È il giorno del faccia a faccia più atteso. E della tregua più o meno annunciata, anche perché, a mercato chiuso, non c’è altra soluzione che possa essere trovata per il bene della Roma. Il singolo, Fonseca o Dzeko che sia, passa in secondo piano. La priorità dei Friedkin è l’immagine del club e non l’interesse dell’allenatore o quello del miglior giocatore. Dan e Ryan lo hanno spesso ripetuto nei colloqui avuti con il loro management, soprattutto con Pinto che dovrà sistemare la questione senza ulteriori strascichi, a questo punto della stagione più pericolosi di quanto si possa pensare guardando la classifica (e il 3° posto).
SENZA SCELTA
Stamattina Edin entrerà a Trigoria ancora da separato in casa. Non c’è alcun appuntamento. Ma la società si augura, all’inizio della settimana che porta alla sfida di sabato con la Juve a Torino, di vederlo lavorare finalmente in gruppo. Del suo fastidio muscolare non parla più nessuno. Nemmeno Paulo che, esponendosi in pubblico, ne avrebbe bisogno più di altri. L’unico fastidio rimane il rapporto deteriorato, e non sanabile, tra l’allenatore e il calciatore. Ormai ognuno va per conto suo, la pace non sarà mai credibile, anche se sventolata in piazza. Ognuno resterà sulla propria mattonella. E non cambierà idea sull’altro. La Roma ha però fatto sapere ad entrambi, sempre con l’intervento di Pinto (e non solo), di siglare in fretta l’armistizio fino alla conclusione della stagione. Per non comprometterla. A tempo, però. Dopo il traguardo, in teoria potrebbero poi salutare sia Fonseca che Dzeko, scegliendo altre destinazioni.
BRACCIO DI FERRO
Il nodo è anche la fascia di capitano. Dzeko non vorrebbe rinunciare ai gradi e Pellegrini non avrebbe alcun problema a restituirglieli. Ma prima c’è altro su cui confrontarsi con Fonseca, anche sul piano tattico. Pinto con l’allenatore e Lucci con il centravanti hanno già cominciato a preparare il colloquio. Per arrivare alla quadra che non è stata trovata con l’Inter giovedì scorso. E che è stata chiesta dalla tifoseria con lo striscione esposto davanti all’Olimpico: «Ora combattete uniti per la maglia». Proprio l’input dei Friedkin.