Per il regista, da sempre tifoso del Milan, esiste solo una cosa meglio dello scudetto: "Lo cambierei solo con un mio Oscar"

Milan campione d'Italia, Pupi Avati: «Mi sono commosso, le lacrime di Calhanoglù? Che goduria»
Milan campione d'Italia, Pupi Avati: «Mi sono commosso, le lacrime di Calhanoglù? Che goduria»
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Lunedì 23 Maggio 2022, 20:01

«Ieri ho vissuto la partita scudetto guardandola in treno, su di un cellulare. Già al primo gol mi sono commosso, sul secondo ho provato a trattenermi e sul terzo gol sono esploso in un pianto liberatorio. E una signora davanti a me mi ha detto 'mi dispiace': pensava mi fosse successo qualcosa di brutto». A parlare, ospite di 'Un Giorno da Pecora', su Rai Radio1, è il regista e tifoso milanista Pupi Avati, che oggi ha raccontato con entusiasmo a Giorgio Lauro e Francesca Fagnani come ha vissuto lo scudetto rossonero.

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«Questa vittoria ha fatto bene a tutta l'Italia, anche agli interisti. La gioia è bella da vedere, ha qualcosa di sacro e misterioso. Ma quando ho visto il traditore Calhanoglu con le lacrime agli occhi lo ammetto: ho goduto». Alla domanda su quale consiglio darebbe ai 'cugini' nerazzurri per superare questo momento, il regista ha poi replicato: «Secondo me hanno condiviso la nostra gioia, i tifosi interisti sono stati molto signorili, ci hanno fatto i complimenti e forse sono stati anche loro felici per la vittoria».

Una parola anche sul protagonista assoluto di questa cavalcata trionfale: «Sono autenticamente innamorato di Pioli - ha detto Avati a Rai Radio1 - mi ricorda un pò mio padre, che era bello ed elegante e piaceva molto alle donne, proprio come l'allenatore milanista».

Infine l'incoronazione per il miglior milanista della stagione: «Leao. Lui non va venduto, è il miglior giocatore italiano. È la grazia, è Ermes, ha le ali ai piedi. Ha la naturalezza che Lucio Dalla aveva col clarinetto, un grandissimo talento. Qualcosa di meglio dello scudetto? Lo cambierei solo con un mio Oscar...»

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