Roma, operazione Dzeko: club e tifosi spingono per la tregua con Fonseca

Dzeko (foto Gino Mancini)
Dzeko (foto Gino Mancini)
di Ugo Trani
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Martedì 2 Febbraio 2021, 07:30

È il giorno del faccia a faccia più atteso. E della tregua più o meno annunciata, anche perché, a mercato chiuso, non c’è altra soluzione che possa essere trovata per il bene della Roma. Il singolo, Fonseca o Dzeko che sia, passa in secondo piano. La priorità dei Friedkin è l’immagine del club e non l’interesse dell’allenatore o quello del miglior giocatore. Dan e Ryan lo hanno spesso ripetuto nei colloqui avuti con il loro management, soprattutto con Pinto che dovrà sistemare la questione senza ulteriori strascichi, a questo punto della stagione più pericolosi di quanto si possa pensare guardando la classifica (e il 3° posto).

SENZA SCELTA 
Stamattina Edin entrerà a Trigoria ancora da separato in casa. Non c’è alcun appuntamento. Ma la società si augura, all’inizio della settimana che porta alla sfida di sabato con la Juve a Torino, di vederlo lavorare finalmente in gruppo. Del suo fastidio muscolare non parla più nessuno. Nemmeno Paulo che, esponendosi in pubblico, ne avrebbe bisogno più di altri. L’unico fastidio rimane il rapporto deteriorato, e non sanabile, tra l’allenatore e il calciatore. Ormai ognuno va per conto suo, la pace non sarà mai credibile, anche se sventolata in piazza. Ognuno resterà sulla propria mattonella. E non cambierà idea sull’altro. La Roma ha però fatto sapere ad entrambi, sempre con l’intervento di Pinto (e non solo), di siglare in fretta l’armistizio fino alla conclusione della stagione. Per non comprometterla. A tempo, però. Dopo il traguardo, in teoria potrebbero poi salutare sia Fonseca che Dzeko, scegliendo altre destinazioni.

Non c’è niente di deciso a priori. Ogni scenario è possibile. Ma da oggi bisogna trovare il compromesso. La dirigenza ha fatto capire loro che è una questione di convenienza. Che li riguarda direttamente. Il tecnico non può rinnegare l’utilità dell’attaccante in campo, affidandosi solo al giovane Mayoral: con il ritorno dell’Europa League i giallorossi scenderanno in campo ogni 3 giorni. In più Paulo, se un giorno dovesse andar via, inserirebbe nel suo curriculum la buona (o cattiva) gestione del caso. Dal canto suo il centravanti, se davvero vuole cambiare squadra a fine campionato e interrompere con un anno d’anticipo il contratto con il club, deve dimostrare a chi lo segue di non aver tirato i remi in barca, confermando il suo spessore internazionale. Edin, se invece dovesse cambiare la guida tecnica, sa che comunque deveusare le prossime partite per avere la garanzia del posto o in assoluto della conferma. In sintesi è come se insieme dovessero trovare la exit strategy che possa far comodo a entrambi. Pure per salvare la faccia nello spogliatoio e anche davanti alla piazza.

BRACCIO DI FERRO
Il nodo è anche la fascia di capitano. Dzeko non vorrebbe rinunciare ai gradi e Pellegrini non avrebbe alcun problema a restituirglieli. Ma prima c’è altro su cui confrontarsi con Fonseca, anche sul piano tattico. Pinto con l’allenatore e Lucci con il centravanti hanno già cominciato a preparare il colloquio. Per arrivare alla quadra che non è stata trovata con l’Inter giovedì scorso. E che è stata chiesta dalla tifoseria con lo striscione esposto davanti all’Olimpico: «Ora combattete uniti per la maglia». Proprio l’input dei Friedkin.

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