«Truffe e tradimenti ma amici per sempre»

«Truffe e tradimenti ma amici per sempre»
di di Oscar COSULICH
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Giovedì 27 Giugno 2019, 18:28
Tre amici da sempre, tre vite diversissime: Alessandro (Michele Riondino) è un pediatra ospedaliero che, rimasto vedovo, ha dedicato tutta la sua vita extra-lavorativa al figlio adolescente (Mirko Trovato); Leo (il napoletano Libero De Rienzo) è prigioniero di un matrimonio finito e proprietario di un negozio d'abbigliamento con problemi economici; Gigi (Alessandro Roja), il più spumeggiante e cinico del trio, autore di memorabili scherzi, ha invece fatto perdere da tempo le sue tracce.
Un giorno Alessandro riceve la drammatica telefonata di Gigi, che gli comunica di essere malato, di avere ormai pochi giorni di vita e avergli comprato un biglietto aereo per fargli di persona una comunicazione importantissima: Gigi è in Brasile e chiede al vecchio amico di esaudire la sua ultima volontà. C'è da impadronirsi dei soldi del testamento del padre, vincolato da una clausola invalicabile, a meno di realizzare insieme un'insolita truffa, che garantirebbe una vita agiata sia all'attuale compagna di Gigi, sia ad Alessandro, che potrebbe così garantire al figlio un futuro privo di problemi.
È questo l'inizio di Restiamo amici di Antonello Grimaldi (nelle sale dal 4 luglio), che torna al cinema a dieci anni dal pluripremiato Caos calmo con una storia scritta da Marco Martani e Raffaello Fusaro (tratta dall'omonimo romanzo di Bruno Burbi), basata su un sottogenere degli heist movie (i film del colpo grosso), cioè quello della più feroce tra le truffe: la truffa tra amici.
L'eredità al centro della vicenda, secondo le volontà del defunto genitore di Gigi, infatti, è destinata solo a un eventuale nipote. In ballo ci sono ben tre milioni, ma Gigi non ha figli e ormai sta morendo. Unica soluzione sembra essere quella di fingere, con l'aiuto di Alessandro, la sua morte e spacciare il figlio di Alessandro, Giacomo, come suo erede. Insomma una truffa bella e buona, con in più l'aggravante di dover attribuire a Maria, moglie defunta del pediatra, un tradimento che lei ovviamente non ha mai compiuto. Accetterà Alessandro un compromesso che getta la vergogna a tutta la sua famiglia?
«La stangata o Regalo di Natale, sono modelli giganteschi e inarrivabili - riflette Grimaldi - ma se dovessi pensare a quello che è stato un mio riferimento, pur senza tentare minimamente di paragonarmici, direi che in questo caso è stato Ocean's eleven e i suoi sequel. Il mio è uno di quei film in cui sai già che alla fine qualcosa andrà male, ma dove quello che più interessa ai protagonisti è la possibilità di rimanere amici, dall'infanzia all'età adulta, per continuare a divertirsi insieme, come quando da bambini si andava a rubare le mele - conclude il regista - qui invece di George Clooney e Matt Damon, avevo a disposizione tre bravi attori molto affiatati tra loro. In tutto il film la mia scena preferita, che mi commuove, è verso la fine, quando tutti e tre iniziano a prendersi a schiaffi, come fossero bambini delle elementari. Si sente che hanno un modo di scherzare possibile solo tra chi ha una grande confidenza reciproca».
Il film ha tra i protagonisti anche Violante Placido (è Bianca, mamma della fidanzatina del figlio del pediatra), Ivano Marescotti (l'ambiguo Brenner, notaio svizzero) e Sveva Alviti (Marta Rossi, figura femminile che riappare dal turbolento passato sentimentale di Gigi). Grimaldi tiene a sottolineare che «nonostante Restiamo amici racconti una classica storia di amicizia virile, sono i ruoli femminili sono quelli che segnano le svolte della storia. Mettiamo in scena un'amicizia che mi ha fatto pensare ai tempi d'oro della commedia all'italiana: ho ben chiare le proporzioni tra il cinema d'oggi e quello del passato, ma se il film fosse stato girato qualche decennio fa il ruolo di Roja sarebbe toccato a Vittorio Gassman, al posto di Riondino ci sarebbe stato Nino Manfredi e Leo, invece che da De Rienzo, sarebbe stato interpretato da Ugo Tognazzi».
Alessandro Roja concorda con Grimaldi e racconta come del suo personaggio gli sia piaciuto «quel lato cialtrone sempre presente». «Dei tre è quello che ha vissuto la vita più intensa e ha avuto più opportunità - conclude l'attore - anche ora che ha perso tutto conserva almeno aplomb e faccia tosta. Mi ricorda quei grandi personaggi del cinema italiano come il conte Mascetti di Amici miei, è una persona che ha vissuto con un tenore di vita molto alto e, pur essendo ormai caduto in disgrazia, continua a portarsi dietro le vecchie abitudini».
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