Marco Rossi: «Il calcio italiano non è tutto da buttare. Vorrei Ancelotti Ct se Mancini dovesse dimettersi»

Marco Rossi attuale commissario tecnico dell'Ungheria
Marco Rossi attuale commissario tecnico dell'Ungheria
di Piergiorgio Bruni
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Sabato 26 Marzo 2022, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 12:01

È il tecnico della nazionale che, agli ultimi Europei di calcio, seppur non riuscendo ad andare oltre la fase a gironi, ha regalato spettacolo e grandi emozioni. Marco Rossi, 57 anni, torinese di Druento, dal 2018 guida con bravura e merito l’Ungheria. Compagno di squadra di Roberto Mancini nella Sampdoria, il CT dei magiari analizza con lucidità e autorevolezza la mancata qualificazione dell'Italia ai prossimi Mondiali in Qatar.

Come ha vissuto la sconfitta degli Azzuri contro la Macedonia?
«Come tutti gli italiani: con rammarico e delusione. La partita ha dimostrato che c’è una differenza enorme tra le due squadre, ma in una gara secca può succedere di tutto».



E’ finito un ciclo?
«Non lo so, per poter dire queste cose bisognerebbe starci dentro e valutare sia i profili tecnici, sia quelli psicologici. Detto ciò, non penso che nel calcio nostrano sia tutto da buttare via: l’Italia, comunque, è una delle nazionali più forti e meglio strutturate. Poi, ovviamente, le somme le tireranno coloro che stanno in Federazione».



Mancini doveva cambiare qualche giocatore rispetto a Euro 2020?
«Sono letture del momento. Il nostro CT ha dimostrato di essere un tecnico preparato, che ha vinto tutto in carriera. Ha avuto la sfortuna di arrivare a questo spareggio con dei giocatori non in forma. E poi c'era una fortissima pressione, lo si vedeva pure dalle immagini televisive. Nel calcio, l’aspetto mentale è fondamentale: non si può guardare soltanto quello tecnico-tattico. Questa è stata una delle ragioni per il quale ha preferito usare calciatori che erano consolidati e con un certa esperienza alle spalle».

Dopo la vittoria dell’Europeo è mancato un po’ di coraggio nella fare alcune scelte?
«Da allenatore posso dire che quando si parla di squadra diventa importante che ci siano le giuste alchimie all’interno e la conoscenza tra i giocatori. Molto spesso è rischioso cambiare tanti profili, meglio inserirne un po’ alla volta. Dall’esterno posso solo dedurre che dopo la vittoria di Wembley, anche se la Nazionale stava bene sotto tutti gli aspetti, è possiibile sia subentrato una sorta di appagamento. Quel fattore imponderabile che ti porta a sottovalutare qualche piccolo dettaglio. Qualcuno ha reso al di sotto delle aspettative e, forse, non si è trovato il momento giusto per inserire nuove risorse».

Vi siete sentiti con Mancini?
«No, non credo questo sia il momento opportuno.

Conoscendolo, so come sta vivendo il momento: è deluso più di tutti».



Che cosa succederà dopo la partita con la Turchia, si dimetterà?
«E’ difficile dirlo, ci sono tanti fattori dietro a una decisione. Lui è uno che non molla e che vuole reagire alle difficoltà, tuttavia dobbiamo vedere quale sarà il suo stato d’animo. E’ il momento più delicato della storia del mister».



Nel caso in cui Mancini dovesse lasciare, quale sarebbe il profilo giusto per l’Italia?
«Da tifoso, se dovessi fare un nome, mi piacerebbe vedere Carlo Ancelotti (attuale tecnico del Real Madrid, ndr). E’ un allenatore vincente che saprebbe gestire al meglio la Nazionale».



Si è parla anche di Fabio Cannavaro. È un'idea che le piace?
«Ha fatto bene in Cina e in Arabia. E’ un tecnico preparato, se ha gli stimoli e la voglia di provarci non sarebbe una soluzione sbagliata. Bisognerà, comunque, valutare bene a menta fredda». 

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