Italia campione d'Europa, da “Trieste in giù” tutti a cantare l’inno della vittoria

Italia campione d'Europa, Da “Trieste in giù” tutti a cantare l’inno della vittoria
Italia campione d'Europa, Da “Trieste in giù” tutti a cantare l’inno della vittoria
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 12 Luglio 2021, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 23:02

ROMA Che rumore fa la felicità? In questi due lunghi anni segnati dalla pandemia lo avevamo scordato. Da Predoi (comune più a nord d'Italia) all'isola di Lampedusa (il più a sud) ognuno aveva fatto a modo suo. Piccoli suoni per allietare il silenzio. Ieri invece lo abbiamo capito tutti insieme: la felicità fa il rumore del pallone che si infrange contro le mani di Donnarumma all'ultimo rigore. Del triplice fischio dell'arbitro. Dell'abbraccio collettivo della Nazionale di Roberto Mancini. Un brivido infinito lungo la schiena dopo il gol lampo di Shaw poi l'urlo al pari di Bonucci che ci ha portato ai supplementari e ai rigori che ancora una volta ci hanno premiato. Un boato. Liberatorio. Finalmente. Sui palazzi istituzionali e sui balconi di tutti sventola il tricolore.
SOTTO LA BANDIERA
L'Italia unita senza distinzioni, dove gli unici colori sono quelli della bandiera. Anche le stelle scompaiono sopra un immenso sudario biancorossoverde che unisce la nostra penisola da Trieste in giù per dirla come avrebbe fatto Raffaella Carrà. E così dopo i quasi 4 milioni di contagi, i 130 mila morti, i negozi chiusi per sempre, le lacrime e le strade vuote, le città sono tornate a vivere. A vivere una gioia collettiva. E a regalarla è stato, come spesso accaduto, il calcio. Le lacrime che rigano i volti sono di felicità. E basta.

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Perché c'era bisogno di tornare a sentirsi vivi.

Al fischio finale dell'arbitro olandese Kuipers ci si è lasciati andare ad un lungo, bellissimo e infinito abbraccio. Con la fidanzata, con l'amico di sempre o con uno sconosciuto. Addio al metro di distanza, alle mascherine, alle attenzioni nonostante i mille inviti arrivati da ogni dove. La variante Delta corre e fa paura ma in questa notte molti sembrano averlo scordato.

 


DALL'IO AL NOI
I cuori battono all'unisono sincronizzati sulle stesse frequenze. L'Italia dell'11 luglio (stesso giorno del trionfo mundial del 1982) l'Italia con le bandiere, l'Italia con gli occhi aperti nella notte più bella. E in un periodo in cui a prevalere è solo l'io è maledettamente bello riscoprire il significato del noi. E a regalarci questo prezioso insegnamento è la «meglio gioventù» del nostro Paese. Stavolta si canta dai balconi non come grido di speranza ma come urlo di gioia.
Roma è blindata, più di mille agenti nelle strade, ma contenere la voglia di festeggiare è impossibile. Lungotevere è un unico serpente di macchine con gente che si sporge dai finestrini, che sventola bandiere. I clacson suonano all'impazzata e si alternano alle trombette. E c'è anche qualche straniero che stasera ha tifato Italia. Le piazze sono tutte pedonali ma questo non ha scoraggiato nessuno. A piazzale Flaminio lancio di bottiglie contro le forze dell'ordine, poi tutto rientra nel giro di pochi minuti.

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Ma a piazza Bologna esplodono le bombe carta. In via Quattro Fontane, vicino al Quirinale, due giovani sullo scooter vengono gettati a terra e picchiati per questioni di viabilità. Incendi scoppiano a causa dei fuochi pirotecnici in alcuni appartamenti in largo Agosta, sempre nella Capitale, ma anche a Tivoli e Civitavecchia. Dalle Fan zone di via dei Fori e di piazza del Popolo, dove 90 maxi palloni sono stati fatti volare in aria e una immensa bandiera ha colorato la piazza, la gente si è riversata in piazza Venezia, anche qui fuochi d'artificio. Impossibile tuffarsi nelle fontane anche se in tanti ci provano. Brucia qualche cassonetto e i momenti di tensione sono diversi perché in qualche caso la felicità è diventata follia. Presidiatissima da polizia e carabinieri l'ambasciata inglese.
I FUOCHI
Festa grande anche nella Viterbo di Leonardo Bonucci. Napoli si accende come, anzi più che a Capodanno. Fuochi di artificio illuminano il cielo in tutti in quartieri della città nonostante i divieti. A piazza del Plebiscito, stracolma, il delirio è totale. Ai clacson si alternano micidiali bombe carta. Sui motorini si corre in tre, senza casco ma con tre bandiere. A Palermo la festa è a piazza Politeama e sul lungomare di Mondello. In tanti si sono tuffati in mare. A Milano, il maxischermo era stato vietato ma al fischio finale impossibile contenere le migliaia di persone che si sono riversate nelle strade dando vita a una festa avvolta dai fumogeni: bagni nella fontana di piazza Castello e balli sopra i tram. . Stesse immagini nelle strade di Firenze, Bologna e nei carrugi di Genova invasi da un popolo festante nonostante i contingentamenti.

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Attimi di tensione in Piazza De Ferrari a Genova, dove è stato allestito uno dei due maxischermi. Prima della partita, alcuni tifosi sprovvisti dei permessi richiesti, si erano sistemati in piazza creando qualche problema di ordine pubblico. Le forze di polizia sono intervenute per circondare l'area, c'è stato qualche momento di tensione con gli agenti schierati a presidio della zona. Torino è tutta tricolore: bandiere, magliette, striscioni, cappelli, tutto è verde, bianco e rosso. Piazza San Carlo è il cuore della festa, ma il trionfo azzurro contagia tutte le periferie, dalla Falchera, a nord di Torino, al quartiere operaio di Mirafiori, a sud. Piazza Cavour ad Ancona, piazza del Popolo a Pesaro, piazza Arringo ad Ascoli Piceno, piazza della Rinascita a Pescara. Tutti i comuni d'Italia si stringono in una notte di festa e follia. Ottomila storie vestite con il tricolore. Tutte diverse ma alla fine tutte così uguali. Viva l'Italia. L'Italia che non ha paura.

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