Una voce tarantina per "Beatrice di Tenda"

Una voce tarantina per "Beatrice di Tenda"
di Anita PRETI
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Sabato 23 Luglio 2022, 05:00

E’ un fedelissimo del Festival della Valle d’Itria il compositore Vincenzo Bellini onorato oggi a Martina Franca, alle 21 nel Palazzo Ducale, con il penultimo dei suoi titoli, “Beatrice di Tenda”. L’esecuzione in forma di concerto nulla toglie ma piuttosto aggiunge alla bellezza dell’opera (che potrà essere ascoltata in diretta su RadioTre) incentrata, in virtù del libretto di Felice Romani (tempestoso l’incontro con Bellini), sull’amara vicenda di una donna realmente vissuta nel Quattrocento sposa di Filippo Maria Visconti. Bellini, scomparso nel 1835 giovanissimo, a soli 34 anni, ha una mano molto felice nel tratteggiare i profili musicale di figure femminili. 

Un lungo feeling tra il Festival e Vincenzo Bellini

In ordine di apparizione sulle scene: Bianca, Imogene, Agnese-Alaide (la straniera), Zaira, Giulietta (Capuleti), Amina (la sonnambula), Norma e, dopo Beatrice, infine Elvira che, tra “I Puritani”, impazzisce per amore di Arturo e per amore rinsavisce donando agli ascoltatori di Bellini le vette quasi irraggiungibili di un canto immortale. Di tanta bellezza il pubblico più affezionato ha ancora memoria: fu il soprano Mariella Devia, nell’edizione 1985 del Valle d’Itria, a lavorare la filigrana di quel canto. Ma il Festival ha cominciato ad onorare il celebre musicista di Catania nel lontano 1977 con una “Norma” passata alla storia perché eseguita nella versione per due soprani. Nel 1980, fu la volta de “I Capuleti e i Montecchi” con Luciana Serra e Martine Dupuy en travesti nel ruolo di Romeo. Tre anni dopo toccò a “La Straniera” con Wakoh Shimada e nel 1985 fu la volta dei grandiosi “Puritani”, sul podio Alberto Zedda. Ma c’era ancora posto per la meraviglia: se la portò dietro il tenore Giuseppe Morino con la sua strabiliante voce (“Nel furor delle tempeste…”) ne “Il Pirata” affiancando la voce d’oro di Lucia Aliberti. Finiva l’era numero uno del Valle d’Itria, al volgere degli anni Novanta, ma il nuovo direttore artistico Sergio Segalini, raccogliendo l’eredità del predecessore, Rodolfo Celletti, capo degli ultras belliniani, disegnò per gli spettatori del Festival “La Sonnambula” che tutti vorrebbero sempre sentire cantare come lo fece, in quelle sere del 1994, Patrizia Ciofi.

E sempre l’artista toscana ripropose nel 2005 “I Capuleti e i Montecchi”. 

Nel più recente decennio del Valle d’Itria, guidato da Alberto Triola, ecco l’ultima occasione per Bellini con la sua “Zaira”. Nella parte iniziale del Festival si andava formando anche a Martina Franca il talento di Fabio Luisi, allora giovane maestro accompagnatore, oggi tra i maggiori direttori d’orchestra nel panorama mondiale.
Nutrito a tanto Bellini e amandolo come spesso dichiara nelle interviste, era giocoforza che si lasciasse tentare da una delle due sole opere che mancano per completare il catalogo belliniano del Festival, “Beatrice di Tenda” (l’altra è “Adelson e Salvini”, la prima ad essere composta). Il desiderio di Luisi si è infranto sull’iceberg della pandemia e il maestro, impossibilitato ad arrivare a Martina, viene sostituito stasera e nella replica di martedì da Michele Spotti, già noto al pubblico e artefice, due anni fa, del successo de “Il borghese gentiluomo” di Richard Strauss. 

Nel ruolo principale il soprano tarantino Giuliana Gianfaldoni

Per entrare nella vicenda in scena bastano le indicazioni tratte dal libro di sala e dal saggio del musicologo Fabrizio Della Seta (che alle 19, alla Fondazione “Paolo Grassi”, presenta l’opera con Candida Mantica): “Filippo ama Agnese che ama Orombello che ama Beatrice che ama Filippo”. Occorre una grande interprete per il ruolo di Beatrice (la prima fu Giuditta Pasta, alla Fenice nel 1833, molto tempo dopo toccò alla Sutherland, alla Gruberova e ad altri miti della lirica). Sebastian F. Schwarz, guida artistica del Festival, l’ha trovata nel soprano tarantino Giuliana Gianfaldoni. Con lei Celso Albelo (Orombello); Theresa Kronthaler (Agnese), Biagio Pizzuti (Filippo Maria Visconti), Joan Falqué (Rizzardo).

Orchestra del teatro Petruzzelli e anche il Coro del teatro barese, maestro del coro Fabrizio Cassi, che ovviamente con altro organico affianca il Festival fin dal lontano 1987 con intelligente spirito di collaborazione.

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