Renato Pozzetto «80 anni ancora sotto l'umbrela». Con Cochi i duetti ancora cult oggi

Un Pozzetto di risate: «80 anni ancora sotto l'umbrela». Con Cochi i duetti ancora cult oggi
Un Pozzetto di risate: «80 anni ancora sotto l'umbrela». Con Cochi i duetti ancora cult oggi
di Stefania Cigarini
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Lunedì 13 Luglio 2020, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 22:12
Perché la vita l’è bella, e domani sarà davvero un giorno di festa per Renato Pozzetto - 80 anni tondi - milanese doc, anche se nato a Laveno (Varese) e arrivato nella capitale meneghina nel dopoguerra. Soprattutto simbolo - insieme a Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Lino Toffolo, Nanni Svampa, Bruno Lauzi e all’amico fraterno Aurelio Ponzoni (il Cochi del duo Cochi e Renato) - della scuola milanese di teatro-canzone dell’assurdo, del surreale. Dai Tacchi, Dadi e Datteri a Come porti i capelli bella bionda e La gallina (non è un animale intelligente) cavalli di battaglia in locali underground come il Cab 64 e il Derby. 

Pozzetto è stato il più eclettico dei suoi sodali di scena e di canzoni (sette album tra i quali, l’iconico Il poeta e il contadino) percorrendo, in oltre cinquant’anni di carriera, le traiettorie della televisione, che l’ha reso famoso, in duo con Cochi, e del cinema, tanto cinema da regista, sceneggiatore, doppiatore e soprattutto da attore.

Interpretando ruoli che l’hanno fatto amare dal grande pubblico come l’Artemio de Il ragazzo di campagna (Carbonara al Ticino, set del film, gli ha assegnato la cittadinanza onoraria) film cult di Castellano e Pipolo (1984). È passato agevolmente da titoli alti - Telefoni Bianchi con Dino Risi, 1976 - a film di cassetta come Le comiche di Neri Parenti del 1990. Ha lavorato con le donne più belle - per dirne due, Dalila Di Lazzaro in Oh! Serafina (1976), Gloria Guida in Fico d’India (1980) - ed ha avuto un solo amore, la moglie Brunella Gubler, scomparsa nel 2009. È stato anche pilota di rally con Riccardo Patrese. Insieme a Cochi si è fatto rivedere in tv a Zelig (2010) e in scena con spettacolo Fin che c’è la salute.

A Sanremo 2019 ha cantato E la vita con Lo Stato Sociale. A chi gli chiede un bilancio, risponde: «Impossibile eguagliare le belle cose che si facevano tra il 1960 e il 1990, poi tutto è diventato difficile. Ed è un peccato, non per me che ho l’umbrela, ma più per voi che ridete poco e vi divertite male».
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