Piero Chiambretti: «Il coronavirus mi ha cambiato. Non so se tornerò in tv». Poi corregge il tiro: «Torno e raddoppio

Piero Chiambretti: «Il coronavirus mi ha cambiato. Non so se tornerò in tv». Poi corregge il tiro: «Torno e raddoppio
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Giovedì 2 Luglio 2020, 12:05 - Ultimo aggiornamento: 20:56
«Non so se tornerò in tv, e non ho ancora definito con Mediaset i programmi per la prossima stagione. Vorrei che l'anno nuovo portasse vita nuova. Mi piacerebbe fare qualcosa che non ho mai fatto prima, di diverso», ad esempio? «un programma in prima serata in cui i bambini si sostituiscono agli adulti. Si dice sempre che loro saranno i grandi di domani, ma molte volte sono già i grandi di oggi. Questa di massima sarebbe l'idea. Poi si sa, la televisione è peggio del calcio: tutti i giorni si cambia idea».

Queste parole hanno scatenato un circuito mediatico su un suo abbandono del piccolo schermo che però poi è stato smentito dallo stesso Chiambretti nel più puro stile del presentatore lanciato da Andrea Barbato su Rai Tre. Lo stesso conduttore ha infatti voluto precisare con un post il contenuto della sua intervista al quotidiano torinese: "Il titolo della Stampa di oggi è inappropriato. Non lascio la tv anzi raddoppio mi tengo anche il frigo”, ha concluso e con la consueta ironia.

Piero Chiambretti, in un'intervista a La Stampa, esprime il dolore per quello che è accaduto alla sua vita e al Paese con la pandemia del coronavirus che ha cambiato l'Italia ma anche il suo orizzonte personale. Dal 15 marzo 2020, giorno del suo ricovero d'urgenza in ospedale insieme alla mamma Felicita, entrambi colpiti dal coronavirus, la vita di Chiambretti è cambiata. Lui ne è uscito, lei no. E oggi, dopo più di tre mesi, torna all'ospedale Mauriziano di Torino, per partecipare a una celebrazione laica dedicata alle vittime del Covid-19. Un modo per ricordare chi non c'è più e riabbracciare medici e infermieri. «Sono stati loro a contattarmi, gli angeli del pronto soccorso - spiega Chiambretti - non avrei potuto e voluto mancare.
Quelle donne e quegli uomini sono la dimostrazione vivente di quanto sia assurdo tutto ciò che si racconta in giro sulla sanità pubblica». Ma su quei giorni terribili il conduttore preferisce non tornare: «Non amo rendere pubblico quello che è privato. Dietro quelle due settimane in ospedale ci sono la malattia, la morte di mia madre, il senso della vita che è cambiato, il ripensamento delle mie scelte professionali. È stata un'esperienza troppo personale, troppo dolorosa per farla diventare un fenomeno da baraccone». E, infatti, alla Mondadori che gli ha chiesto di scriverci su un libro, ha detto: «Voi siete pazzi». 


Sui due mesi di quarantena forzata che ha vissuto il nostro Paese Chiambretti che posizione prende? Prima la salute o prima l'economia? «Beh, io sono di parte, visto quello che mi è successo. Per me le misure adottate erano sacrosante, anzi, le avrei persino prorogate. Forse c'è stata un pò di confusione nella comunicazione fra il governo, la Protezione civile e i cittadini, ma è un problema che in parte giustifico. Una situazione come quella che si è creata era talmente inedita che ha reso impreparati persino i professionisti». E la ripartenza? Lenta, ma era prevedibile. L'importante è andare avanti, anche di poco. Certo, la strada sarà molto dura, le previsioni per l'autunno parlano di nove milioni di disoccupati. Sono cifre da dopoguerra. Ma io voglio pensare positivo, il pessimismo cosmico non ha mai aiutato nessuno«.
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