Gianluca Vialli e il cancro: «Ora mostro le cicatrici con orgoglio e non mi vergogno più a piangere»

Gianluca Vialli e il cancro: «Ora mostro le cicatrici con orgoglio e non mi vergogno più a piangere»
Gianluca Vialli e il cancro: «Ora mostro le cicatrici con orgoglio e non mi vergogno più a piangere»
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Domenica 17 Maggio 2020, 13:02 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 08:17
«Ho imparato una cosa: è necessario liberare il dolore, tenere le cose dentro non è un bene. Ora ho capito che quando ho bisogno di piangere, lo faccio. Non mi vergogno più, ma cerco di non piangere di fronte a persone che potrebbero diventare molto emotive. Provo a piangere da solo. Quando sono in un posto confortevole, non tengo nulla dentro. Ora mostro anche la cicatrici con orgoglio, sono un segno di ciò che ho passato». Gianluca Vialli racconta così la sua esperienza nella battaglia contro il cancro, a partire dai tanti insegnamenti acquisiti nel corso dei mesi più drammatici.

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In un'intervista via Skype con Donald McRae del Guardian, l'ex attaccante di Sampdoria, Juventus e Chelsea ha raccontato tanti aspetti della sua battaglia con la malattia, a cominciare da quelli più umani. Gianluca Vialli, a cui era stato diagnosticato un cancro al pancreas nel 2017, ha spiegato di aver avuto il problema di come gestire il cancro davanti alla famiglia: «Senti che stai deludendo qualcuno, come i tuoi genitori. Non vuoi che i tuoi genitori ti vedano soffrire così tanto e non vorresti andartene prima di loro. Sono sempre stato percepito come un ragazzo duro. Un ragazzo forte con molta determinazione. Non essere in quella posizione mi rendeva inquieto. Non volevo essere visto come un povero ragazzo con una malattia. Ecco perché non l'ho condiviso ampiamente per 12 mesi».

«I miei amici, persone che erano a conoscenza della mia condizione, mi hanno detto: 'Dai, vincerai questa battaglia.
Puoi sconfiggere il cancro'. Ho sempre pensato di non voler combattere il cancro, perché è un nemico troppo grande e potente, ho sentito tutto questo come un viaggio. Si tratta di viaggiare con un compagno indesiderato fino a quando, si spera, non si annoi e muoia prima di me
» - spiega ancora Gianluca Vialli - «La malattia è anche un peso. Le persone chiamano per mostrarti che stanno pensando a te. Ho pensato che invece di passare il tempo al telefono, avevo bisogno di tempo per me stesso. Ecco perché indossavo un maglione sotto la camicia, per nascondere che avevo perso così tanto peso. Questi sentimenti sono naturali e rimangono con te per un pò. E poi, almeno nel mio caso, se ne vanno. Il giorno in cui inizi a guardare le cose in modo diverso, la tua vita cambia».

Al Guardian Gianluca Vialli, che in questo momento si trova nella casa di Londra, ha anche parlato dell'emergenza coronavirus: «Per me è stato difficile perché vengo da Cremona, la città probabilmente con il più alto tasso di mortalità nella regione. In un certo senso sento che dovrei essere lì con la mia gente. Mi sono sentito così male a leggere che le persone morivano in ospedale senza i loro cari. È una tragedia. Stare a casa a Chelsea non è un problema, posso lavorare da remoto e andare a piedi al parco. Con me ci sono mia moglie e le mie figlie, è bello stare con loro. A Londra conosco solo due persone che sono positive. Grazie a Dio non ho perso nessuno che conosco in questo paese. Ma a Cremona è diverso dove ci sono solo 80.000 persone. Londra ha sei milioni di persone. Lo senti di più in un posto più piccolo».
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