Bilancio di fine calciomercato, Manuel Gerolin: «Mandzukić, Meïté ed El Shaarawy i colpi migliori»

Manuel Gerolin durante l'esperienza al Palermo
Manuel Gerolin durante l'esperienza al Palermo
di Piergiorgio Bruni
3 Minuti di Lettura
Martedì 2 Febbraio 2021, 13:55

Quasi 200 gare con la Roma, 2 coppe Italia e tantissimi ricordi indelebili. Un pezzo di cuore l’ha lasciato nella capitale. Oggi, a quasi 60 anni, Manuel Gerolin è un apprezzatissimo dirigente sportivo con importanti e significative esperienze in giro per l’Italia e per il mondo. In attesa di riprendere il suo percorso professionale, con la solita passione e perizia, fa un bilancio della sessione invernale di mercato e strizza l’occhio al club giallorosso.

Direttore, che tipo di calciomercato è stato quello che si è appena concluso?

«Non c’è stato grande movimento. Le società erano già in crisi prima del Covid-19 e, in più, avevano investito sufficientemente in estate. Ma questo è un discorso a livello mondiale: bisogna capire che gennaio porta pochi miglioramenti anche nelle squadre di vertice. La pandemia, peraltro, limitando i viaggi di chi va a scoprire talenti, ha ostacolato tantissimo il consueto iter. Tant’è vero che la maggior parte dei giocatori ceduti ad altre società sono tutti nomi conosciuti».

Qual è stato il colpo migliore?

«Forse Mandzukić al Milan e Meïté al Torino. Pure la Roma ha fatto bene, riportando in Italia El Shaarawy. Ma il vero colpo arriverà a breve».

Ovvero?

«Il rientro di Nicolò Zaniolo».

A proposito di Roma, le piace Bryan Reynolds?

«Si parla molto bene di questo ragazzo classe 2001 ed è sicuramente un giocatore di prospettiva. È giovane, e come tale avrà bisogno di tempo, si dovrà preparare adeguatamente in vista del prossimo anno. Sappiamo quanto sia difficile cambiare cultura e lingua, deve ambientarsi: ma se un giocatore è forte e volenteroso questo step avviene automaticamente».

Icardi può essere un’opzione estiva per la Roma?

«E’ un giocatore di grande valore e, a mio avviso, l’unica vera alternativa a Dzeko. Il possibile scambio con Alexis Sanchez, infatti, non era assolutamente alla pari».

Continuerebbe a puntare su Pau Lopez?

«Dev’essere lasciato tranquillo e bisogna dargli fiducia: soltanto in questo modo potrà dimostrare il suo reale valore».

Non trova, però, che Musso dell’Udinese possa essere l’investimento perfetto?

«Così come la scorsa stagione, l’argentino sta facendo un bel campionato.

In questo momento, credo sia uno dei portieri più bravi che ci sono in circolazione. E, soprattutto, è pronto per fare il salto in una squadra di livello».

Che idea si è fatto della querelle Dzeko-Fonseca?

«Bisognerebbe capire che cosa sia realmente successo nello spogliatoio: tante volte sono accaduti litigi simili tra giocatore e allenatore. Io stesso, in passato, a Palermo, ho discusso e ho vissuto in prima persona, lo scontro tra Sorrentino e Ballardini. Ma visto che il mercato si è concluso, questa situazione deve risolversi trovando una soluzione».

Quale?

«Non spetta a me dirlo, tuttavia non dimentichiamoci un dettaglio importante: sia Dzeko, sia Fonseca sono dipendenti della società e svolgono un lavoro per i Friedkin. Poi, a giugno si vedrà».

In che misura il direttore sportivo può essere una figura di mediazione?

«Moltissimo. Fonseca può avere le sue ragioni, ma deve trovare un punto d’incontro col bosniaco. Non soltanto per il valore del ragazzo e per la storia che ha avuto nella Roma, ma soprattutto perché questo malessere potrebbe influenzare l’intero gruppo».

Com'è la vita del direttore sportivo al tempo dei database?

«E' un supporto tecnologico in più che devi saper usare, ma il giocatore va visto sul campo. Non ho alcun interesse ad avere un database con tutti i giocatori del mondo, voglio soltanto quello con i prospetti visionati dai miei collaboratori».

Gerolin, ci dica la verità, è mai stato vicino alla Roma?

«Mai, ma è sempre stato il mio sogno entrare nella dirigenza giallorossa. Avrei voluto costruire una aria scouting come ho fatto in passato a Udine».

© RIPRODUZIONE RISERVATA