Renzo Arbore torna in tv con “Striminzitic Show”, e strizza l'occhio al web: «Porto il mio archivio in Tv, ma non rifaccio Quelli della notte»

Renzo Arbore torna in tv con Striminzitic Show , e strizza l'occhio al web: «Porto il mio archivio in Tv, ma non rifaccio Quelli della notte»
Renzo Arbore torna in tv con “Striminzitic Show”, e strizza l'occhio al web: «Porto il mio archivio in Tv, ma non rifaccio Quelli della notte»
di Totò Rizzo
5 Minuti di Lettura
Domenica 7 Giugno 2020, 00:03
Il sottotitolo è chiaro, anzi chiarissimo: Non è Quelli della notte”. Perché anche uno come Renzo Arbore – inventore di 3 format radiofonici e 18 televisivi – si può stancare di sentirsi associato solo ai «grandi successi». E così Striminzitic Show che parte lunedì 8 giugno in prima serata su Rai2 e si snoderà dal 9 per altre 20stessa rete ma in seconda serata, dal lunedì al venerdì – sarà sì un «fior da fiore» arboriano ma con molte chicche, qualche sorpresa e inediti qua e là.



Anticipiamone almeno uno, Arbore.
«Ho riscoperto una versione di Smorza ’e lights cantata alla Reggia di Caserta con Moana Pozzi di cui anch’io avevo perso memoria. Tutta da rivedere».

«Striminzitic» perché – par di capire – è un programma “due camere e cucina”.
«Da casa mia, per l’esattezza. Con il fidato Ugo Porcelli, mio coautore da sempre, e l’altrettanto fidato Gegè Telesforo, una delle mie scoperte più belle».

In oltre mezzo secolo di radio e tv, di archivio ne avrà avuto a iosa…
«Sì, ma non saranno soltanto i miei programmi Rai o i 1500 concerti dell’Orchestra Italiana con cui sono stato dall’Australia al Giappone. Ci saranno pure delle cose nuove, roba che ho scoperto sul web – io sono un accanito “navigatore” notturno della rete e lo sono stato anche durante questo tristissimo periodo di quarantena – che vorrei fare conoscere soprattutto ai miei coetanei (per Renzo saranno 83 anni il 24 giugno, ndr) che spesso sono diffidenti nei confronti di internet che invece può essere usato come una bella enciclopedia».



Il web nuova frontiera arboriana…
«In questi mesi di isolamento forzato, ho cercato di portare qualche sorriso su YouTube con il mio canale, www.renzoarborechannel.tv, faceva circa 100mila contatti al giorno che salivano anche a 700mila con la diffusione sui social. Ho inventato un programma che si intitola Cinquanta sorrisi da Napoli, con skecth, canzoni, parodie, da Totò a Troisi, da Carosone a De Crescenzo».

Stessa “mission” anche per il ritorno sul piccolo schermo?
«Sì, assolutamente, cacciare via per qualche ora i pensieri negativi che ci hanno assalito in questi ultimi tempi. Anche la tv ha potuto far poco. Qualcuno è rimasto a tenere compagnia. Mara, ad esempio, ogni domenica è stata bravissima».

Creatore del talk show, divulgatore musicale, re del cazzeggio: c’è qualche altro ruolo che avrebbe voluto ricoprire?
«Mi è sempre piaciuto inventare, molto meno fare l’amministratore».

Eppure una volta Gianni Ravera voleva farle metter su Sanremo.
«Declinai l’offerta. Gli dissi: se vuoi, vengo a cantare in gara. E gli portai Il clarinetto. Arrivai secondo. Pure questa, ho fatto».

Ed è anche stato direttore artistico di Rai International.
«Purtroppo con la peggior dirigenza che la Rai abbia mai avuto, messa lì dalla politica. Con Roberto Morrione cercammo di esportare all’estero il “prodotto Italia”, di far decollare Rai Italia. Ma durò poco, troppi bastoni tra le ruote».

Cosa guarda oggi in tv Renzo Arbore?
«Quelli della mia generazione sono cresciuti con la tv dei Falqui, dei Trapani, dei Siena che dava punti alle tv di tutto il mondo per l’intrattenimento. Altrimenti, a decenni di distanza e al di là della nostalgia, non si spiegherebbe il successo di amarcord come Techetecheté. Oggi ogni sera c’è il menù internazionale di Netflix, Sky, Amazon e altri. Sono tutti format o serie».

È arrivata in libreria una sua biografia artistica, «Renzo Arbore e la rivoluzione gentile» firmata da Vassily Sortino.
«Sono contento che sia stata pubblicata mentre sono ancora vivo. Battute a parte, ci voleva. Mette un po’ d’ordine tra le cose che ho fatto che sono davvero tante. Di solito la gente generalizza: Arbore, ah sì, Quelli della notte e Indietro tutta. E invece Arbore è tante altre cose».

Da Frassica a Bracardi, dalla Laurito a Marenco, da Luotto a De Crescenzo: lei, insieme a Pippo Baudo, è stato negli ultimi cinquant’anni il più grande scopritore di talenti dello spettacolo televisivo.
«Sì, tanti, è vero. Tra tutti, forse Maurizio Ferrini avrebbe meritato di più: ha grandi qualità, è intelligente, colto. Ma le strade, nell’arte, non sempre sono scorrevoli. Comunque, scoprire volti nuovi è una cosa che ancora oggi mi piace fare. In Striminzitic vedrete per esempio Stefano De Santis, scovato per l’appunto on line, che è formidabile specie quando imita il premier Conte».

Superato il momentaccio Covid, come vede l’ottantatreenne Arbore questa Italia?
«Sono stato chierichetto e Figlio della Lupa, repubblicano e testimone del boom economico, della contestazione giovanile, degli anni di piombo, del riflusso, del passaggio al nuovo secolo e sa che le dico? Ce la faremo, anche stavolta. Basterà mettere da parte quest’animosità che ci corrode, invelenita ancora di più da una politica che tra breve avrà fatto il suo tempo. Mi è molto piaciuto l’appello alla concordia fatto dal presidente Mattarella. Siamo davvero il Paese più bello del mondo, glielo dice uno che il mondo lo ha girato tutto, cioè io».

Tiri fuori i nuovi progetti artistici dal cassetto…
«Ma nemmeno sotto tortura! Va bene, apro il cassetto piano piano... Mi piacerebbe fare un programma su Carosone nel centenario della nascita, uno sulla mia Puglia e riprendere, dopo il festival, il vecchio Caso Sanremo che feci con Banfi e Mirabella tanti anni fa».

E nel cassetto dei bilanci privati che c’è?
«Non ho rimpianti, forse una famiglia mia. E sicuramente Mariangela».

Qual è il segreto per conservare lo spirito di un eterno ragazzo?
«Si chiama passione. Sa quando dei giovani diciamo “ha la passione per la musica, ha la passione per la medicina, ha la passione per il calcio…”? Ecco, nessun segreto. Coltivare una passione è il miglior certificato di esistenza in vita».
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