Mondiali Qatar, incubo Iran: cantate l'inno contro gli Stati Uniti o l'arresto. Giocatori (e famiglie) minacciati

Oggi con gli Usa è più di una partita. La Cnn: «I giocatori minacciati dalle guardie rivoluzionarie: comportatevi bene o per voi saranno guai»

Mondiali Qatar, incubo Iran: cantate l'inno contro gli Stati Uniti o l'arresto. Giocatori (e famiglie) minacciati
Mondiali Qatar, incubo Iran: cantate l'inno contro gli Stati Uniti o l'arresto. Giocatori (e famiglie) minacciati
di Stefano Boldrini
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Martedì 29 Novembre 2022, 01:06

Oggi Iran-Usa. E sarà più di una partita di calcio. Le famiglie dei giocatori della squadra di calcio iraniana ai Mondiali in Qatar «sono state minacciate di arresto e tortura se i giocatori non si comporteranno bene prima della partita contro gli Stati Uniti»: lo scrive la Cnn, citando «una fonte coinvolta nella sicurezza dei giochi». In seguito al rifiuto dei calciatori iraniani di cantare l’inno nazionale della nazione nella loro partita di apertura contro l’Inghilterra il 21 novembre, la fonte ha detto che i giocatori sono stati convocati a un incontro con membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane. In quell’occasione sarebbe stato detto loro che le loro famiglie avrebbero affrontato «violenze e torture» se non avessero cantato l’inno nazionale o se avessero aderito a qualsiasi protesta politica contro il regime di Teheran. Per questo i giocatori hanno cantato l’inno prima della seconda partita contro il Galles venerdì scorso, che ha visto la vittoria per 2-0 dell’Iran. E presumibilmente lo faranno oggi. 

Ad accendere ulteriormente il clima il clima, il ct dell’Iran, l’allenatore portoghese Carlos Queiroz. Dopo il putiferio provocato dagli account social degli Stati Uniti che hanno mostrato la bandiera dello stato asiatico senza l’emblema della repubblica islamica, ha messo in riga gli americani, puntando l’indice sui loro problemi. «Siamo solidali con tutte le cause del mondo.

Parliamo allora anche di diritti umani, di bambini che muoiono nelle scuole a causa delle sparatorie e di razzismo. Noi siamo solidali con tutti, ma vogliamo portare un sorriso per novanta minuti. Questa è la nostra missione». L’allenatore degli Stati Uniti, Gregg Berhalter, si è scusato per il tweet della bandiera: «Ribadisco che giocatori e staff non sapevano nulla. A volte accadono cose fuori dal nostro controllo. Noi possiamo solo scusarci». 

 

ALTA TENSIONE

Il tentativo di “pax” di Berhalter è stato sovrastato dal pressing dei giornalisti iraniani: hanno travolto il ct Usa e il capitano Tyler Adams con una raffica di domande riguardanti il razzismo negli Stati Uniti, la presenza militare dello zio Sam nel Golfo Persico e la rigida politica dei visti statunitensi. Adams è stato preso di mira per un altro dettaglio: ha pronunciato male la parola “Iran”. Mezz’ora di conferenza stampa tesissima, in cui Berhalter e Adams sono apparsi più volte in difficoltà. Le foto pubblicate dai tabloid inglesi e giornali statunitensi sono eloquenti. Il calcio è stato oscurato dalle questioni politiche, ma stasera Iran e Stati Uniti si giocano l’accesso agli ottavi. Agli iraniani basta un pareggio, sperando che l’Inghilterra non abbia un tracollo nel derby britannico contro il Galles. Gli Usa devono vincere. Nel 1998 trionfò la squadra asiatica e Berhalter non ha dimenticato: «Quella sconfitta brucia ancora. Giocammo per non perdere. Loro invece cercarono il successo».

Da allora gli americani sono cresciuti: sono sedicesimi nel ranking Fifa, hanno una rosa valutata 277,4 mln e la Major League è un campionato in ascesa. L’Iran deve fare i conti con i problemi economici del paese e al netto del posto numero 20 nel ranking, la nazionale è quotata 59,53 mln. Gli statunitensi sono superiori fisicamente: hanno messo sotto gli inglesi. Manca però qualcosa sul fronte avanzato per concretizzare i chilometri divorati dalla squadra. L’Iran ha un centravanti europeo come Taremi e gioca sempre con una carica emotiva particolare. Parlerà il dio pallone, stasera, ma i media vicini al regime di Teheran fino all’ultimo hanno alzato il livello della tensione: il ct statunitense è stato accusato di aver tenuto i suoi giocatori lontano dai giornalisti nella rifinitura. Sono le regole Fifa, ma per fare casino va bene tutto. E’ sempre la madre di tutte le partite.

 

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