Chiappucci: "Giro d'Italia, Yates e Bernal i favoriti. Nibali? Non chiediamogli troppo. Ogni tappa nasconde insidie"

Chiappucci: "Giro d'Italia, Yates e Bernal i favoriti. Nibali? Non chiediamogli troppo. Ogni tappa nasconde insidie"
Chiappucci: "Giro d'Italia, Yates e Bernal i favoriti. Nibali? Non chiediamogli troppo. Ogni tappa nasconde insidie"
di Daniele Petroselli
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Venerdì 7 Maggio 2021, 20:01

Da Torino a Milano, 3.479,9 km di fatica e di pura passione. Conto alla rovescia per il Giro d'Italia 2021, che fino al 30 maggio terrà incollati migliaia di appassionati alla tv. E tra i grandi osservatori della Corsa Rosa ci sarà anche chi ha infiammato i tifosi su quelle strade, Il Diablo Claudio Chiappucci.

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90 anni di maglia rosa, un'emozione unica:
«Per noi italiani è qualcosa di indescrivibile. E' una corsa che può farti fare un grande salto di qualità. E' la nostra corsa e per questo è speciale. Ricordo ancora la mia prima volta, ero emozionato come un bambino, perché fino a quel momento vedevo tanti campioni correre solo in tv. E invece in quel momento c'ero anche io. Ho cominciato dal basso, come gregario, poi il Giro mi ha visto crescere e mi ha visto diventare grande tra i grandi».

Come il 5 giugno del '93, quando a Corvara entrò nel mito:
«Erano tappe diverse, molto lunghe e con tante salite. Quel giorno non me lo dimenticherò mai, ci si giocava il Giro e ho lottato con Indurain fino alla fine. Arrivò una vittoria bellissima, perché il pensiero era solo uno, ottenere quella maglia rosa. Non arrivò ma fu ugualmente un'emozione unica».

Per questo Giro 2021 tanti campioni pronti a lottare: da Evenepoel a Bernat, fino a Yates. Sono loro i favoriti?
«Evenepoel non lo considero favorito, anche perché viene da 9 mesi di stop dopo il Giro di Lombardia e non è mai sceso in strada prima di adesso. Sarebbe assurdo chiedergli di essere tra i protagonisti, anche se tutto è possibile. Bernal è l'uomo da battere, ha una grande squadra, così come Yates. Sarà fondamentale l'apporto dei gregari in questa sfida».

Italia che si affida a Nibali, di rientro da un infortunio. Ma per questo Giro abbiamo altre speranze?
«Attualmente di uomini per corse a tappe non abbiamo nuovi talenti, così come per le corse in linea. C'è da aspettare ancora, abbiamo tanti giovani che devono crescere e che devon ocrescere in tutti gli aspetti, sia tecniche emotivi. Perché per stare a grandi livelli devi avere spalle larghe che ti permettono di affrontare le pressioni. Nibali viene da un infortunio e rientra in extremis, non possiamo chiedergli di lottare per la generale o per il podio».

Zoncolan e Cortina le tappe chiave di questo Giro?
«Sono due tappe classiche di montagna, che saranno fondamentali, ma non possiamo tenere fuori anche l'Alpe di Mera, che è un arrivo inedito per la corsa e arriva proprio nel finale, quando la stanchezza si farà sentire. E poi ci sono anche altre tappe difficoltose, come la Foggia-Guardia Sanframondi. Non ci sono solo le grandi salite per fare la differenza. Tappe come queste possono essere determinanti per l'esito finale. Le sorprese sono dietro l'angolo in ogni frazione».

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