Otto minuti di applausi e la sala stracolma di gente per la prima di La vita in comune, il nuovo film di Edoardo Winspeare proiettato a Venezia dove è in concorso.
La pellicola narra del paese salentino di "Disperata", liberamente ispirato al nome della frazione di Tricase, Depressa dove la famiglia del regista è storicamente radicata. Questo paradiso naturale lontano da tutto diventa il terreno di gioco dei surreali protagonisti di La vita in comune, film presentato oggi in concorso per Orizzonti alla 74/a Mostra del Cinema di Venezia. Tra gli interpreti, tutti amici e collaboratori del regista, troviamo Gustavo Caputo, Antonio Carluccio, Claudio Giangreco e Celeste Casciaro, moglie del cineasta. Il film arriva oggi in sala con Altre Storie. «Avevo pensato una scena anche per Helen Mirren e il marito Taylor Hackford, loro vivono a un chilometro da Tiggiano, dove ho girato il film. Ma poi - ha spiegato il regista - è arrivato Virzì (la Mirren è protagonista del suo ultimo film, The leisure seeker, in gara nel concorso ufficiale alla Mostra, ndr) e non siamo riusciti a trovare un modo per incrociare i due piani di lavorazione». La vita in comune, per Winspeare, è la prima commedia «e mi sono molto divertito a farla. Parliamo di buoni sentimenti e proprio per questo non avremmo mai pensato di andare ad un festival importante, perché dal punto di vista critico non paga molto. Ma era una sfida. La gente per me non è solo cattiva e anche quella cattiva ha degli aspetti positivi. Già in Puglia qualcuno si è arrabbiato solo perché ho chiamato il Paese Disperata».
Venezia, otto minuti di applausi per “La vita in Comune”
Il film di Winspeare tra favola e commedia
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Sabato 2 Settembre 2017, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 20:28
Nel film si riserva un pò di ironia anche su chi pensa solo a costruire per favorire il turismo: «Nel nostro paese non abbiamo la cultura del paesaggio. Proprio per questo molte parti d'Italia, dal basso Veneto ad aree del sud, sono rovinate». Il regista si rivede un pò nel personaggio del sindaco: «Ho simpatia per i sindaci, fanno spesso una grande lavoro non riconosciuto e poco pagato. Credo anche la Raggi a Roma prenda meno soldi di qualche funzionario di Montecitorio».
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