Verissimo, Marcell Jacobs rivela: «Ho fatto pace con mio padre, mi è servito a vincere»

Verissimo, Marcell Jacobs rivela: «Ho fatto pace con mio padre, mi è servito a vincere»
Verissimo, Marcell Jacobs rivela: «Ho fatto pace con mio padre, mi è servito a vincere»
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Domenica 19 Settembre 2021, 20:35

Quando si diventa l'uomo più veloce del mondo, la vita cambia. Cambia tutto e Marcell Jacobs lo sa bene. Tutto cambia e, in questo caso, per vincere la medaglia d'oro olimpica serve anche ricucire il rapporto con il padre. Merito della mental coach che si è accorta che quando correva c'era un muro mentale che lo bloccava.

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«La mia vita dal 1 agosto è cambiata per sempre. All'inizio non avevo realizzato bene quello che era successo, a livello personale è cambiato tutto, e ho realizzato l'impresa quando ho abbracciato mio figlio tornando a casa da Tokyo».

Queste le prime parole di Marcell Jacobs a Verissimo, primo (anche in questo) ospite della versione domenicale del salotto di Silvia Toffanin.

«La semifinale del giorno prima della finale dei 100 metri è stata la parte più difficile - ha commentato i giorni prima della gloria -. Correvamo con i più forti del mondo, ma non c'era un favorito, quindi sapevo che da lì potevo, se non altro, giocarmela il giorno dopo. Quando sono arrivato al campo il 1 agosto, rispetto al giorno prima, c'era davvero una tensione incredibile. Però devo dire che me la sono goduta, quando sono entrato nello stadio, tutti i sacrifici che ho fatto per arrivare a quel momento, ho pensato solo di doverci provare e di divertirmi. Quando ho guardato la pista però me lo sono sentita la vittoria, ho pensato 'adesso vinco', e così è stato. Ero contento di essere lì, l'unico posto in cui desideravo essere sin da bambino, e penso che si sia percepito anche a casa, si vedeva che ero sorridente, mentre i miei avversari erano molto tesi».

Ai colleghi della stampa estera che hanno messo in dubbio la sua performance invece risponderebbe così: «Più che altro è stato ridicolo trovare un atleta della loro staffetta positivo al doping. Può dispiacere accusare qualcun altro e poi ritrovarti il problema in casa.

Quando fai certe cose e poi tornano indietro…».

Per i compagni di staffetta solo pensieri positivi: «Non avevo ancora realizzato la mia vittoria quando poi siamo scesi in campo per la staffetta. Ci siamo detti non facciamo nessuna entrata effetto, entriamo e vinciamo l'oro. Rivalità con Tortu? Solo sportiva, altrimenti non ci sarebbero stimoli a spingere sempre di più. Filippo è sempre stato il numero uno della velocità in Italia, e per me è sempre stato uno stimolo, perché perdevo e tornavo in campo più arrabbiato di prima, perché volevo fare meglio, anche lui l'ha sempre detto è una rivalità che ci sprona a dare sempre di più. Una rivalità sportiva, nulla di più».

L'abbraccio con il collega di medaglia olimpica, il saltatore Gianmarco Tamberi, Jacobs lo commenta così: «Un conforto per tutta la strada che abbiamo fatto insieme. Se non avessi avuto l'infortunio probabilmente avrebbe già vinto una medaglia nell'Olimpiade precedente. Abbiamo sempre dato il massimo entrambi, e ce l'abbiamo fatta, siamo sul tetto del mondo nonostante le delusioni».

Rapporto speciale con la mamma: «Ha sempre cercato di darmi tutto quello che poteva, delle volte rimaneva a casa a lavorare mi mandava al mare con i nonni per non farmi mancare niente non ho mai avuto il ricordo di mio padre. Ho perdonato mio padre ora, grazie anche alla mental coach. Sui social con Facebook mi ha un po' cercato negli anni, ma io avevo chiuso la porta, che non ho mai riaperto. La mia mental coach però ho notato che c'era qualcosa che mi bloccava quando correvo, dovevo far pace con me stesso e anche con questo lato della mia famiglia. Egoisticamente l'ho ricercato, e così dal nulla gli ho riscritto per sapere come stava, l'ho fatto per me, poi pian piano abbiamo iniziato a parlare e abbiamo ricostruito il nostro rapporto. Nella mia mente non c'è più quel muro che c'era prima. Giusto dare una nuova possibilità a chi ti ha messo al mondo». 

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