Mbappé, tre gol in finale: l'altro protagonista di Argentina-Francia

Mbappé, tre gol in finale: l'altro protagonista di Argentina-Francia
Mbappé, tre gol in finale: l'altro protagonista di Argentina-Francia
di Benedetto Saccà
4 Minuti di Lettura
Lunedì 19 Dicembre 2022, 16:24 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 11:33

ROMA Come sempre, l’onda degli eventi si ritira poco a poco e lascia sulla sabbia della storia gli indizi più pesanti, conchiglie e sassi che diventeranno ricordo. Ha giocato una finale favolosa, Kylian Mbappé, danzando tra le stelle dell’Argentina, accompagnando per mano i compagni colorati di bleu, arrampicandosi nel cielo dei sogni e dell’ambizione. Splendido. Certo, nel primo tempo non ha emozionato anzi: ha nuotato un po’ al largo del cuore del gioco, deviando nel vuoto alla deriva. Ma, nello sciogliersi della ripresa, ha smesso l’abito da umano per indossare, in via definitiva, il costume del supereroe. Semplicemente è stato impressionante. Immenso.

Così ha ingaggiato un personale duello con Leo Messi, sia pure non diretto bensì calcistico a distanza.

Una disciplina sintetizzabile nella banalità di nove parole: vale a dire: segnare e far vincere il Mondiale alla propria squadra. Varcando evidentemente un confine spazio-temporale grazie a caratteristiche riscontrabili solo nel regno dei draghi, è atterrato in un altrove a noi alieno, forse e chi lo sa pure riscrivendo la teoria della relatività, lì dove le nostre nozioni perdono significati e ne acquistano nuovi, dove la velocità è una ragione di vita e l’errore non catalogato nell’indice del possibile. Si è inventato il prodigio di tre gol ed è diventato il secondo giocatore della storia capace di un’impresa del genere dopo Geoff Hurst in Inghilterra-Germania nel 1966.

A voler essere esatti, prima ha trasformato un rigore al chiudersi del minuto numero 80; poi ha convertito in rete con la magnificenza di un destro l’assist di Thuram; infine, ma non sarà mai la fine, ha incrociato una volta ancora il destro oltre il tuffo di Emiliano Martinez. E allora deve aver provato a scorgere, al di là della montagna di fatica, il bagliore di un sogno. Ha continuato a giocare in proprio, soltanto marginalmente assistito dai compagni di squadra. Dei record ha fatto briciole e coriandoli, specie considerando che a 23 anni – proprio domani saranno 24 – sa di potersi concedere il diletto di disputare altri due, se non tre, campionati mondiali. Uno lo ha già collezionato. E nessuno potrà stupirsi se nei prossimi Europei e all’inizio del Mondiale del 2026 tutti indicheranno la Francia di Kylian come favorita per il trionfo. Senza dimenticare il Pallone d’oro. Perché l’impressione che lui sempre restituisce è non dissimile dall’improvviso spalancarsi di una finestra sull’oceano e sui suoi venti. Un brivido risale dalla pancia alla mente, di una scossa d’adrenalina si accende il filamento degli occhi degli appassionati, che restano sbalorditi.

Va detto, però, che tutta la meraviglia e ogni bellezza non sono bastate. E, almeno per gli atti della storia, Mbappé rimarrà negli archivi come il perdente della finale di Qatar 2022. Lo sport sa essere particolarmente cavilloso e sempre separa i vincenti da chi ha perso. Ma, dopo una sfida sfolgorante come la finale di ieri, oltre il trionfo dell’Argentina sembra nascondersi l’evidenza di un successo equivalente di Messi e di Mbappé. Dopotutto non può aver perso un calciatore che abbia capovolto un universo, firmato tre gol, conquistato lo scettro di capocannoniere del torneo con otto gol e lasciato dietro di sé una scia di magia quanto e come Kylian nella finale in Qatar. Al più, ecco, il suo sarà stato un modo molto elegante di non vincere. E si è dispiaciuto, profondamente rammaricato, dopo il tramonto della partita. Non è servito neppure il rigore della serie conclusiva. Allora il nostro supereroe ha portato le mani al volto, si è asciugato gli occhi umidi di commozione e si è accomodato in panchina. A consolarlo è corso addirittura il presidente Emmanuel Macron, che ha speso parole dolci per il primo attore della compagnia dei Bleus.

Così il giovane e infinito Kylian, come il Piccolo Principe, è tornato dal suo pianeta di meraviglie e subito ha sofferto il peso del mondo, infilando al collo la medaglia d’argento. Un addio ai sogni. E poi è sceso dal palco, il suo profilo schiacciato contro il buio. Poco lontano, lì, brillava la Coppa d’oro. Gli occhi neri l’hanno incrociata ed è calato il silenzio nel cosmo di Kylian. È stato un istante: ma eterno. Allora lui ha scosso di un millimetro il capo, ha voltato lo sguardo e ha capito come si chiamerà il prossimo sogno.

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