Gargano al veleno: "Napoletani? Maleducati.
Lavezzi voleva picchiare Mazzarri: lo fermai"

Gargano al veleno: "Napoletani? Maleducati. Lavezzi voleva picchiare Mazzarri: lo fermai"
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Giovedì 5 Maggio 2016, 09:35
NAPOLI - Walter Gargano scatenato. Ora gioca con i messicani del Monterrey ma è tornato a parlare del Napoli nel corso di un'intervista alla radio messicana 'RG la Deportiva', raccontando episodi inediti.
Queste le sue dichiarazioni, riportate da 'Tutto Napoli': "Mazzarri ha sempre avuto un carattere particolare, voleva avere l'ultima parola su tutto e invece noi eravamo ribelli, alla fine noi scendevamo in campo. Non gli piaceva nemmeno che bevessimo il mate. Così una voltaLavezzi voleva picchiarlo, solo io ho impedito che succedesse. E Mazzarri non mi ha mai ringraziato per questo".
Poi le critiche alla città: "La gente lì è maleducata e insolente. Ti ferma e ti disturba in qualsiasi momento, senza mai chiedere per favore. Qui invece mi trovo bene e la gente è molto più sensibile. A Napoli non puoi uscire di casa né se le cose vanno bene e né se le cose vanno male. Volevo restare al Napoli, ma il club aveva deciso di vendermi. De Laurentiis disse che avevo troppa personalità e che avrei dato problemi alla squadra. Anche se non litigai mai con lui, bensì con suo figlio. Tornavamo da una partita contro la Lazio, a Roma. Il Pocho nel bus mise la sua musica. Il figlio del presidente la sostituì con uno dei film di De Laurentiis, peraltro molto brutti. Lui all’epoca non era il vicepresidente del Napoli come lo è oggi, è un ragazzo giovane, ha due anni in più a me ma visto che non sa fare altro lo hanno inserito nel club. Si arrabbiò quando tutti i calciatori iniziarono a fischiare, io ero seduto al mio solito posto, e visto che non ebbe il coraggio di parlare col Pocho venne da me. Mi diede uno schiaffo sulla gamba dicendo ‘vi ho detto che non dovete fischiare!’, e io gli dissi tranquillamente ‘stai sbagliando, non ho fatto niente, il film non mi disturba, sto ascoltando un po’ di musica’. Lavezzi mi sussurrò nell’orecchio ‘Picchialo, picchialo, picchialo’… non era mia abitudine fare a botte e ancor meno col figlio del presidente.Ma  gli diedi uno schiaffone davanti a tutti, mi disse ‘t’ammazzo’ e gliene diedi un’altro. Arrivammo a Castel Volturno, scesi dal bus senza zaino e gli dissi ‘andiamo a litigare’, ma lui mi chiese scusa, dicendo di aver sbagliato. Non successe più nulla".
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