Il pallone, dagli stadi alle favelas, raccontato dai fotoreporter dell'Agenzia Magnum in una mostra a Palermo

Il pallone, dagli stadi alle favelas, raccontato dai fotoreporter dell'Agenzia Magnum in una mostra a Palermo
Il pallone, dagli stadi alle favelas, raccontato dai fotoreporter dell'Agenzia Magnum in una mostra a Palermo
di Totò Rizzo
3 Minuti di Lettura
Martedì 12 Ottobre 2021, 20:43

La palla è tonda, scriveva Gianni Brera. Per dire della casualità che è il dodicesimo giocatore in campo nello sport più popolare al mondo, del destino che spesso scombicchera raffinate tattiche di gioco, del fato che sposta all’ultimo momento traiettorie ben calcolate dalla testa e dai piedi.

Si potrebbe citare il giornalista e scrittore lombardo, confermando che la palla è tonda anche per dire che la sua fascinazione attraversa mondi diversi e lontanissimi, situazioni di pace e di guerra, realtà socialmente tranquille e conflittuali, ceti ricchi, medi e poveri, le chiassose, turbolente cattedrali del calcio e i silenziosi confini di un’umanità muta e dimenticata.

Che la palla rifletta un universo così vasto ce lo ricorda la mostra «Football No Limits» fino al 30 dicembre a Palermo, a Palazzo Trinacria, sede espositiva della Fondazione Barbaro. È una mostra «grandi firme» dal momento che le immagini sono immortalate dai fotoreporter dell’Agenzia Magnum, chi più chi meno noto, tutti comunque solisti al servizio di momenti di vita che in uno scatto assurgono a momenti di cronaca (a volte di Storia), da semplice gesto quotidiano a simbolo, da narrazione del reale a metafora spesso casuale degli uomini e delle loro vicende.

Venti immagini, a colori e in bianco e nero, in un arco di tempo che va dal 1958 al 2001, che raccontano «la palla» anche in un'ottica diversa da quella immortalata durante un match di cartello.

C’è Philip Jones Griffiths che coglie il palleggiatore solitario che precede il carro armato americano a Grenada, quando l’esercito inviato da Reagan sbarcò nel 1983 per rovesciare la dittatura militare nell’isola; c’è Steve McCurry – la firma più celebre – che ritrae la partitella improvvisata sulla costa birmana dell’Oceano Indiano flagellata dal monsone cui fa da sfondo, quasi fosse una scenografia messa lì a bella posta, il relitto di un cargo arenato; c’è René Burri che coglie i momenti di gioco sulla spiaggia brasiliana di Ipanema ed Harry Gruyaert che li immortala con il suo scatto tra la nuova edilizia popolare alla periferia di Izmir, città turca.

Ma la palla è anche momento di allegria, di conforto, di speranza per i bambini della Guinea e per quelli della Tanzania, per i piccoli curdi e per le allieve di un liceo iraniano, per i detenuti di un carcere francese e per la squadra locale che si allena nel campetto di una favela peruviana, immagini ben diverse da quella dell’esultanza della Kop, la celebre curva dello stadio del Liverpool dove i tifosi si scatenano per incoraggiare i Reds o dei 45mila argentini sbarcati al Parco dei Principi di Parigi per i Mondiali del ’98 ad incitare i beniamini biancocelesti.

La palla è tonda, scriveva Brera e «Football No Limits» pare quasi allestita per ricordarcelo.

Perché quel moloch di forma sferica, quell’oggetto sognato e inseguito, vuoi di cuoio che di stracci, o dei più moderni materiali che la tecnologia regala, in fondo ha la stessa forma del mondo, lo stesso mondo che ne ha fatto, in ogni sua latitudine, un totem idolatrato in fantasmagoriche architetture ovali così come ai margini di una bidonville.

«Football No Limits. Da Griffiths a McCurry. I grandi fotoreporter di Magnum». Palermo, Palazzo Trinacria (via Butera 24). Fino al 30 dicembre. Martedì-venerdì, dalle 10 alle 18. Info: www.fondazionepietrobarbaro.org

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